Terzo e ultimo pannello del Trittico scomposto all’Opera di Roma, con la direzione di Mariotti e la regia di Bieto

classica

Terza tappa di un percorso faustiano – dopo Gounod e Berlioz – con "Szenen aus Goethes Faust" Hugo De Ana ha così completato la sua personale trilogia tematica, rivestendo con il suo simbolismo tecnologico la musica di Schumann. Renzetti ha guidato un'orchestra che è riuscita a rispettare l'impegnativo affresco schumanniano, nonostante qualche smagliatura. Bene Werba, Pertusi, Rancatore e Surguladze. Calorosi gli applausi del pubblico.

Pesante rielaborazione della partitura francese in funzione di una drammaturgia che si pone come una moderna riflessione sulla morte e l'oltretomba (un luogo dove le anime sono ibernate e non hanno più coscienza di sé). Spettacolo che non lascia indifferenti ma divide il pubblico, così come la prestazione insolita di Roberto Alagna, sentito quasi uno spreco d'energie nate per altro repertorio.

Chi dal debutto di Prêtre sul podio del Concerto di Capodanno dei Wiener Philharmoniker si aspettava una lettura "francese" dei celebri walzer di Strauß, Lanner e co., sarà rimasto forse deluso. L'interpretazione, invece, completamente immersa nel mondo viennese, con il tipico tre quarti trascinato e un peculiare contrapporsi di ductus marziale e gesto sinuoso, ha convinto per la raffinata ricerca timbrica e scelte di programma con molte rarità.

"Il ritorno di Don Calandrino" è approdato al Municipale di Piacenza. Questo "intermezzo in musica" di Cimarosa appare come un frutto del proprio tempo, per i rimandi al repertorio operistico del Settecento. Rimandi che condiscono un intreccio fondato sul "classico" incrocio di due coppie d'amanti. Muti valorizza le dinamiche della partitura evidenziandole con carattere e sensibilità. Regia carica di colori e saltimbanchi. Successo calorosissimo.

Per uno sciopero dei macchinisti, la produzione del Tannhäuser è stata fino all'ultimo a rischio. La "prima" il 6 dicembre e molte rapppresentazioni seguenti sono state proposte in versione da concerto. Finalmente, la regia di Carsen è stata svelata: costruita sulla duplicità dell'artista. Comunque, resta magica la direzione di Seiji Ozawa che guida un'orchestra in stato di grazia. In un cast di sole stelle trionfa Eva-Maria Westbroek.

Con Giselle si conclude al Regio di Torino la residenza di tre settimane della compagnia di Mosca, che dal 2001 si alterna con il Kirov in lunghe permanenze.Un successo enorme, che mostra quanto il balletto sia amato dal pubblico là dove esistono classe, stile e una tradizione amorosamente coltivata da secoli.Per il pubblico,anche l'occasione di scoprire tante nuove, giovani stelle.

Prima assoluta della Maschera di Punkitititi, opera in tre atti di cui Quirno Conti è librettista (insieme a Marco Ravasini), regista, seconografo e costumista: il suo apporto è quindi determinante ma la musica del giovane Marco Taralli è determinante per inserire la vicenda nelle atmosfere cui il testo allude, in cui si mescolano gusto rétro, nevrosi, angosce, estetismo, suspense.

Il Comunale di Modena ha presentato domenica scorsa la sua nuova opera annuale dedicata ai giovani, coinvolgendo il compositore Lorenzo Ferrero che, assieme all'autore del libretto Giuseppe Di Leva, ha realizzato un'opera da camera in un atto titolata "Le piccole storie", affrontando un tema quanto mai delicato e attuale come la guerra. Misurata e discreta la formula scenica, valorizzata dalla musica efficace di Ferrero.

A Mannheim va in scena la "Traviata" di Achim Freyer nel segno di un'interpretazione fortemente personale e coerente con il proprio universo espressivo. Regia forte ma resa musicale discontinua, con una protagonista non del tutto all'altezza alla complessità del ruolo. Caldo successo con qualche contestazione a Freyer. Caldamente sconsigliato ai puristi verdiani.

L'edizione di Tristan und Isolde dà un segno tangibile del rinnovamento della Scala e ottiene un grande successo di pubblico

"The Sacrifice" è un capolavoro di modernità e contrappunto, un incastro sonoro in cui i Leitmotive vengono proposti, riproposti, elaborati con una forza ritmica incalzante, con dinamiche talvolta violente, con gli strumenti al limite del loro registro, una tensione costante dalla quale si ha la percezione che le cose non stiano andando bene.

Un buon livello vocale, soprattutto delle protagoniste femminili, ha segnato il primo allestimento catanese di La sposa dello Zar, risultato per il resto un po' freddino interpretativamente. Pubblico non numeroso e non più che cordiale negli applausi.

Federico Tiezzi e Giulio Paolini tornano ad incontrarsi al San Carlo nel nome di Wagner, dopo la pregevole Walkiria del 2005. Il Parsifal che porta la loro firma, e che apre la nuova stagione, ancora una volta pone di fronte allo spettatore una realizzazione scenica priva di orpelli e di artifici tradizionali.

All'Accademia di Santa Cecilia primo concerto italiano di Tan Dun come direttore oltre che come compositore. Ha presentato due dei suoi pezzi sinfonici più noti e significativi: Water Concerto e, in prima italiana, Paper Concerto.

All'Accademia di Santa Cecilia primo concerto italiano di Tan Dun come direttore oltre che come compositore. Ha presentato due dei suoi pezzi sinfonici più noti e significativi: Water Concerto e, in prima italiana, Paper Concerto.

Il gruppo rock Marlene Kuntz improvvisa dal vivo la colonna sonora del film muto "Maciste nella gabbia dei leoni" (1926) restaurato dal Museo del Cinema

Vivo successo al Teatro Stanislavskij di Mosca per Un Matrimonio al convento di Prokof'ev

Il Tell a Roma mancava da circa sessant'anni ed allora era stato cantato in italiano e sfigurato dai tagli consueti all'epoca (oltre che da un'esecuzione beatamente ignara di ogni problema di stile). Questa volta, oltre alla lingua originale, si è avuta una versione quasi integrale (d'altronde Rossini stesso fece personalemnte o approvò una serie di tagli) con la sola soppressione delle danze del terzo atto e alcuni tagli minori.

Salutata da uno straordinario successo di pubblico già al suo debutto nel giugno scorso, torna in scena per alcune recite l'opera di Unsuk Chin tratta dal racconto di Lewis Carroll. Un successo che si ripete e che si deve in pari misura alla ricchissima partitura di Chin, al fantasioso e colorato spettacolo di Achim Freyer e alla bravura di una compagnia perfetta. C'è da sperare che l'opera entri stabilmente nel repertorio dei teatri d'opera.

L'opera è andata in scena con due giorni di ritardo per lo sciopero di due sindacati (Snater e Libersind) che aveva bloccato la prima. Agitazione per fortuna rientrata perché perdere questo "Cappello di paglia" sarebbe stato un vero peccato. Un'edizione divertente e spigliata grazie alla verve del direttore Bruno Bartoletti, del regista Damiano Michieletto e di tutti gli interpreti.

Con l'Orlando paladino, Harnoncourt e Warner portano sulla scena una rarità del repertorio operistico. La condotta musicale è nel segno della sensualità e della differenziazione. La regia è congeniale, e trasporta le follie e i mondi immaginari dell'Ariosto in una suggestiva dimensione viennese, ambientando il tutto tra il Prater (Luna park locale) e le teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud. Ottimo il cast vocale.

Dai Winterreise alla Sagra della Primavera, un flusso di energia pura nella levigatissima coreografia del danzatore israeliano

Convince sul piano musicale il Simon Boccanegra che apre la stagione, bella vetrina per il ventottenne direttore Michele Mariotti, coadiuvato da un cast ottimale. Più anonima la regia, con qualche passaggio non ben risolto, ma che ha il merito di assecondare il testo inscenato, invece di violentarlo

Melodramma d'esordio del diciottenne Domenico Scarlatti ancora sotto l'ala protettiva di un grande padre come Alessandro, l'"Ottavia restituita al trono" ritorna all'ascolto grazie ad Antonio Florio e ai suoi "Turchini", più di trecento anni dopo la prima al teatro San Bartolomeo di Napoli del 1703.

Dall'8 al 10 novembre a Torino Club to club, il festival della musica elettronica da ascoltare e da ballare, con i compositori-dj Mika Vainio, Fovea Hex, William Basinski, Jeff Mills...

Con una rincorsa lunga tre anni inizia l'avvicinamento al tricentenario pergolesiano (2010): un'iniziativa promossa dall'Accademia Filarmonica di Bologna con la Fondazione Pergolesi-Spontini di Jesi che ha in animo di coinvolgere, coi rispettivi gruppi orchestrali, i più eminenti direttori italiani interessati all'opera del compositore marchigiano: da Biondi a Florio, da Marcon a Dantone, da Abbado a Muti, toccando le città di Napoli Roma Parigi

Celebrare i 150 anni di un teatro di tradizione con un progetto come "Miracolo a Milano" può apparire azzardato, ma anche temerario. Questo è quanto hanno fatto Daniele Abbado e Giorgio Battistelli, in un progetto articolato in una sorta di viaggio tra teatro Cavallerizza e Valli, tra prosa e teatro musicale. Non mancano – come in ogni vera sperimentazione – tratti problematici, ma nel complesso rimane un progetto denso e veramente contemporaneo.

Un'interessante nuova proposta registica del Don Giovanni, intelligente e non provocatoria. Interessante anche la ricostruzione del piccolo organico strumentale della prima. Il cast, prevelentemente molto giovane, non è impeccabile ma volenterosso, con risultati in qualche caso assai promettenti.

Lo spettacolo d'apertura del Sinopoli Festival 2007 recupera alcune musiche di scena giovanili di Sinopoli, legandole soprattutto al coevo testo pasoliniano, le cui straordinarie lacerazioni oscurano le qualità ancora nascenti della scrittura compositiva. Ottimi gli interpreti, e minima ma efficace l'orditura scenica di Denis Krief.

Quarta edizione del Wozzeck all'Opera: dalla storica prima italiana del 1942 non era mai successo che passassero quasi trentacinque anni tra due riprese di questo capolavoro del ventesimo secolo. E non era mai successo che lo si rappresentasse in un teatro così vuoto, ma il non averlo inserito in abbonamento e non aver fatto un'adeguata promozione rendevano prevedibile questo risultato deprimente.