I 10 + 5 migliori album del 2025 di Stefano Nardelli
Il presente non è mai stato così caotico. Quindici ascolti per confondersi e magari capire meglio il nostro tempo
04 dicembre 2025 • 7 minuti di lettura
Anno di contrasti, caos e dazi amari questo 2025, gonfio di celebrazioni ma anche di molte scoperte e riscoperte musicali. Questa selezione di dieci ascolti (più due) propone un viaggio tra virtuosismo, audacia e invenzione: dai giganti classici e barocchi a compositori meno noti o trascurati, fino agli sperimentatori moderni.
Musiche per perdersi nel tempo, tra passato e presente, e forse capire un po’ meglio il nostro mondo.
1. Quatuor Diotima, Boulez. Livre pour quatuor (Pentatone)
Nel centenario di Pierre Boulez, il Quartetto Diotima affronta il leggendario Livre pour quatuor come un rituale di precisione e coraggio. L’opera, spesso etichettata come “infallibile prova di resistenza”, qui si apre in tutta la sua logica luminosa: suono cesellato, tensione controllata, un pensiero che vibra (più che ragionare).
I Diotima, forti di una relazione diretta con il compositore, ne offrono una lettura limpida e sorprendentemente sensuale. Con il completamento del quarto movimento di Philippe Manoury, questo “Libro” finalmente si può leggere tutto d’un fiato — o quasi.
2. Yuja Wang, Boston Symphony Orchestra, Andris Nelson, Dmitri Šostakovič. The Piano Concertos & Solo Works (Deutsche Grammophon)
Nell’anno del cinquantenario, Yuja Wang affronta i due concerti per pianoforte e orchestra di Šostakovič come un duello elegante tra ironia e abisso, scintillando di virtuosismo ma anche di finezza cameristica. Con Andris Nelsons e la Boston Symphony Orchestra, la tensione è calibrata al millimetro: un dialogo tra precisione e follia.
Nei brani solistici, Wang dosa lirismo e sarcasmo con tocco infallibile, capace di passare dal sospiro al fuoco. Un disco che brilla di intelligenza e leggerezza: puro teatro musicale in versione pianistica.
3. Patricia Kopacinskaja, Berliner Philharmoniker, Kirill Petrenko, Arnold Schönberg. Verklärte Nacht / Kammersinfonie N. 1 / Die Jakobsleiter / Violinkonzert Op. 36 (BPHR)
Il nuovo cofanetto dei Berliner Philharmoniker diretto da Kirill Petrenko è un omaggio poderoso e necessario ad Arnold Schönberg in vista del 75° anniversario della sua morte nel 2026. Il gesto è audace: un triplo CD + Blu-Ray che copre quasi tutta l’evoluzione del suo linguaggio, da Verklärte Nacht fino alle Variations, dal concerto per violino all’oratorio Die Jakobsleiter. Con Petrenko al timone, l’equilibrio tra intelletto e sentimento — tanto caro a Schoenberg — si fa tangibile: nei momenti di tensione estrema emerge un pathos autentico, nei passaggi più tecnici la chiarezza strutturale resta tagliente come un rasoio.
Non è un tributo puramente celebrativo, ma una lettura viva e contemporanea: un invito ad ascoltare Schönberg come musica urgente, intensa, e tutt’altro che cerebrale.
4. Les Talens Lyriques, Christophe Rousset, (Aparté)
Con Cublai, Gran Kan de’ Tartari, Christoph Rousset e i suoi Talens Lyriques, al sesto Salieri operista, rimettono il compositore di Legnago sul trono (orientale) che gli spetta: musica scintillante, teatrale, sorprendentemente moderna. La direzione è un fuoco d’artificio di colori e precisione, mentre il canto danza tra grazia e dramma con grande disinvoltura.
Una vendetta su Mozart? No, solo un altro passo per la rivincita sull’oblio.
5. Seong-Jin Cho, Maurice Ravel. The Complete Solo Piano Works (Deutsche Grammphon)
Con questa impresa monumentale — l’intero corpus da solo piano di Maurice Ravel registrato da Seong-Jin Cho — emerge il profilo di un pianista di sensibilità rara e controllo tecnico impressionante. La sua lettura è scrupolosa, attenta a ogni minima sfumatura, ma non per questo fredda: ogni accordo vibra di trasparenza e poesia, ogni tocco sembra trovato con cura cosmica.
In pezzi come Jeux d’eau, Gaspard de la nuit o Le Tombeau de Couperin, Cho fa respirare la musica di Ravel con colori vivi, levità e un’eleganza che raramente si ascolta. È un invito a riscoprire un repertorio prezioso con orecchio nuovo — e a lasciarsi incantare.
6. Kebyart, Unraveled. Homage to Maurice Ravel (Linn)
Nel suo Unraveled, il quartetto di sassofoni Kebyart festeggia i 150 anni di Ravel senza quasi suonare la sua musica. Eppure il fantasma del compositore aleggia ovunque: tra il barocco ironico di Rameau e le geometrie sonore di Urquiza e Pérez-Villegas, ogni frase è un gioco di specchi raveliano.
Il suono dei quattro sassofoni è liquido, camaleontico, capace di passare dal velluto al metallo in un respiro. Un omaggio un po’ paradossale ma accattivante, dove l’assenza diventa raffinata presenza.
7. Francesco Tristano, Johann Sebastian Bach. The 7 Toccatas, (Naïve)
Con The 7 Toccatas, Francesco Tristano dimostra ancora una volta il suo talento camaleontico: pianista classico di formazione ma esploratore instancabile di mondi elettronici, dalla techno al minimalismo, torna sempre a Bach come a un punto di partenza essenziale.
Registrato a Tokyo in cinque intense giornate, il disco cattura la vitalità e la precisione delle Toccate giovanili, mescolando virtuosismo tecnico e la gioia del suonare. Tristano costruisce un ponte tra passato e presente con una lettura personale, brillante e sorprendentemente libera, che celebra movimento, abilità e piacere del suono.
8. Orchestra del teatro La Fenice di Venezia, Alessandro Scarlatti. Il trionfo dell’onore (Dynamic)
Nel terzo centenario della sua morte, Il trionfo dell’onore torna dopo secoli a far sorridere il pubblico: l’unica opera comica di Alessandro Scarlatti, registrata a Venezia nello scorso marzo e pubblicata da Dynamic, è un piccolo miracolo di spirito barocco e vivacità teatrale.
La musica scintilla di grazia napoletana, tra intrighi amorosi e morale giocosa. Merito di un cast affiatato e di una direzione che alterna eleganza e brio senza mai cadere nel pittoresco. Un omaggio perfetto: il maestro palermitano, per una volta, si toglie la parrucca e si concede una risata.
9. Marc-André Hamelin, Cage / Martirano / Wolpe / Zappa. Found Objects/ Sound Objects, (Hyperion)
In Found Objects / Sound Objects, Marc-André Hamelin trasforma il pianoforte in un laboratorio di invenzioni sonore, attraversando Cage, Zappa, Martirano e Wolpe con precisione tecnica e gioia contagiosa. Ogni brano diventa un mondo a sé: dal rigore astratto di The Perilous Night alle fantasiose digressioni di Hexensabbat, passando per le collages brillanti di Oswald. La sua lettura unisce intelligenza, humour e virtuosismo, rendendo accessibili anche le partiture più sfuggenti.
Hamelin non è solo interprete, ma esploratore: ogni nota sembra scelta con curiosità e piacere. Un disco audace, personale e irresistibilmente divertente.
10. Hungarian National Philharmonic Orchestra, Ambroise Thomas. Psyché (Bru Zane Label)
Questa nuova uscita per Bru Zane Label della finora inedita Psyché di Ambroise Thomas risveglia dal torpore un gioiello francese ottocentesco con scampoli di Rossini e un pizzico di audacia.
Voci splendide (bravissima Hélène Guilmette) e un’orchestra – la Hungarian National Philharmonic Orchestra – che non lesina nerbo. Un disco che conquista con la sua freschezza e ironia e trasforma un’antica favola in uno spettacolo vivo e luccicante.
11. Sandine Piau & Quatuor Psophos, Franz Schubert. Quintette imaginaire, (Alpha)
In Quintette imaginaire, Sandrine Piau e il Quartetto Psophos trasformano alcuni Lieder di Schubert in un dialogo sospeso tra voce e archi, dove il lirismo si fa confessione e il silenzio respira musica. Piau modella ogni frase con grazia eterea e mai distante, mentre il quartetto tesse intorno a lei una trama di chiaroscuri intimi.
Ne nasce uno Schubert cameristico e visionario, più sognato che suonato, dove ogni nota sembra ricordare la sua stessa finezza. Un disco che incanta come un segreto sussurrato all’orecchio.
12. Alessandro Carbonare, Bergen Philharmonic Orchestra, Edward Gardner, Carl Nielsen. Clarinet Concerto / Helios / Symphony No. 5 (Chandos)
In questo disco Chandos, il clarinettista Alessandro Carbonare e la Bergen Philharmonic Orchestra sotto la guida di Edward Gardner offrono un incontro raro con Carl Nielsen, compositore spesso trascurato ma di grande originalità. Il Concerto per clarinetto con Carbonare è virtuosistico e intenso, ma è la Quinta Sinfonia a parlare al nostro tempo: un dramma umano dove impulsi costruttivi e forze ostili si confrontano, ricco di tensione e vigore. Gardner evidenzia il percorso che porta dalle ceneri del conflitto a un finale rigeneratore, carico di energia e speranza.
Un ascolto che restituisce la profondità di un messaggio umanistico sorprendentemente contemporaneo.
13. Los Elementos, Alberto Miguélez Rouco, (Aparté)
Con Venus y Adonis, José Melchor Baltasar Gaspar de Nebra Blasco emerge dal dimenticatoio barocco come un vero seduttore sonoro: tra zarzuela, aria italiana e qualche scintilla andalusa, la sua musica profuma di sole e malinconia. Alberto Miguélez Rouco guida Los Elementos con sobria eleganza e precisione da orafo, cesellando ogni dettaglio.
I giovani solisti brillano senza manierismi, in un equilibrio raro tra leggerezza e passione. Una scoperta che fa pensare: forse il barocco più sensuale parlava castigliano.
14. Angela Metzger, WDR Sinfonieorchester Köln, Titus Engel, Betsy Jolas. Works for organ (Neos)
A 99 anni, Betsy Jolas è una leggenda vivente della musica: allieva di Messiaen e amica di Boulez, ma ancora pochissimo conosciuta. Questo disco Neos, con Angela Metzger e la WDR Sinfonieorchester diretta da Titus Engel, è il biglietto d’ingresso perfetto nel suo universo: un intreccio di ironia, lirismo e mistero sonoro. Nelle Musique d’Hiver o nelle Études campanaires, l’organo smette di essere sacro e diventa umano, pieno di ombre e scintille.
Un ascolto che profuma di modernità e memoria, come una vecchia foto ritrovata in un cassetto rimasto chiuso da tempo immemore.
15. London Philharmonic Choir & Orchestra, Edward Gardner, (LPO)
Michael Tippett resta quel raro compositore del Novecento capace di tradurre l’indignazione morale in bellezza sonora: con A Child of Our Time scrive un oratorio che non dimentica la tragedia ma la tramuta in un grido di compassione e speranza. La sua ‘voce’ — un’alchimia fra la rigida struttura da Passione barocca e i vibranti spiritual afro-americani — rende ogni spiritual un momento di riflessione universale.
Questa nuova incisione con la London Philharmonic Orchestra diretta da Edward Gardner restituisce tutto il vigore drammatico e la tensione emotiva dell’opera, tra recitativi, coro e spirituals che parlano ancora di oggi. Un invito potente: ascoltare l’umanità nella sua fragilità e grandezza, contro la paura e l’indifferenza.