Urla dal nostro manicomio

"Urlo", lo straziante affresco di Pippo Delbono apre il festival delle colline, con un'ospite d'eccezione in scena, a cantare: Giovanna Marini

Recensione
classica
Festival delle colline torinesi - 10° edizione Moncalieri
Pippo Delbono
28 Maggio 2005
Il Festival delle Colline, diretto da Sergio Ariotti, da dieci anni in primavera documenta lo stato dell'arte delle nuova scena teatrale italiana. Nel programma di questa edizione, che prosegue sino al 30 giugno (www.festivaldellecolline.it), molte musicalità, annidate nei linguaggi parlati in dialetti, in lingue, in gesti. Pippo Delbono, capocomico Mangiafoco di una ormai gigantesca compagnia di una quarantina di attori-personaggi, ha inaugurato il festival il 28 e 29 maggio con il suo pluri e mega prodotto "Urlo", nel nuovo e magnifico spazio ex industriale delle Limone Fonderie Teatrali, realizzato dalla Città di Moncalieri e dal Teatro Stabile di Torino recuperando in poesia di scorci una archeologia industriale "heavy". Il ligure Delbono ha già portato al Festival di Avignone lo scorso anno questa nuova antologia di scenette, choc, lacerti di teatro di parola eccelso (Umberto Orsini, vero, lì!), effetti circensi, felliniani e pasoliniani. "Urlo" urla dolore, naturalmente. Urla urlate, urla cantate, urla del linguaggio storpiato dei suoi teneri freak, dei suoi attori down, o sordomuti, o ex manicomiati; spilungoni magri e travestiti, donne cannone, belle ragazze isteriche che si sgozzano col rossetto. "Urlo" a un certo punto, naturalmente diventa "Howl", l'Allen Ginsberg cantore dei corpi sessuali e delle menti impazzite di droga in fuga dalla pazzia del mondo ("Ho visto le migliori menti della mia generazione..."), l'Allen Ginsberg del grandioso straziante canto funebre per la mamma morta in manicomio tra calze smagliate e feci e vomito ("Kaddish"), e poi Shakespeare, che di elisabettiane urla se ne intendeva. Una colonna sonora naturalmente urlata e martellante, naturalmente con arie e duetti di melodramma, e sanguinolente processioni di Passioni meridionali, di bande mariane, e a un certo punto in prima fila Giovanna Marini in gramaglie, e velo in testa. E tre volte da sola, con la sua chitarra e la sua voce matrilineare, a firmare lo strazio popolare della gente senza nome che ha raccontato i vari strazi che capitano in giro nel circo della vita di ogni giorno, della galera del Potere, da cui non s'esce che volando dalla gola sul fiato di una disperata liberazione.

Note: Emilia Romagna Teatro Fondazione, Maison de la Culture de Bourges, Festival d'Avignon, Teatro di Roma, Le Volcan - Scène Nationale du Havre, Thèâtre de la Cité - Thèâtre National de Toulouse Midi-Pyrénées, Scène Nationale de Sète, Spielzeiteuropa Berliner Festspiele, in collaborazione con Fondazione Orestiadi di Gibellina

Interpreti: Compagnia Pippo Delbono: Fadel Abid, Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Raffaella Banchelli, Bobò, Viola Brusco, Enkeleda Cekani, Margherita Clemente, Piero Corso, Pippo Delbono, Lucia Della Ferrera, Ilaria Distante, Claudio Gasparotto, Gustavo Giacosa, Simone Goggiano, Elena Guerrini, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Mr. Puma, Pepe Robledo, Marzia Valpiola con la partecipazione di Umberto Orsini voce Giovanna Marini

Regia: ideazione e regia Pippo Delbono

Scene: Philippe Marioge; luci Manuel Bernard

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