Lehár incanta Trieste
Un vivace e incalzante Paganini di Franz Lehár ha brillantemente inaugurato il XXXV Festival Internazionale dell'Operetta a Trieste, sotto l'eccellente direzione dell'austriaco Alfred Eschwè.
Recensione
classica
Mancava a Trieste da dieci anni il "Paganini" che ieri sera ha aperto il XXXV Festival Internazionale dell'Operetta nel segno della vivacità delle scene e dei costumi che William Orlandi ha pensato per questo variegato spettacolo con la regia di Gino Landi. Luci e colori hanno tradotto visivamente la magia della musica di un Lehár nel pieno della sua seconda giovinezza creativa, pronto a coniugare il verismo pucciniano e una ricchezza timbrica degna di Richard Strauss con la migliore tradizione dell'operetta viennese.
L'orchestra del Teatro Verdi, in piena forma sotto l'impeccabile direzione dell'austriaco Alfred Eschwè, ha egregiamente sostenuto le voci di Massimiliano Tonsini, un Paganini a proprio agio più nelle parti cantate che in quelle recitate, Giuseppina Piunti, una brillante e agile Principessa Anna Elisa, e Paola Antonucci, una Bella Giretti tenera e passionale nel conquistare i cuori del principe di Lucca e del musicista genovese. Bravi anche gli attori Augusto Fornari (il Marchese Pimpinoni) e Riccardo Peroni (l'impresario Bartucci), capaci di imprimere un ritmo incalzante e di dare la giusta vena comica a quell'impareggiabile combinazione di musica, canto e teatro che è l'operetta.
Lehár riesce, ancora nel 1925 (anno di debutto di "Paganini"), ad essere il poeta di questo disincantato mondo ma la malinconica conclusione della storia d'amore tra il violinista e la principessa forse rivela che il segno lasciato dal primo conflitto mondiale è indelebile. Il pubblico di Trieste continua tuttavia ad adorare - forse a rimpiangere - questa specialità della belle epoque asburgica, e anche ieri ha accolto con ripetuti applausi l'intero cast del primo spettacolo del festival 2004.
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