Rivive a Salisburgo la Città morta di Korngold

Convincente riproposta nella cornice mondana di Salisburgo del capolavoro dimenticato di Korngold, in un'edizione con molti pregi (visivi) e qualche difetto (musicale).

Recensione
classica
Salzburger Festspiele Salisburgo
Erich Wolfgang Korngold
15 Agosto 2004
Il foltissimo pubblico che a Salisburgo ha accolto con vero entusiasmo il ritorno di un'opera preziosa, rara e difficile come La città morta (Die tote Stadt) di Erich Wolfgang Korngold, dimostra che forse la formula imposta dal direttore artistico Peter Ruzicka – presentare coraggiosamente proprio nella capitale musicale della mondanità le opere dei compositori più importanti del secolo scorso costretti all'esilio e presto dimenticati – ha una sua validità anche sotto il profilo dell'accoglienza generale. Che criticamente si tratti di una giusta rivendicazione non vi è dubbio: senza raggiungere, pur gravitando là attorno, le vette di Strauss e di Puccini, l'opera di Korngold, del 1920, è un prodotto di squisito artigianato, melodicamente turgida e armonicamente screziata, che dà lustro alla storia della musica teatrale del Novecento e che si lascia ascoltare con passione e interesse. In altri termini, piace e fa pensare, offrendo un importante contributo alla conoscenza del nostro recente passato musicale. Tanto più che lo spettacolo di Willy Decker creato per Salisburgo si mette umilmente al servizio della comprensione scenica cogliendo nel segno per pertinenza e intelligenza, senza rinunciare a una propria elegante cifra stilistica. Die tote Stadt è propriamente la storia di un cupo sogno macabro che dei sogni ha la consistenza e la progressione, e che dunque si apre a numerosi squarci tra fantasia e realtà. La musica li segue con fervida tensione, inanellando qualche pezzo eccentrico di raffinata fattura che dalla tragedia ci trasporta nella commedia, se non nello spirito nostalgico dell'operetta. Proprio questa delicata trama di passaggi sfumati e di lancinanti memorie sfuggiva però alla direzione rozza e fracassona di Donald Runnicles, capace di far suonare i Wiener Philharmoniker come un'orchestra disordinata e approssimativa. Ed era questo il limite di un'operazione altrimenti riuscita anche per merito di una compagnia di canto complessivamente ottima, in grado di abbinare la necessaria potenza alla flessibilità e alla differenziazione.

Note: Nuova produzione. In coproduzione con la Staatsoper di Vienna, la Nederlandse Opera Amsterdam e il Gran Teatre del Liceu Barcelona

Interpreti: Paul Torsten Kerl; Marietta / Die Erscheinung Mariens Angela Denoke; Frank / Fritz Bo Skovhus; Brigitta Daniela Denschlag; Juliette Simina Ivan; Lucienne Stella Grigorian; Gaston Lukas Gaudernak; Victorin Eberhard Lorenz; Graf Albert Michael Roider

Regia: Willy Decker

Scene: Wolfgang Gussmann

Costumi: Wolfgang Gussmann

Orchestra: Wiener Philharmoniker

Direttore: Donald Runnicles

Coro: Concert Association of the Vienna State Opera Chorus

Maestro Coro: Rupert Huber

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