Roma: il Quartetto Eos e Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce

classica

Prima italiana dell'opera di esordio di Henze, composta nel 1948 ma ampimente rimaneggiata nel 1964: è il doveroso omaggio del cantiere di Montepulciano al suo fondatore ma è soprattutto la scoperta di un lavoro già riuscitissimo, che rivela subito il grande talento teatrale dell'autore, in più con una concisione e una leggerezza che talvolta non si riscontrano nelle sue ultime opere.

Con I Cenci Battistelli si confronta con una delle esperienze più forti, dense e problematiche del teatro novecentesco (Artaud), ricavandone una drammaturgia efficace soprattutto nella coinvolgente seconda parte, quando gli elementi del suo linguaggio compositivo si stringono in un percorso direzionato. Allestimento basato su informazioni nude e dirette, esecuzione qualitativamente molto buona, successo caldo ma pubblico non numeroso.

Alan Curtis ha ricostruito l'Ercole sul Termodonte di Vivaldi, ritrovandone in varie biblioteche tutte le arie, tranne una. E' stato invece necessario musicare ex novo i recitativi e Alessandro Ciccolini se ne è assunto il compito come meglio non si potrebbe. Questa prima esecuzione in tempi moderni non ha permesso però di rendersi pienamente conto delle reali qualità musicali e teatrali dell'opera.

Mark Morris fa sue le musiche di Purcell, rivisitandole in uno spettacolo di scherzosa ironia e grande poesia dinamica.

Corea presenta in prima mondiale il suo secondo Concerto per pianoforte e orchestra, una commissione dell'Anno mozartiano viennese che esegue nella suggestiva cornice dell'Opera di Vienna. Strutturata in sei movimenti intitolati ai rispettivi continenti della terra, la composizione si rivela come un monotono ripetersi di suggestioni tratte dagli stili compositivi del passato insaporite dal tipico stilema jazzistico del pianista americano.

Il concerto elettronico di Scott Gibbons con la Societas Raffaello Sanzio al Festival della Colline di Torino

Torna sulle scene "La tragédie de Carmen" di Peter Brook, in chiave popolare

Alla Scala di Milano - a 43 anni dalla prima ed ultima esecuzione (Maderna sul podio, Wallmann per la regia e le danze, Berganza protagonista...)- è tornata Dido and Aeneas di Henry Purcell. In un allestimento di strepitosa bellezza, con Hogwood sul podio, si è rivelato il talento del coreografo e regista inglese Wayne McGregor. La danza come autonoma ma pertinente rappresentazione di emozioni e bellezza pura.

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Al festival torinese Colonia Sonora la rock band inglese di Brian Molko

Scenografie essenziali, scelte registiche raffinate e di notevole efficacia teatrale, con soluzioni e trovate non invadenti rispetto alle dinamiche drammaturgiche. Buona e salda la direzione di Lu Jia. efficace e dinamica compagnia di canto. Anfiteatro al completo.

Tra i tanti omaggi a Mozart che abitano i cartelloni estivi offerti da questo 2006, quello proposto da Eugenio Barba e dal suo Odin Teatret nell'ambito del Ravenna Festival rappresenta un saluto indiretto e obliquo al salisburghese. La musica di Mozart, come il mito di Don Giovanni, si rivela così materia feconda, anche per uno sguardo gonfio di "disordine" come quello di Barba.

Meritoria operazione del Sassuolo Musica Festival, che ha aperto con un'Arlesiana cantata dagli allievi del Master di canto di Beatrice Bianco. D'Agostini dirigeva l'Orchestra Toscanini e il coro di Piacenza. La regia di Sgarbi ha immerso l'ambientazione nei quadri di Van Gogh. Risultato dignitoso e caldo successo dal pubblico che non esauriva i posti a sedere.

Pierre Boulez regala al pubblico dello Châtelet un concerto indimenticabile. Grazie alla complicità dell'Orchestre de Paris e, ovviamente, Peter Fried e di una splendida Jessye Norman. In programma "Il castello del Principe Barbablù" accopiato con "Daphnis et Chloé" di Ravel.

La splendida lettura di Antonio Pappano non è sufficiente a redimere una deludente nuova produzione di Tosca al Covent Garden

Nixon in China torna finalmente sul palcoscenico londinese, senza aver perso nulla dell'originale impeto e freschezza, e dimostrando di avere le qualità per divenire un classico.

Inaugurata la terza edizione del Rome Chamber Music Festival, nello splendido Oratorio del Gonfalone, acusticamente ideale per quest'incontro di grandi musicisti, che fanno musica insieme unendo una giusta dose di leggerezza e di divertimento all'impegno e alla serietà.

In una produzione del Teatro Stabile di Torino, il melologo che Marco Tutino ha tratto dal "Bel indifférent" di Jean Cocteau viene fatto seguite al dramma in prosa originale, per la regia di Davide Livermore.

Alla Biennale danza veneziana, UnderSkin, lo spettacolo di Jin Xing, l'artista cinese che un tempo era un colonnello dell'esercito ed oggi è danzatrice e coreografa di culto nel suo Paese.L'occasione anche per scoprire un antico strumento, il Gu Qin, che soltanto gli imperatori avevano il privilegio di suonare.

Il giovane controverso regista Calixto Bieito firma per il Festival Mozart de A Coruna un allestimento del "Rake's Progress" di Stravinskij ambientato in un giardino d'infanzia. La sera seguente, una rara esecuzione del "Dissoluto punito" di Ramón Carnicer, su libretto tratto dal "Don Giovanni" di Da Ponte e dall'omologo testo di Bertati messo in musica da Gazzaniga.

Torna in Italia la New York Philhamonic diretta da Lorin Maazel per un ciclo di concerti che da Roma la porterà a Trieste.

Secondo e ultimo allestimento operistico nel cartellone del Festival Verdi 2006, questa nuova produzione del Macbeth verdiano propone una lettura tesa alla perlustrazione della dimensione psicologica del dramma, emersa sia dal dato scenico sia da quello musicale. Messa in scena con qualche appesantimento nell'articolazione ma coerente con interpretazione musicale di Bartoletti. Eccessivamente contestata la Cavani.

La recente attribuzione a Vivaldi dell'aria "Sovvente il sole" improvvisamente fa di questo pastiche il fascino del capolavoro ritrovato.

Ampio successo di pubblico per la Traviata che Oren ha diretto a Trieste, grazie all'ottima prova del soprano Ilva Mula nei panni di Violetta e di Franco Vassallo in quelli di Germont padre. Meno apprezzati Massimo Giordano, un Alfredo più espressivo nelle sonorità contenute che in quelle dove la voce si dispiega nella sua pienezza, e Massimo Ranieri, la cui regia non ha convinto fino in fondo, alla ricerca di un'originalità troppo protesa verso

Un'ambientazione magica e fiabesca caratterizza il "Flauto" mozartiano del regista Achim Freyer. Le scene e i costumi mostrano una fantastica e stilizzata astrazione dei personaggi del Zauberflöte; la messa in scena traduce la psicologia delle figure in un linguaggio formale che trasmette una propria leggerezza e un sottile senso dell'umorismo.

Un'orgogliosa dimostrazione di perfezione e bravura da parte del Coro e dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, galvanizzati dal loro direttore Antonio Pappano.

Nell'ambito della rassegna "Creator - Faenza musica sacra", dopo una giornata di studi dedicata a "Betulia liberata" di Jommelli, l'oratorio a quattro voci, coro e strumenti del compositore napoletano è stato eseguito nella chiesa di S. Agostino dall'Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone. Esecuzione efficace e suggestiva che ha registrato un meritato successo.

Dopo anni d'assenza torna sulle scene della Staatsoper di Vienna il Moses und Aron. L'opera, spesso definita irrappresentabile, nella regia di Nickler diviene un organismo teatrale coerente e, nella lettura musicale di Gatti, esplorazione e viaggio dentro un complesso universo sonoro e compositivo. Il pubblico supera le incertezze iniziali e acclama, con alcune riserve nei confronti della regia a tratti molto forte, il nuovo allestimento.

Jossi Wieler e Sergio Morabito firmano una regia abbastanza convenzionale a dispetto diuna presunta "modernità" sbattuta in faccia dello spettatore dell'Alcina di Lione. Per fortuna, qualche cantante, tra cui Ann Hallenberg, salva lo spettacolo.

Peter Sellars ritorna all'opera mozartiana, ma nonostante persegua con tenacia una particolare visione della Zaide - interpretata come messaggio di tolleranza religiosa e come arringa per la multiculturalità - fallisce in definitiva proprio di fronte alla frammentarietà dell'opera e nel proporre cantanti dalle più disparate madrelingue e dalla dizione "babelica".