Ortombina “Alumnus dell’anno” dell’Università di Parma

Il sovrintendente e direttore artistico della Scala ha ritirato il premio lunedì scorso

AR

18 dicembre 2025 • 4 minuti di lettura

Fortunato Ortombina (foto Brescia e Amisano – Teatro alla Scala)
Fortunato Ortombina (foto Brescia e Amisano – Teatro alla Scala)

“Fuori i tromboni dall’Università!” Con questa scherzosa esortazione Luigi Allegri – professore onorario e già docente di Storia del teatro e dello spettacolo all’Università di Parma – ha aperto l’intervento con il quale ha ripercorso la carriera di Fortunato Ortombina – il quale tra l’altro si è appunto diplomato in trombone al Conservatorio “Arrigo Boito” della stessa città, dove ha seguito anche studi di composizione – tracciando così le motivazioni che hanno indotto l’Università di Parma a conferire all’attuale sovrintendente e direttore artistico del Teatro alla Scala il titolo di “Alumnus dell’anno” 2025.

Fortunato Ortombina e Paolo Martelli
Fortunato Ortombina e Paolo Martelli

La cerimonia di consegna del riconoscimento, che si è tenuta lunedì scorso presso l’Aula Magna dell’ateneo parmigiano, è stata aperta dal rettore Paolo Martelli il quale, rivolgendosi direttamente al premiato, ha sottolineato come «nella sua carriera ha costruito tantissimo e ha raggiunto traguardi di grande rilievo e posizioni di assoluto prestigio. È un orgoglio per il nostro Ateneo e un esempio positivo per le nostre studentesse e i nostri studenti». Dopo l’intervento di Lucia Scaffardi, presidente dell’Associazione Alumni e Amici dell’Università di Parma, che ha evidenziato come «nel percorso di Fortunato Ortombina riconosciamo pienamente i valori dell’Università di Parma quali il rigore del metodo, l’apertura culturale, la responsabilità pubblica», Paolo Russo, docente di Musicologia e storia della musica dell’ateneo della città emiliana si è soffermato sul «rapporto fra gli studi, la ricerca, e le attività di gestione del teatro, in un intreccio che Fortunato Ortombina ha coltivato per tutta la carriera».

Ortombina si è dunque laureato con lode in Materie Letterarie all’Università di Parma – facoltà di Magistero – nel 1987, con una tesi sul teatro d’opera in Italia con il musicologo e critico musicale Gian Paolo Minardi come relatore. Studioso e musicista, Ortombina ha quindi profondi legami con la città emiliana sia, appunto, per aver studiato all’Università e al Conservatorio Boito sia per aver lavorato a lungo al Teatro Regio di Parma – in qualità di professore d'orchestra, artista del coro, aiuto maestro del coro e maestro collaboratore – e con l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani. La pratica teatrale e gli studi musicologici hanno determinato una formazione e un profilo professionale grazie ai quali è stato chiamato ad assumere incarichi in alcuni tra i maggiori teatri d’opera italiani: dal Teatro Regio di Torino al San Carlo di Napoli, dalla Fenice di Venezia fino ad arrivare alla Scala di Milano.

Luigi Allegri, Lucia Scaffardi, Fortunato Ortombina, Paolo Martelli e Paolo Russo
Luigi Allegri, Lucia Scaffardi, Fortunato Ortombina, Paolo Martelli e Paolo Russo

Tornando alla cerimonia, dopo il riferimento ai “tromboni” – tra gli anni Settanta e Ottanta certe reminiscenze ideologiche erano ancora presenti, anche per rileggerle con ambivalente ironia – il prosieguo del discorso di Luigi Allegri pareva rivocare il titolo “La vita come spettacolo” – che segna l’ultimo capitolo del suo recente volume titolato Guardare ed essere guardati. Lo sguardo, lo spettatore, la vita come teatro (Carocci 2025) – declinandolo in “La vita come teatro d’opera”. Ripercorrendo alcuni passaggi della carriera di Ortombina, infatti, Allegri ha sottolineato in particolare una caratteristica che ha attraversato come un filo rosso l’intero tracciato della sua vita professionale, vale a dire «lo spirito con cui ha fatto i tanti lavori che ha fatto: al Teatro Regio, per esempio, credo che gli mancasse solo di lavorare in sartoria… Si tratta di reale e prezioso spirito di umiltà. Ha costruito così, pezzo per pezzo, una professionalità che proprio per questo è diventata sempre più solida. Per Parma, per l’Università di Parma, per le istituzioni musicali di Parma è un punto d’onore essere stati alla partenza di questa formazione professionale».

Poco prima dell’avvio della cerimonia di lunedì scorso, lo stesso Ortombina ci ha detto: «per me, originario di Mantova, arrivare a Parma è stata una vera e propria rivelazione, una epifania che mi ha portato a respirare la profonda passione che le persone di questo territorio coltivano per la musica, e per la figura di Giuseppe Verdi in particolare».

Una caratteristica che il sovrintendente e direttore artistico della Scala ha ribadito anche nel suo discorso finale: «È un onore ricevere questo riconoscimento nell’Università di questa città, che è stata importantissima nella mia formazione», ha rimarcato raccontando poi i tanti passaggi della sua vita parmigiana e del suo periodo universitario, sottolineando appunto «l’importanza di Verdi che ho sentito in questa città, il sentire cosa è la musica per una comunità, cosa è una istituzione per una comunità. Questo è anche il luogo dove ho avuto la mia prima percezione di cosa rappresenti un teatro come la Scala» ribadendo infine che «Verdi e Toscanini sono stati a mio parere i due più grandi italiani degli ultimi secoli, un esempio per tutti noi e vengono entrambi da Parma e dalla sua terra».

Un momento della cerimonia all’Università di Parma
Un momento della cerimonia all’Università di Parma

Noi che viviamo in questa città, possiamo aggiungere: un parmense – non è mai superfluo ricordare che Verdi è di Busseto – e un parmigiano dell’Oltretorrente – Toscanini è nato nel centro storico più “popolare” – che hanno, di fatto, costruito la loro fortuna in altre città, così come il parmigiano d’adozione Ortombina ha plasmato in diversi luoghi – prima Venezia ed ora Milano, solo per citare le ultime tappe – quella sua figura di professionista delle cose della musica e del teatro d’opera che questo riconoscimento ha contribuito a suggellare.