Paolo Angeli, García Lorca sardo-andaluso

An Imaginary Soundtrack for Bodas de sangre è il nuovo progetto del musicista sardo

Paolo Angeli Nijar
Disco
world
Paolo Angeli
Níjar
Anma/Goodfellas
2023

Un futuro remoto. Oppure un passato ancestrale che è molto, molto davanti a noi. Gli assi temporali si scompaginano e lasciano il posto a brividi di emozione, quando si ascolta la musica di Paolo Angeli. Musicista e animatore culturale, Angeli suona principalmente la chitarra sarda preparata, un attrezzo per le note fantascientifico che accorpa corde di risonanza, martelletti, pedaliere, eliche a passo variabile. Pat Metheny ne è rimasto affascinato. Sotto le dita e l’archetto del musicista la chitarra preparata diventa di volta in volta un fiato, un set percussivo, un violoncello, una kora nordafricana, un contrabbasso.

– Leggi anche: Paolo Angeli: i Radiohead in Sardegna

Lui è cresciuto alla scuola di note tradizionali della Gallura e del Logudoro, allievo “a bottega” per dieci anni sulle corde e sul modo di porgere il canto di un maestro folk veterano, Giovanni Scanu, che se n’è andato dalla sua Sardegna quasi centenario. Paolo Angeli è davvero quello che Giorgio Gaslini avrebbe definito un “musicista totale”: conosce e ha praticato l’improvvisazione radicale più estrema come i profili melodici folk più struggenti e cantabili, può suonare a fianco di un musicista di free jazz come di un rocker o di un suonatore di banda balcanica. Ha omaggiato Björk, Fred Frith, i Radiohead.

Dal 2006 Paolo Angeli ha scelto la Spagna come base per vivere e operare, anche se frequenti sono i ritorni nella sua isola a forma di impronta, e così è nato un gioco di rimbalzi tra sponde cugine che è davvero il succo, il fiore e il miele di una cultura pan-mediterranea della mediazione che inebria di profumi diversi e tutti armonizzati.

Esce adesso per Anma il magnifico Níjar, sottotitolo An Imaginary Soundtrack for Bodas de sangre, ed è festa grande, perché qui trova un punto d’incontro vertiginoso tra la poesia terragna e passionale di Federico García Lorca, assassinato dai fascisti di Francisco Franco nell’agosto del ’36, il canto tradizionale sardo (ma sui versi in castigliano di Lorca) che avviluppa l’ascoltatore in una nuvola di microtoni, la chitarra preparata che diventa una sorta di “orchestra ambient” dalle inaudite possibilità soniche, la chitarra flamenco tutta brividi di compressioni emotive e di intervalli.

Troverete anche un brano scritto per Medici Senza Frontiere Spagna, una dedica fremente e appassionata al grande chitarrista flamenco Camarón de la Isla, e molto altro. Un viaggio da affrontare senza fretta in cuffia e a occhi chiusi, perché questa non è solo musica: è un film sardo-andaluso che vi scorre dalle orecchie agli occhi, e da lì al cuore.

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