Discreta nuova produzione dell'Elisir al Regio di Parma, ripresa da una edizione del 1988. Anche se le indisposizioni hanno fatto sostituire Machado con Botta e Trimarchi con Antoniozzi, l’insieme ha retto abbastanza bene. Scene piacevoli, regia un poco grossolana e direzione – di Guingal – scivolata via su tempi adeguati, a parte qualche momento troppo riflessivo. Botta ha una voce ben controllata ma poco potente, la Mula non ha giocato certo di fino, mentre Antoniozzi ha reso bene Dulcamara. Adeguato il Belcore di De Simone. Successo di stima dal pubblico.

Interessante allestimento modenese di Turandot. Il regista Frigeni si è basato su un impianto scenico che ricordava certi pannelli visivi fatti di luce e lenti spostamenti di Bob Wilson. La direzione di Karytinos ha oscillato tra l'effettismo e certe "rare"; finezze alla guida di una "Toscanini" insolitamente adeguata (probabilmente hanno rinnovato gli ottoni). Per le voci, efficace la Patanè col suo timbro personale, funzionali o mediocri (chi più, chi meno) gli altri. Pubblico non troppo caloroso, soprattutto con la regia (del tipo: "mah!...queste cose moderne").

Una Carmen superficiale quella di Parma, con tanti colori ma nessuna passione. Fredda, distaccata fin dalle prime note. Reynolds ha diretto a compartimenti stagni, con poco spreco di inventiva. Le voci parevano quasi tutte estreanee ai personaggi, tranne forse Pertusi, bravo attore ma "fuori repertorio" con Carmen. Il pubblico ha applaudito, anche se ho visto piccoli gruppetti di loggionisti tagliare la corda durante il secondo intervallo.

Vespri cupi e interrotti a Busseto. Pizzi ha investito il teatrino della cittadina con un velo nero, nel quale ha avvolto tutto, e con una atmosfera cupa e triste (non che la vicenda rappresentata sia allegra...). Papi, un Procida in serie difficoltà, ha pensato bene di scusarsi e rinunciare, lasciando la palla al giovane Anastassov, che ci ha messo buon impegno, come del resto la Nizza e Zuliani, entrambi però molto poco sicuri nei ruoli di Elena e Arrigo. Apprezzabile il Monforte di Stoyanov. Ranzani a diretto senza brillanti spunti, al solito a tinte forti. Il solito successo di pubblico e "gente conosciuta".

Una Sonnambula, quella di Parma, con una regia, scene e costumi da cartolina, con tutto quello che ci può essere di scontato e bozzettistico in questa definizione. Korsten dirige l'orchestra e il coro del regio in maniera molle e poco accattivante, mentre la compagnia di canto si assesta su una resa media che ne assicura l'omogeneità. Eva Mei ha ben interpretato Amina, non andando a cercare l'interpretazione memorabile. Nella norma gli altri. Applausi dal pubblico.

Allestimento che segna un rilancio per il Municipale di Piacenza. Lo spettacolo pare, nel complesso irrisolto, con idee interessanti ma anche rimandi pesanti e inutili. Funzionale, comunque, nei confronti di una lettura musicale senza chiaroscuri, ma indirizzata sulla resa emotiva diretta. Molto natalizia l'idea di diffondere profumo d'arance in sala. Pubblico folto e plaudente.

Betta-Mortelliti hanno realizzato un'operina, a tratti noiosa, semplice semplice. Gli interpreti non hanno molto da fare, e quindi si divertono e basta. La musica è tra le melodie di "Titanic" e Nyman (per le cose più riuscite). Stucchevole il libretto con le sue rime facili. Il pubblico ha applaudito qualcosa non era un'opera, ma era comunque 'piacevole'.

Il Racconto di Natale di Galante ha saputo evitare le manfrine tipiche del "è natale, siamo tutti più buoni". Anzi, la musica non era di certo "orecchiabile", tanto che qualche bambino chiedeva continuamente "ma quando finisce?" Comunque ben strutturata, l'opera ha scontato una tessitura vocale un tantino ostica che ha criptato un poco il testo del libretto di Dario e Lia Del Corno. Boccadoro ha fatto il suo dovere. Libera da stereotipi natalizi e efficace la regia di Esposito. Teatro gremito, tanti bambini e moltissimi applausi alla fine.

All'Alighieri di Ravenna le "Nozze" di Strehler-Muti hanno confermato l'efficacia della lettura, grazie ad un allestimento che, seppure ridimensionato, ha mantenuto tutto il suo fascino. Muti ha diretto Mozart "alla Muti": piacevole e vivace, a tratti veramente intenso. Cast vocale azzeccato, a parte qualche imprecisione nelle mezze voci di Cherubino, e uno squilibro all'inizio del primo atto tra palcoscenico e orchestra. Sostanzialmente perfetti i Wiener, meno brillante il coro. Alla fine tanti, tanti applausi.

Successo a Ravenna per West Side Story. Compagnia di giovani dal generoso impegno ma dalla resa un poco generica. Orchestra che ha creato qualche imbarazzo nei momenti più "swinganti". Interessante la riproposta dell'allestimento originale del 1957.

Bella e ben riuscita la "Maria" di Ravenna. Perfettamente in linea con le esigenze espressive di quest'opera gli interpreti, prima tra tutti Vanesa Quiroz. La musica di Piazzolla ha trovato ottimi interpreti nella compagine strumentale impegnata, diretta dal mestiere di Ziegler. Tanti applausi alla fine.

La forza del destino è andata in scena a Parma proponendo uno spettacolo funzionale, a tratti piacevole ed efficace, in cui il regista Fassini è riuscito a gestire le 4 ore di musica con dignitoso mestiere. A tratti imbarazzante l'Alvaro di Cupido (voce sfibrata, il fraseggio: questo sconosciuto..., ecc.) mentre bene la Fantini e Colombara. Adeguata anche la direzione musicale di Rath, un poco opaca alle prese con la sinfonia d'apertura. Successo di pubblico, solo qualche brusio per il tenore nello stesso teatro dove, solo lo scorso anno, Cupido in una serata come questa sarebbe stato tempestato di "buuu...".