Roma: il Quartetto Eos e Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce

classica

Serata inusuale all'insegna della favola, sostenuta dall'inventivo allestimento di Michal Znaniecki

Applausi del pubblico di Modena per il "Peter Grimes" con regia di Cesare Lievi - impianto scenico di Csaba Antal - e la direzione dinamica di Alistar Dawes. Nel complesso buon impegno da parte di tutti gli artisti impegnati.

Il nuovo allestimento della Staatsoper porta in primo piano uno dei maggiori talenti canori della nuova generazione, la mezzosoprano Elina Garanca. Un altro giovane talento, il direttore svizzero Philippe Jordan, non raggiunge con la poco motivata orchestra gli esiti e gli effetti che forse avrebbe voluto ottenere.

Caldo successo per una rilettura goldoniana del cantante-regista-attore davide Livermore, con cantanti e virtuosi a impersonare i loro alter ego.

L'opera più luminosa e nobile di Wagner ha trovato in Neuhold un fine concertatore, tant'è che l'esecuzione orchestrale triestina di ieri sera ci è parsa più che notevole e fin dalle prime battute si è compreso che ben poco dell'argenteo colore dell'opera sarebbe andato perduto.

Le donne sono in nero, gli uomini in camicia bianca e pantalone antracite, uno solo porta un berretto da baseball: è Steve Reich. Il compositore statunitense, con il suo Ensemble e le Synergy Vocals, è spiaggiato all'Auditorium di Roma nel ciclo "It's wonderful" di Santa Cecilia, per un concerto assurto a sua consacrazione di fronte un pubblico osannante, nella stessa sala dove il giorno prima si era esibito Maurizio Pollini, con lo stesso esito ma di fronte a un maggior numero di spettatori.

Versione coreografica dell'opera di Purcell 'ricostruita' da Attilio Cremonesi. Ottime le coreografie di Sasha Waltz, meno convincente la prova dei cantanti.

La prima volta di Gergiev all'Opéra in un Otello niente affatto scontato, malgrado la regia sia ripresa da una vecchia produzione firmata Andrei Serban.

Dopo un inizio prevedibile, manierato e fiacco, un secondo atto splendido, con palcoscenico e orchestra illluminate da un "fuoco nero".

Un omaggio a Friedrich Gulda e un segno di continuità in nome di una musica sempre vicina all'anima. Una Argerich che, con Schumann e Prokof'ev, trasforma l'acquisito in inatteso.

All'Opéra Garnier l'opera di Monteverdi nell'allestimento grottesco, caricaturale, coloratissimo di David Alden. Anna Caterina Antonacci perfetta incarnazione di Poppea.

Frutto tardivo e miracoloso di una tradizione declinante come quella dell'opera comica, l'Elisir d'amore è un'opera tanto entusiasmante quanto rischiosa, sia per i cantanti che per i registi; basta poco per sciuparne il delicato equilibrio di comicità e malinconia. Su questo sottile crinale si è mosso in modo assai convincente lo spettacolo visto ieri al San Carlo

Torna finalmente Wagner al Gran théâtre di Ginevra; Un Tristano e Isotta d'eccezione con un cast molto wagneriano e l'Orchestra della Svizzera romanda diretta da un Amin Jordan estremamente sensibile e maturo.

digitare o copiare qui il testo in breve della recensione

Al Liceu di Barcellona delude la regia di Lehnhoff, ottimi Domingo e la Urmana

Una esecuzione atroce, sconvolgente, in forma di concerto dell'opera di Berg, con il giovane direttore inglese a capo di una gigantesca Mahler Chamber Orchestra

Tannhäuser alla Scala lascia parecchie perplessità per la regia e non troppa soddisfazione per le voci

La Messa Solenne "per il principe Esterhazy" ossia la riscoperta di un capolavoro. Per il suo ritorno in una città che non lo ha mai dimenticato, Riccardo Muti rende omaggio ad un grande compositore fiorentino di nascita, parigino d'adozione, europeo nel pensiero musicale: Luigi Cherubini.

Polemiche al limite dello scandalo a Parigi per Il Flauto magico senza recitativi con gli attori della Fura dels Baus e giochi di luce al computer. Buona la direzione musicale di Marc Minkovski con un ottimo cast di cantanti.

Difficile per i cantanti lirici cavasela nell'opera di Brecht e Weill, ma nel complesso ci sono riusciti, che più chi meno.

Con coerenza quest'allestimento rilegge La Gioconda, liberandola da oleografia e grand-guignol, e dimostra che Ponchielli era perfettamente al passo coi tempi.

Con uno splendido cast diretto con mano sciolta da Gianandrea Noseda, debutta a Torino l'attesissimo Don Giovanni firmato, alla regia, da Michele Placido. Ed è, soprattutto, una gran festa di musica, poco assecondata da una regia fuori fuoco.

Nel Paese dei Mostri Selvaggi: seduce al Piccolo Teatro del Comunale di Firenze la bella operina di Oliver Knussen ispirata ad un celebre testo della letteratura infantile anglosassone, con la regia di Amy Luckenbach, la cui realizzazione ha impegnato le giovani forze della Syracuse University e di MaggioFormazione.

digitare o copiare qui il testo in breve della recensione

Buona messa in scena, essenziale ma efficace, dell'opera di Janácek alla Staatsoper di Berlino.

L'Orfeo del Giardino Armonico con la regia di Philippe Arlaud per la nuova produzione del Grand Théâtre di Ginevra, ha contribuito all'unione di due mondi: quello degli strumenti d'epoca diretti con grande professionalità da Antonini con quello di ambientazione USA anni '60 del regista francese. Risultato: nuovi e vivi spunti di riflessione.

Prima rappresentazione italiana dell'opera d'esordio di Richard Strauss: un ascolto interessante e allo stesso tempo deludente, perchè sembra scritta da un timido studente più che da un giovane genio

Per inaugurare la nuova stagione, la Neue Oper di Vienna ha scelto una combinazione insolita: Die 7 Todessünden di Kurt Weill e Katzelmacher, l'opera di Kurt Schwertsik tratta dal film ononimo di Fassbinder. Buoni gli esiti anche se la serata si è rivelata troppo lunga e a tratti noiosa.

Allestimemto riuscito con un efficace ed intelligente impianto registico e scenografico di Pier Luigi Pizzi. Buona anche la resa musicale del cast vocale e della conduzione attenta di Armiliato.
Successo di pubblico

Una lettura psicanalitica dell'opera non compresa fino in fondo dal pubblico