Il Decebalo, festa teatrale tra le ultime partiture di Leo, è stato proposto nell'ambito del Festival Mezza Estate in un'edizione non-scenica guidata dal musicologo Lorenzo Tozzi: molto interessante la partitura, e bella in molte Arie, anche se non realizzata con alta qualità interpretativa, sia nelle voci che nella guida strumentale, tuttavia molto applaudite.

Una ri-scrittura musicale e scenica del Combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi da parte di Battistelli e Martone ha riscosso un successo pieno nel Ravello Festival: lo spazio pensato in modo significativo per i Giardini di Villa Rufolo, sospesi tra oriente e occidente, è il luogo di un processo insieme umano e alchemico, cui la partitura di Battistelli, rispettosa dell'originale e insieme personale e ben strutturata nella re-invenzione timbrica, contribuisce con un proprio livello di senso.

Ancora un ottimo spettacolo, il secondo presentato dall'Opera North al Ravenna Festival: la "Julietta" di Martinu (1938), presentata in prima italiana in una versione in lingua inglese, si è dimostrata - attraverso l'organico allestimento di David Pountney e l'ottima resa attoriale degli interpreti vocali - opera non secondaria nel teatro musicale del Novecento, occupandovi una posizione in linea con tematiche e tendenze letterarie internazionali e lontano dall'eclettismo con cui spesso si bolla l'autore.

One Touch of Venus, seconda musical comedy di Weill per Broadway, è stata assai applaudita al Ravenna Festival: l'eleganza del lavoro e insieme la sua efficacia satirica del lavoro, diretta soprattutto verso la morale sessuale e coniugale maschio-centrica e l'onnipotenza del denaro, hanno avuto pregevoli realizzatori (ottima la regia nel ritmo e preparatissimi gli interpreti) nei complessi dell'Opera North di Leeds.

Due appuntamenti del ciclo "Il viaggio", ideato e realizzato da David Riondino a Città Castello attorno a un'idea di narrazione recitata con musica, hanno evidenziato una propensione a rivivere in chiave concertistica la forma del radiodramma, finalizzando in questa direzione gli essenziali elementi sonori a disposizione. Ottima la prova degli interpreti, e di Riondino in particolare nella veste di narratore.

Il Mefistofele di Boito è andato in scena al Teatro Marrucino di Chieti in un nuovo allestimento che si è rivelato più un training per il giovane organismo abruzzese, che una produzione compiuta: molti i difetti e le lacune, distribuiti in tutte le componenti di uno spettacolo volenteroso, ma al di sotto di uno standard soddisfacente.

Acis and Galatea, pastorale in due atti di Haendel nell'orchestrazione di Mozart, è andato in scena con buon successo al Marrucino di Chieti in una coproduzione col circuito CittàLirica: ben risolte dalla regia le ambivalenze della partitura in coerenti elementi scenografici, l'allestimento ha convinto soprattutto nella prova della direzione e dell'orchestra e in alcuni elementi del cast vocale.

Il Flaminio di Pergolesi su libretto di Federico, commedia per musica dall'impianto sperimentale per i suoi tempi (1735) ma presago di quelli futuri, è andata in scena con buon successo nella nuova edizione critica curata dalla Fondazione Pergolesi Spontini: di ottimo livello la realizzazione, con qualche neo nei recitativi e in alcune soluzioni registiche.

Buon successo allo Sferisterio di Macerata per un allestimento del Simon Boccanegra che ha avuto i suoi punti di forza in un'intelligente gestione dello spazio scenico-acustico (trasparente nei confronti delle geniali intuizioni drammaturgiche verdine) e in alcune voci dalla resa interpretativa ottimale nei ruoli.

Una logica per elementi musicali differenziati e scissi, ricombinati e lasciati ingranare verso un'efficace quanto ambigua conclusione, contraddistingue il [mono]dialogo drammatico ¿Pia?, commissione e prima assoluta dell'Accademia Musicale Chigiana ad Azio Corghi: il compositore si è costruito il libretto dal primo lavoro teatrale della Yourcenar, dando rilievo - oltre ai personaggi - ad un coro madrigalistico dalla raffinata scrittura. Molto buona la prova degli interpreti.

Una drammaturgia del non-dicibile, dell'assenza, fatta di implosioni abbaglianti, contraddistingue il "Macbeth" di Salvatore Sciarrino, "tre atti senza nome" in prima italiana a Roma grazie ad una realizzazione di ottima qualità (sia interpretativamente, sia scenicamente).

Eduardo Notrica e l'Ensemble Musica della Corte, insieme a sei voci soliste di vario assortimento qualitativo, hanno proposto con discreto successo in prima italiana l'opera di soggetto allegorico Los Elementos, di Antonio de Lliteres. Responsabile degli spettacoli della corte borbonica a Madrid, Lliteres sintetizza le diverse tradizioni musicali nazionali, con un occhio di riguardo verso quella italiana.