La leggerezza del Palazzetto Bru Zane

Il 27 settembre si apre il festival “Parigi romantica pop” con due concerti dedicati all’insegna della leggerezza all’ombra di Hervé

SN

25 settembre 2025 • 3 minuti di lettura

Palazzetto Bru Zane
Palazzetto Bru Zane

Al Palazzetto Bru Zane tutto pronto per l’inaugurazione del festival d’autunno. Il 27 settembre si apre “Parigi romantica pop” con due concerti dedicati ai cosiddetti generi “leggeri”, per rendere omaggio a un movimento artistico che, dal 1850 agli anni ’20 del Novecento, ha puntato sull’assurdo e sulla follia per divertire un vasto pubblico.

Nel concerto inaugurale alla Scuola Grande San Giovanni Evangelista il Quatuor Opale (Jennifer Courcier, Éléonore Pancrazi, Enguerrand de Hys e Philippe Estèphe) accompagnato al pianoforte da Emmanuel Christien sarà impegnato in brani da operette di Hervé, di cui ricorre il bicentenario della nascita, e dei suoi contemporanei. Se le composizioni per due voci femminili e due maschili è tipica dei cori d’opera e delle corali sacre, quelle per quattro solisti vocali comparivano raramente nel XIX secolo. L’opera è un’eccezione: in aggiunta ai cori caratterizzati da una scrittura omogenea, i compositori d’opera ricorrono spesso a soluzioni contrappuntistiche per marcare le differenze anche psicologiche di ogni personaggio conservando così la personalità di ciascun personaggio e dare profondità anche psicologica in passaggi cruciali (celebre il quartetto del terzo atto del verdiano Rigoletto).

L’impiego di un quartetto vocale è un espediente impiegato spesso per creare situazioni comiche insistendo magari su cacofonie o trovate linguistiche, di cui Rossini e Offenbach, fra gli altri, furono maestri. Con una buona dose di umorismo, il programma del Quatuor Opale sarà anche una piccola cavalcata nella storia dell’opéra-bouffe francese. Tra duetti e terzetti, le opere di Hervé (La Nuit aux soufflets, 1864; Chilpéric, 1868; Alice de Nevers, 1875; Estelle et Némorin, 1876) e di Offenbach (Orphée aux Enfers, 1858; Barbe-Bleue, 1866; Les Brigands, 1869) si alterneranno a partiture meno note di compositori a loro contemporanei, come Jean-Baptiste de Croze e Victor Roger, o del loro successore André Messager.

Operetta al pianoforte © Matteo De Fina
Operetta al pianoforte © Matteo De Fina

Il weekend inaugurale prosegue il 28 settembre al Palazzetto Bru Zane con un duo “esplosivo” formato dal baritono Marc Mauillon e dal chitarrista Pascal Sanchez, che presentano un’antologia di chanson scherzose quando non licenziose dal Settecento alla Belle Époque, nelle quali la chitarra fu lo strumento complice di queste schermaglie in musica. Queste composizioni appartengono all’identità stessa della società francese, in ogni epoca e per ogni pubblico, esprimendo alla perfezione lo spirito galante francese ereditato dal XVII secolo. Suggerire senza dire, divertire senza scandalizzare: si tratta di un’arte difficile, sempre sul punto di scivolare nell’eccesso, ma l’abilità è sapersi fermare un attimo prima di cadere nella volgarità.

Canzoni a parte, il concerto offre anche uno spaccato di come la chitarra, da strumento riservato all’aristocrazia nel XVII e XVIII secolo, si democratizza nel corso del XIX secolo, seguendo un’evoluzione simile a quella del pianoforte: da un lato, i grandi virtuosi dello strumento ne esaltano la tecnica più ardita nei ricchi salotti borghesi; dall’altro, si sviluppa un repertorio popolare destinato agli amatori che desideravano animare serate conviviali con trascrizioni di brani di moda o con romanze, canzoni e mélodies accompagnate. E se via via nel corso del XIX secolo in Francia il pianoforte si impone anche come simbolo degli agi della borghesia e strumento fondamentale nell’educazione delle ragazze di buona famiglia, la chitarra, invece, diventa sempre di più “il pianoforte dei poveri” ossia l’attributo dei cantanti di strada e dei mendicanti e di un repertorio di sapore più popolare.

Honoré Daumier, La suonatrice di chitarra
Honoré Daumier, La suonatrice di chitarra

Se nell’ambito della musica colta lo strumento continua a esercitare un certo fascino esotico (la chitarra si impone come lo strumento tipico per dare un certo colore ispanico), in “Parigi, la chitarra e tu” Marc Mauillon e Pascal Sanchez presenteranno un’antologia della fertile produzione per voce accompagnata da chitarra fra fine settecento e Ottocento maturo di compositori per lo più sconosciuti come François Doisy o il bresciano Giacomo Merchi passando per Barthélémy Trille Labarre, allievo di Haydn, e Eugène Déjazet per approdare a Hervé, presentato nell’inedito ruolo di ‘chansonnier” ante-litteram.

Dopo il weekend inaugurale, “Parigi romantica e pop” prosegue fino al 28 ottobre con numerosi appuntamenti  tutti all’insegna della leggerezza e delle riscoperte di autentiche gemme oggi dimenticate.