Fritz fragile ma di successo

"L’amico Fritz" di Mascagni al Teatro La Fenice

Recensione
classica
Gran Teatro La Fenice Venezia
Pietro Mascagni
03 Giugno 2016
Commedia lirica di ambientazione borghese e di tono idilliaco, agli antipodi rispetto al turgido melodramma di “Cavalleria”, “L’amico Fritz” torna periodicamente sulle nostre scene. Se su “Cavalleria” si allungò l’ombra del sospetto che il suo grande successo fosse dovuto principalmente alla fonte verghiana, la gracilità del plot combinata con un certo versificare stucchevole del libretto di P. Suardon (al secolo Nicola Daspuro) basta a allontanare ogni sospetto e assegnare alla generosa ispirazione melodica mascagnana un successo più discreto di “Cavalleria” ma senza dubbio durevole. È il Teatro La Fenice a presentare ora un nuovo allestimento curato da Simona Marchini, noto volto televisivo e melomane di lungo corso, legata a modelli registici di impianto tradizionale. Complici le oleografiche scenografie firmate da Massimo Checchetto (timidamentge trasgressiva in qualche prospettiva sghemba) e ancor più i tradizionalissimi costumi da figurine Liebig di Carlos Tieppo, Marchini illustra diligentemente il materiale drammatico, incurante dell’eccessiva ingenuità e delle non poche incongruenze del libretto. Del resto, “L’amico Fritz” va preso per quel che è e a poco vale farsi troppe domande. Al valore della partitura di sicuro crede molto il direttore Fabrizio Maria Carminati che esalta la vigorosa vena melodica della partitura con un’enfasi che talvolta suona eccessiva se contrastata con la fragilità del testo drammatico. E proprio nel celebre intermezzo che precede il terzo atto dà libero sfogo allo slancio sinfonico. Apprezzabile comunque l’attenzione prestata al dettaglio strumentale, che mette in rilievo gli ottimi interventi solistici degli stumentisti dell’Orchestra del Teatro La Fenice in gran forma. Lo stesso slancio non si trova che in parte in un cast fatto di voci discrete e corrette, ma prive di veri fuoriclasse. Alessandro Scotto di Luzio (Fritz) ha un bel timbro luminoso e lo squillo ma l’interprete è ancora acerbo. Carmela Remigio (Suzel) è più sicura ma non del tutto comoda nella regione acuta. Più convincenti Elia Fabbian (David) e Teresa Jervolino (Beppe). Funzionali ai rispettivi piccoli ruoli Alessio Zanetti (Federico) e William Corrò (Hanezò). Pubblico numeroso, il successo si ripete anche questa volta.

Note: Nuovo allestimento della Fondazione Teatro La Fenice. Date rappresentazioni: 27, 29, 31 maggio, 3 e 4 giugno 2016. Dal 3 giugno alle 20 lo spettacolo è visibile in streaming su Culturebox (http://goo.gl/Rn3xGB).

Interpreti: Carmela Remigio (Suzel), Alessandro Scotto di Luzio (Fritz Kobus), Elia Fabbian (David), Teresa Jervolino (Beppe), William Corrò (Hanezò), Anna Bordignon (Caterina), Alessio Zanetti (Federico)

Regia: Simona Marchini

Scene: Massimo Checchetto

Costumi: Carlos Tieppo

Orchestra: Orchestra del Teatro La Fenice

Direttore: Fabrizio Maria Carminati

Coro: Coro del Teatro La Fenice

Maestro Coro: Claudio Marino Moretti

Luci: Fabio Barettin

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