La vera storia di Combat Rock

Per i suoi 40 anni Combat Rock è accompagnato da The People's Hall, che raccoglie 12 canzoni poco conosciute

Clash
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Il 14 maggio 1982 usciva Combat Rock, il quinto album dei Clash, quello di maggior successo commerciale, trainato dai singoli “Rock the Casbah” e “Should I Stay or should I Go?”, ma anche l’ultimo inciso dalla formazione originaria.

– Leggi anche: Sandinista! 40 anni dopo

Dopo i due dischi di London Calling e i tre di Sandinista!, Combat Rock è un solo disco che in realtà avrebbe dovuto essere un doppio e intitolarsi Rat Patrol from Fort Bragg (all’epoca il gruppo era ossessionato dalla guerra del Vietnam). Per festeggiare i 40 anni del disco la Sony lo ristampa con un bonus disc contenente in maniera finalmente ufficiale materiale raro e prime versioni dei brani poi compresi nell’album originario, 12 canzoni disponibili per anni soltanto su bootleg e qui raccolti sotto il titolo The People’s Hall. E anche se lo Sharif non è d’accordo, eccoci pronti a suonare il rock nella casbah.

Combat Rock Clash new edition

Rat Patrol from Fort Bragg è, a tutti gli effetti, il lost album dei Clash o forse farei meglio a dire di Mick Jones, autentico kingmaker delle 15 canzoni che avrebbero dovuto comporre il doppio album (con una durata intorno ai 65 minuti) nonché responsabile del lavoro al mixer. Il bootleg uscito nel 2003 e contenente 37 canzoni non solo ci ha rivelato che questa versione è superiore a quella ufficiale del 1982 ma ne fa anche uno dei grandi album perduti della storia del rock, in compagnia del Black Album di Prince e di SMiLE dei Beach Boys: anche in versione “pirata”, rimane una delle registrazioni più audaci, impavide, addirittura idiosincratiche, messe su nastro da un gruppo di primo piano, l’ipotetica colonna sonora di Apocalypse Now, però con la regia di Martin Scorsese.

Clash Rat Patrol

Le registrazioni cominciarono alla fine del 1981 a Londra alla People’s Hall, un posto dove il gruppo provava e registrava, nella cosiddetta Repubblica di Frestonia (da Freston Road), un’area di West London che all’epoca era un hub creativo per artisti, musicisti, scrittori, attori e attivisti. Joe Strummer sperava in un album conciso e più commerciale rispetto al precedente, vicino alle sonorità degli inizi, mentre Mick Jones si augurava di continuare sulla stessa onda e di spingere col dub, il reggae e l’hip-hop.

Messi temporaneamente da parte i differenti punti di vista, i Clash organizzano un breve tour per testare il nuovo materiale. È in questo periodo che il gruppo abbraccia l’iconografia associata alla guerra del Vietnam o, per meglio dire, alla guerra del Vietnam vista con gli occhi di Hollywood.  Abbraccia anche elementi della cultura urbana statunitense, coinvolgendo nel tour il graffiti artist Futura 2000.

Mischiando le immagini del ghetto con quelle della guerra del Vietnam, i quattro riescono a creare un’estetica del “conflitto urbano” resa eterna dai testi di Strummer per il nuovo materiale. Volendo possiamo vederci una metafora del conflitto in atto all’interno del gruppo. 

Tornati a New York, agli Electric Ladyland Studios, i Clash cominciano a registrare secondo la visione di Jones di un suono più ispirato dal funk, dal dub e alimentato dal drumming sempre più globalizzato di Headon. Il gruppo è diviso in due fazioni: da una parte Jones e Headon, quest’ultimo sempre più dipendente dall’eroina, e dall’altra Strummer, voglioso di un ritorno alle origini, e Simonon, appiattito sulla posizione di Joe. Le sessioni vanno avanti, le canzoni si allungano e diventa chiaro a tutti che l’album è destinato a essere nuovamente un doppio. È la rottura: Jones e Strummer incidono le parti vocali e di chitarra in studi separati. 

Poco prima di partire per il il Far East Tour all’inizio del 1982, nel corso del quale durante la tappa a Bangkok Pennie Smith scatta la foto usata per la copertina di Combat Rock, Jones presenta il doppio album, provvisoriamente intitolato Rat Patrol from Fort Bragg

Perché non fu pubblicato? Semplice: il gruppo, come già scritto, era diviso, Headon stava per essere allontanato per la sua cronica dipendenza dall’eroina che rendeva difficile fare concerti in molti Paesi, Strummer avrebbe voluto tornare a un suono più vicino a quello delle origini e Simonon… beh, Simonon, ancora, si limitava a ripetere quello che diceva Strummer.

Il manager Bernie Rhodes se ne uscì con la celebre frase «Does everything have to be a bloody raga?», anche la casa discografica pose il veto e allora si scelsero 12 brani che furono affidati al produttore Glyn Johns, che in passato aveva lavorato con i Beatles e gli Who: versioni con un diverso mixaggio, più brevi, in ultima analisi più fruibili, e raccolte sotto un titolo diverso, Combat Rock, espressione che negli anni a seguire definì addirittura un genere musicale.

Rat Patrol from Fort Bragg sarebbe stato un album sperimentale sulla scia di Sandinista!, ben lontano dal formato più accettabile e commerciale di Combat Rock, e invece ha finito per segnare la definitiva rottura all’interno del gruppo.

 Il disco esce a maggio e lo stesso mese Headon è licenziato, al suo posto viene reclutato Terry Chimes, batterista originario prima di Topper; la stessa sorta subisce Mick Jones nel settembre dell’anno successivo.

Ma torniamo al 1982: il 14 maggio esce il disco e subito dopo il tour mondiale riprende col nome Down At The Casbah Club, per diventare poi a ottobre Combat Rock Tour. Il 30 luglio il Down At The Casbah Club fa tappa al Fair Deal di Brixton: sono a Londra con un amico e ovviamente quella sera siamo davanti al locale, biglietti in mano e pioggia sulla testa.

Clash Brixton

 28 canzoni in scaletta (ehi, Brixton ha diritto a un occhio di riguardo), di cui solo 5 tratte dall’album nuovo (“Know your Rights”, “Should I stay or should I Go?”, “Rock the Casbah”, la meravigliosa “Ghetto Defendant”, che sul disco vede la partecipazione di Allen Ginsberg, e l’ancor più meravigliosa “Straight to Hell”, per quanto mi riguarda una delle canzoni della vita), e momenti fantastici come la doppietta iniziale con “White Riot”, assente dalle loro scalette da quasi un paio d’anni, e “London Calling” – giusto per ricordare che sul palco c’è “the only band that matters” -, l’altra doppietta con la già citata “Ghetto Defendant” e “Armagideon Time”, la tripletta con “Somebody Got Murdered”, “Bankrobber”, che diventa “Version Galore” grazie alla presenza del grande Mickey Dread sul palco, e il funk senza respiro di “The magnificent seven”, le gambe larghe di Simonon mentre imbraccia il basso come se fosse un kalashnikov e tutta Brixton che salta sulle note militanti di “The Guns of Brixton” – «quando la legge farà irruzione dove te ne andrai? Abbattuto sul marciapiede o in attesa nel braccio della morte?» - e la chiusura con “Police and Thieves”, “I Fought the Law” e “Garageland”.

Clash ticket

 «Ghetto Defendant / It is heroin pity / Not tear gas nor baton charge / That stops you taking the city»

Non è il caso di analizzare qui Combat Rock, penso che lo conosciate tutti. Mi soffermo invece sul secondo disco di questa nuova edizione, contenente brani che i collezionisti già conoscono ma che suonano nuovi agli ascoltatori immuni al “morbo del collezionista”: trovano spazio “Outside Bonds”, “Radio Clash”, “Futura 2000”, “First Night back in London”, “Radio One” (con Mickey Dread), “He who Dares or Is tired”, “Long Time Jerk”, “The Fulham Connection”, “Midnight to Stevens”, “Sean Flynn”, “Idle in Kangaroo Court” e “Know your Rights”. Inoltre è uscito separatamente un EP contenente “Red Angel Dragnet” e “Rock the Casbah”, e in entrambi i brani è presente Ranking Roger, cantante del gruppo The Beat scomparso tre anni fa.

Sono passati 40 anni da quel video in cui l’ebreo carica nella sua auto l’arabo che fa l’autostop e insieme vanno al concerto dei Clash, con quell’armadillo che si insinua tra i piedi di Strummer e Jones mentre suonano davanti a un pozzo petrolifero: tutto sembrava ancora possibile e invece era già finito.

 «I migranti vogliono cantare tutta la notte /Può essere da qualsiasi parte/ Più probabilmente può essere qualsiasi frontiera / Qualsiasi emisfero / La terra di nessuno / Non c’è asilo qui / Il Re Salomone non ha mai vissuto da queste parti / dritto all’inferno, ragazzo / Va’ dritto all’inferno, ragazzo / Andate dritto all’inferno, ragazzi / Andate dritto all’inferno, ragazzi» - Straight to Hell
 

 

 

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