I due mondi di Francesco Tristano

Con on early music il pianista lussemburghese propone un recital fra musica antica e techno

Francesco Tristano (foto Alfonso Salgueiro/Philharmonie Luxembourg)
Francesco Tristano (foto Alfonso Salgueiro/Philharmonie Luxembourg)
Recensione
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Luxembourg, Philharmonie
Francesco Tristano - on early music
28 Gennaio 2023

Francesco Tristano non è il solito pianista. Inutile cercare dei notturni Chopin o delle sonate di Schubert nei suoi recital. L’inizio, quello sì, è stato molto classico: diploma al Conservatorio di Lussemburgo, dove è nato, poi un percorso formativo che l’ha portato da Bruxelles, a Riga, a Parigi e finalmente alla Juilliard School a New York con docenti come Mikhail Pletnev e Rosalyn Tureck, per citarne solo due fra i più noti.

Da subito sceglie Bach come nume tutelare e poco dopo si avvicina a Frescobaldi, ma a New York scopre i club e la musica elettronica. E da allora il suo itinerario artistico percorre strade inedite, almeno per un pianista con la sua formazione, con frequenti incursioni nel mondo techno ma sempre con uno sguardo ai classici. «Che si tratti di musica alta o di massa, la musica fa parte dello stesso fiume sonoro: universale, uno e indivisibile»: è il credo dichiarato nella biografia del suo website, accanto a quanto un rassicurante Alban Berg disse a George Gershwin un po’ intimidito dalle complessità dei colleghi europei: “Mr. Gershwin, music is music.”

Nasce proprio dall’incontro fra quei due mondi il suo ultimo recital on early music, che prende a prestito il titolo dal suo ultimo CD nato durante l’isolamento pandemico, approdato, dopo diverse tappe in vari Paesi, alla Philharmonie de Luxembourg, in una Grande Salle affollata da un pubblico particolarmente trasversale e intergenerazionale.

Francesco Tristano (foto Alfonso Salgueiro/Philharmonie Luxembourg)
Francesco Tristano (foto Alfonso Salgueiro/Philharmonie Luxembourg)

Non è il classico recital pianistico quello di Francesco Tristano, che è sì seduto da solo al pianoforte e alle tastiere, ma si avvale anche di diversi effetti visivi che ne accrescono la dimensione spettacolare. Già all’ingresso in sala le luci sono attenuate da una nebbia leggera che invade la sala: è la foschia che si dissolve lentamente mentre il sole sorge sul mare del video proiettato a tutto schermo sul fondo del palcoscenico. “Early music” non è solo la musica della prima parte, nella quale il pianista esegue senza quasi soluzione di continuità brani di Girolamo Frescobaldi, Orlando Gibbons, Jan Pieterszoon Sweelinck, John Bull alternandoli ad altri composti (o solo ripensati) da lui stesso ed eseguiti con un tocco asciutto, che ricorda quello di Glenn Gould. È anche la musica del primo mattino o forse del primo Francesco Tristano, che incide Frescobaldi Dialogues già nel 2007 con brani dal Primo libro di Toccate con sue improvvisazioni.

E poi, quando il sole è alto nel cielo, il mood cambia radicalmente e si entra nel mondo techno con effetti luminosi e il mixaggio di motivi presi da storici, estratti e rielaborati dal vivo con declinazioni jazz al pianoforte o alla tastiera MIDI, ed elaborazioni elettroniche e loop dal vivo. Cambia completamente pelle e sound, restando fedele al suo credo musicale: «Sono sempre più convinto che non ci siano limiti alla musica: si può sempre fare un passo in più...» E lo si vede anche dalla ventina di album alle spalle, dalla classica alla contemporanea fino alla techno passando per l’ambient. Del resto, lo dice lui stesso prima del concerto, sono il ritmo e la danza, così diffusa nella musica antica, gli elementi che legano quei mondi di suoni solo in apparenza così lontani.

Francesco Tristano tiene la scena per oltre un’ora e mezza ed è festeggiato da calorosi applausi e chiamate. Saluta e ringrazia il suo pubblico aspettando il prossimo passo che, certamente, sorprenderà ancora.

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