Un Frisell da camera
Music for Strings di Bill Frisell al Teatro dell'Arte della Triennale per JAZZMI
Bill Frisell è fra quei (pochi) chitarristi che sono riconoscibili non solo al primo ascolto, ma da una singola nota – circostanza ancora più rimarcabile, per quanto mi riguarda, dato che il suo set-up tipico è fra i più classici della storia del jazz e del rock: Fender Telecaster-Fender Deluxe Reverb/Princeton. Insomma, Frisell potrebbe suonare qualunque cosa, e si capirebbe sempre che è Frisell: a Milano, per il ricchissimo programma di JAZZMI, al Teatro della Triennale, porta il progetto Music for Strings, con lo stellare trio d’archi Jenny Scheinman (violino), Eyvind Kang (viola) e Hank Roberts (violoncello).
Si capisce che è Frisell, in effetti, anche quando scrive musica: forse anche più di quanto era lecito attendersi, la musica di Music for Strings è in effetti musica molto scritta, spesso complessa, con i musicisti serratissimi e raccolti nella posizione del quartetto d’archi, con la chitarra nel mezzo. E quel modo – che è dentro il chitarrismo di Frisell – di smontare le melodie, di pronunciarne i frammenti, si ritrova – a volerlo cercare – anche nella nella distribuzione delle parti, con piccoli temi – spesso poche note – che passano da uno strumento all’altro: il concerto parte proprio da qui, da grappoli di note che diventano un ostinato, che infine ricompongono la struttura degli accordi di qualche traditional country…
Le atmosfere di molti brani ricordano da vicino quelle di lavori recenti come History Mistery o il Disfarmer Project, ma le cose più marcatamente “Americana” sono intervallate da brani più cerebrali, con una scrittura da quartetto d’archi contemporaneo – in un caso almeno quasi dodecafonica, per come organizza il materiale. Spuntano canzoni (“For What It’s Worth”, dal repertorio dei Buffalo Springfield, “What The World Needs Now Is Love” di Burt Bacharach, il divertente bis con il tema di “Bonanza”), frammenti di blues, di country… Tutto nitido e luccicante nei suoni: una musica che rivela così smaccatamente la profonda affezione del suo autore a quel mondo sonoro da suscitare quasi tenerezza.
Apertura di lusso affidata ai Guano Padano, il trio di Alessandro "Asso" Stefana con Danilo Gallo e Zeno De Rossi: musica "Americana" anch'essa: fra steel guitar, fischi e chitarre twangy, quasi un rovescio della medaglia elettrico al camerismo degli archi di Frisell.
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