Il feroce Corradino e la seducente Matilde

La Matilde di Shabran era già stata presentata a Pesaro nel 1996 ma solo ora è venuto in luce il suo vero carattere.

Recensione
classica
Rossini Opera Festival Pesaro
Gioachino Rossini
20 Agosto 2004
La dimenticata Matilde di Shabran era stata riscoperta dal Rof già nel 1996 ma la sua vera rinascita è avvenuta ora. Allora era sembrata non tanto un'opera semiseria quanto un frettoloso e incongruo assemblaggio di pezzi seri, perfino cupi, e di pezzi esageratamente farseschi e caricaturali, ora il serio rivela il suo risvolto ironico e ammicca al comico, mentre le parti apertamente comiche di Isidoro, che canta in napoletano strettissimo, sono pirotecniche e popolaresche ma non sbracate. Lo stesso Juan Diego Florez, che era stato la rivelazione della Matilde del 1996, è trasformato: sfoggia sempre una vocalità sbalorditiva ma il suo Corradino Cuore di Ferro non è più costantemente truce e fa sorridere fin dall'inizio, per diventare irresistibilmente comico quando si scioglie ai primi sintomi dell'amore. Il merito principale di questa trasformazione va attribuito una volta tanto alla figura che generalmente è la vittima preferita delle critiche, il regista: ma è difficile fissare in poche parole la regia di Mario Martone, che si fa istante per istante, in un seguito inarrestabile di ammiccamenti sorridenti, sciorinati con perfetti tempi teatrali, senza scadere neanche per un attimo nella pesantezza e nella volgarità. Grande qualità di questa regia è che sembra nascere sul momento, secondo l'estro dei cantanti, trasformatisi tutti in attori brillantissimi. Irresistibili non solo Florez ma anche Bruno De Simone, che si conferma grande erede della comicità napoletana alla Totò, e Annick Massis, che sembra giunta direttamente da Parigi, fasciata in un abito rosso fiamma di haute couture, per dimostrare che neanche Cuore di Ferro può resistere a una donna che conosce l'arte della seduzione. Bravi Chiara Chialli, Marco Vinco, Carlo Lepore e Hadar Halevy, che nel ruolo accessorio di Edoardo ha ben due cavatine mentre il tenore non ha un solo pezzo solistico, a conferma della struttura stravagante di quest'opera. E la direzione di Riccardo Frizza sprizza verve e ritmo.

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