Tutti insieme, appassionatamente etnopunk

La Ruggiero chiude con la Banda di Piazza Caricamento il Festival del Mediterraneo

Recensione
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Festival del Mediterraneo Genova
07 Luglio 2009
Diciotto anni: il traguardo della maturità per un Festival che, sulla scommessa della progressiva maturazione di un pubblico curioso, attento, partecipe ha investito. Parliamo del Festival Musicale del Mediterraeo di Genova, ideato da Davide Ferrari ed Echo Art. Se la sigla Echo Art oggi è più realtà organizzativa che gruppo musicale, l’altro progetto curato da Ferrari, laBanda di Piazza Caricamento, viaggia con il vento in poppa mostrando di avere molte frecce nella variopinta faretra di etnie, culture, spunti che, tutti assieme, costituiscono l’ensemble dalla spinta “etnopunk”. Energia, danza, incrocio di voci e lingue, il theremin che dialoga con la kora, la chitarra ruvidamente elettrica che incontra le qaraqeb marocchine. Quest’anno il Festival aveva per titolo e spunto “Delle donne il canto”, e la Banda ha voluto incontrare Antonella Ruggiero, riservando uno spazio anche alla grintosa vocalist brasiliana Celia Mara, la Manu Chao in gonnella che propone testi sferzanti e grande impatto fisico. Un po’ il contrario della Ruggiero, che invece affida ad una vocalità sapiente, a tratti ieratica il senso di un percorso che l’ha portata in territori contigui a quelli della Banda, che ha sì l’energia “etnopunk”, ma sa anche aprire spazi di luminosa concentrazione, di rarefazione del suono: come è successo nel maestoso “Kyrie” proposto in concerto, oppure ne “Il viaggio”, dove Ruggiero si accompagnava sul monocordo pitagoriano. Ma era anche festa pura, e ben congegnata: una memorabile “Creuza de mä” infiltrata di millle colori linguistici diversi, e poi coro possente, una "Guantanamera" arrembante e gioiosa. Nulla nasce per caso: sono affinità elettive che poi producono grande musica senza passaporto.

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