Il Barocco migrante di Fabio Biondi

Il direttore alla guida dell’ensemble Europa Galante ha inaugurato la stagione estiva del Teatro Due di Parma

Europa Galante
Europa Galante
Recensione
classica
Teatro Due, Parma
Fabio Biondi – Europa Galante
06 Giugno 2018

Il tempo birichino di questi giorni ha costretto la serata inaugurale della stagione estiva del Teatro Due di Parma a migrare al chiuso del suo palcoscenico principale, facendoci rinunciare al cielo dell’arena all’aperto, mercoledì scorso in effetti decisamente tutt’altro che stellato. Raccolti nella penombra dello “spazio grande” abbiamo così seguito i componenti dell’ensemble Europa Galante in altre migrazioni, questa volta prettamente musicali, tracciate dalle pagine che Fabio Biondi ha scelto per questo originale percorso di ascolto titolato Europe Unlimited! Il programma prevedeva, infatti, un susseguirsi perlopiù di singoli movimenti tratti da opere di musicisti attivi in Europa nel Settecento, assemblate con l’intento di tracciare una immagine tanto ideale quanto plastica di una specie di geografia musicale di quel tempo, dove seguire gli intrecci e i rimandi stilistici custoditi tra le note di autori quali, tra gli altri, Händel, Vivaldi, Telemann, Geminiani, Mysliveček, Paisiello, Boccherini.

Un impaginato perlomeno poco ortodosso per un ensemble da sempre impegnato nell’interpretazione del repertorio barocco con strumenti d’epoca e prassi esecutive originali, ma che si è rivelato estremamente interessante per gli squarci paralleli e gli originali confronti che ha saputo innescare. Così, percorrendo le suggestioni dei diversi sottotitoli che illustravano il programma, siamo stati introdotti nei rapporti tra Compositori italiani in Francia e compositori francesi in Italia, con l’Adagio op.7 n.4 in La maggiore e il Passagallo variato dall’op.7 n. 4 in La maggiore di Michele Mascitti seguiti dall’Allegro da op.7 n.3 di Jean-Marie Leclair, o nei rimandi tra Compositori tedeschi in Italia e compositori italiani in Germania, dove il concerto per violino rappresentava il filo conduttore che attraversava brani quali l’Allegro in Re maggiore di Johann David Heinichen, l’Andante dalla Sonata concerto in Si bemolle di Georg Friedrich Händel, o ancora l’Allegro dal Concerto per violino di Dresda in Fa maggiore F12 n.39 di Antonio Vivaldi.

Un peregrinare tra atmosfere musicali al tempo stesso coerenti e inedite, assecondate dal virtuosismo strumentale espresso da questo ensemble capace di restituire una brillantezza di suono e una vivacità dinamica sempre efficace, impreziosita dalle escursioni solistiche distribuite tra una pagina e l’altra dal violino di Biondi. Caratteri che abbiamo ritrovato anche nelle coordinate più originali, come quelle rintracciate nei rapporti tra Compositori svedesi in Gran Bretagna e compositori italiani in Russia, compositori cechi in Italia, dove abbiamo scoperto un’inedita suite composta dai brani Allegro da Ouverture n.6 F.31 di Josef Mysliveček, Grave da Drottningholmmusiken B di Johan Helmich Roman, Tempesta da Il barbiere di Siviglia di Giovanni Paisiello e dall’Allegro dalla Sinfonia nel gusto delle cinque nazioni di Carl Stamitz.

Un racconto di migrazioni di musica e di luoghi, in sostanza, proposto da una formazione che, pur ospitata in residenza presso questo teatro, appare tutt’altro che stanziale, e che è stata salutata con calorosi applausi dal pubblico presente, ricambiati con un bis che Fabio Biondi ha dedicato al Teatro Due, «unico luogo – ha sottolineato il direttore – che in questa città ha accolto noi, migranti della musica».

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