L'angelo e la diva

Al festival Tener-a-mente, al Vittoriale, la strana coppia David Byrne e St. Vincent

Recensione
pop
Tener-a-Mente Gardone Riviera
09 Settembre 2013
«Molte canzoni le ho scritte da solo… ma le collaborazioni che ho avuto mi hanno condotto in luoghi che da solo non avrei mai visitato»: così si è espresso David Byrne nel suo saggio [i[How music works[/i]. Difficile dire però chi abbia guadagnato di più dall’ultimo viaggio-di-coppia dell’ex Talking Heads: nella cornice dannunziana del Vittoriale, la Testa Pensante (ormai candidamente zazzeruta) ha fatto da papà alla stellina indie Annie Clark (aka St. Vincent) per le due ore di uno show spumeggiante. [i]Love this giant[/i], album dell’anno scorso, è traccia di un’esibizione in cui Byrne sembra spesso sorvegliare il buon procedere dello spettacolo, lasciando la ribalta alla fascinosa protégé. Otto fiatisti sul palco danzano, marciano, girotondeggiano e coreografano, anche sdraiati, i pungenti tessuti sonori degli arrangiamenti, e con sottili dissonanze improntano il live come il disco, sostenuti da una batteria cameristico-funkeggiante e da un’elettronica discreta, funzionale. E se nella backline tromboni, trombe, corni, flauti, sassofoni, clarinetti e sousaphone punteggiano con controcanti, special, tappeti sonori e riff che vanno a spasso tra le sezioni, prima di stringersi in unisoni a tratti lirici, a tratti tonanti, nella frontline, St. Vincent sfoggia andature da Lisa Marie in "Mars attacks!", sinuosi vocalizzi e chitarre scarnificate. Byrne angelo ispiratore - così lo chiama la Clark - balla, suona e canta che neppure un ragazzino. "The forest awakes" è un po’ l’epitome di tutti questi gesti sonori, interessanti nelle migliori tracce del disco ed affascinanti nelle reinterpretazioni dei vecchi hit, da "Lazy" a "This Must Be the Place", dedicata a Sorrentino, da "Wild Wild Life" a "Burning Down the House". E il bis di "Road to Nowhere" fa ballare sotto il palco i millequattrocento presenti.

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