Cartaginesi in divisa giallo canarino e scenari da videogame: qualche contestazione per la regia di Graham Vick per "Les Troyens" di Hector Berlioz che hanno aperto il 65.mo Maggio Musicale Fiorentino. Prima tirata per le lunghe: dalle 15,30 a mezzanotte per quattro ore di musica. Ma l'ispirata direzione di Zubin Mehta e una grandissima Didone, Violeta Urmana, trascinano comunque al successo il capolavoro di Berlioz.

Ennesima riproposta di un piccolo gioiello d'inventiva teatrale

Gianluigi Gelmetti dirige con grande successo la prima volta della Rondine a Londra.

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Come una regia sconsiderata possa uccidere un'ottima esecuzione musicale

In occasione del centenario della prima esecuzione, Adriana Lecouvreur torna all'Opera nel vecchio allestimento di Mauro Bolognini e ancora una volta seduce il pubblico col suo fascino spttile ma infallibile

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L'argomento del Don Pasquale e la sua ambientazione hanno favorito un accostamento con il primo cinema sonoro degli anni '30 del 1900, occasione per svecchiare la messinscena. Ottima la prova di Enzo Capuano (Don Pasquale) e del direttore e concertatore Corrado Rovaris. Pallida l'orchestra.

Torna in scena Wagner all'Opera di Tolosa. Questa volta è il turno dei "Maestri cantori" dove essenzialmente brilla l'orchestra guidata da Pinchas Steinberg. Intelligente, senza prendere rischi, la regia di Nicolas Joel.

Piacevole messa in scena a Lugo delle due operine di Milhaud e Chabrier. Buona prova dell'orchestra del Comunale di Bologna, scene, costumi e regia efficaci e misurati. Voci adeguate. Calorosa risposta del pubblico, anche in occasione della "seconda" di domenica 14.

Al Megaron di Atene la commedia lirica di Theodorakis acquista toni drammatici

Carlo Boccadoro e l'Ensemble Sentieri Selvaggi presentano "Nella colonia penale", opera da camera di Phil Glass, tratta nel 2000 dal racconto di Kafka

Nel complesso un buon allestimento: regia interessante anche se con una scenografia molto 'carica', ricca di colori, coerente nel complesso. Buona la compagnia di canto e la direzione di Yoram David.

In un San Carlo con l'incubo del commissariamento, dopo la Turandot firmata David Hockney, Tancredi con le icone di Mimmo Paladino, è venuto il turno di Capriccio di Strauss messo in scena da Arnaldo Pomodoro

Il ritorno di Eaglen all'English National Opera è segnato da una incisiva produzione del lavoro che per la sua potenza drammatica aveva affascinato Wagner e Berlioz.

Spettacolo tutto sommato riuscito. L'orchestra inizialmente disorientata ha poi restituito una prova più che buona. Eccellente l'interpretazione della Thedossiou, buona quella di Bruson, mediocre Otello. Troppi intervalli.

Il matrimonio segreto di Cimarosa rivela tutto il suo fascino nella lettura di Pierre Audi e Christophe Rousset, e conquista ancora una volta il pubblico parigino

Successo più che buono, ma anche qualche perplessità di critica, per "Il Processo" di Alberto Colla, in prima ieri al Valli di Reggio Emilia dopo la vittoria nel Concorso del Comitato per le Celebrazioni Verdiane: Colla, giovane compositore di Alessandria, ha confermato le straordinaria capacità di autore sinfonico, costruendo una partitura densa e articolata nello strumentale (capace di reggere da solo l'articolazione drammaturgica), ma non di pari livello quanto ad articolazione della vocalità e del suo rapporto con il testo.

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Parsifal a Salisburgo divide e fa discutere, ottima prova di Claudio Abbado, sonore contestazioni al regista Peter Stein

La clochette di Duni e Il Campanello di Donizetti hanno chiuso la stagione lirica invernale del Regio di Parma. Alla prova del palcoscenico la prima ha rivelato tutti i limiti di uno stile musicale senza particolare mordente, ricalcando gli stilemi tipici di certa tradizione "comica" del Settecento. Infelice la scelta di tradurre in italiano i dialoghi parlati: si voleva facilitare la comprensione ma i cantanti impegnati cantavano non benissimo in francese (specie Giannino) e recitavano peggio in italiano (D'aragnès e Beltran Gil). Più piacevole il Campanello di Donizetti con Trimarchi e Romero che hanno risollevato un poco il livello. Di sfondo (nel vero senso della parola) la regia, le scene e i costumi. Direzione musicale all'insegna di una quasi scientifica sfasatura ritmica tra palcoscenico e buca.

Una regia ricca di idee e soprattutto molto teatrale, nonostante qualche teraggine di troppo e una bella direzione per dei Contes d'Hoffmann che hanno pienamente convinto il pubblico romano

Dopo le versioni francese (rappresentata anche in Italia, a Milano, per 4 sere), inglese e spagnola e prima di quelle russa e olandese, debutta la versione italiana di Notre Dame de Paris

La bohème di Modena è stata accolta da un Comunale gremito con applausi e qualche dissenso per regia e direzione musicale. Interessante l'impostazione scenica, semplice e funzionale, rievocava un luogo immaginario ma dai riferimenti concreti. Bene la compagine vocale, giovane e spigliata sulla scena. Direzione musicale discutibile.

La rara versione originale inglese di Oberon, ultima opera di Weber e capolavoro del romanticismo musicale tedesco, realizzata in versione semiscenica allo Chatelet di Parigi da Sir John Eliot Gardiner in veste di direttore e regista. Non convince l'idea di affidare i dialoghi parlati a un recitante che narra e commenta l'azione con interpolazioni ad essa estranee, più da bravo presentatore che da catalizzatore di una drammaturgia peraltro divagante e onirica, così come appaiono defilate le scelte musicali di Gardiner, con un suono piuttosto rozzo dell'orchestra, e apprezzabili soprattutto per omogeneità le prestazioni dei cantanti. L'importante riproposta non perde tuttavia il suo incanto e fa breccia nell'attenzione del pubblico.