Benvenuti al Circo Ligeti
L’Hessisches Staatstheater di Wiesbaden inaugura una nuova stagione con un riuscito allestimento de “Le Grand Macabre” di György Ligeti
Conclusa fra le polemiche la guida decennale di Uwe Eric Laufenberg, si apre una nuova pagina per l’Hessisches Staatstheater di Wiesbaden con il tandem al femminile Dorothea Hartmann e Beate Heine. E si apre in grande stile con un nuovo allestimento de Le Grand Macabre di György Ligeti. Lo sforzo produttivo che l’“anti-anti-opera” di Ligeti (la definizione è dello stesso compositore) richiede è notevole e lo è specialmente per un teatro che non può certo competere con i mezzi dei maggiori teatri lirici del Paese per le masse coinvolte e per la complessità della scrittura musicale, ma l’esito è di quelli importanti e apre il nuovo corso sotto i migliori auspici.
Difficile raccapezzarsi nella folle sarabanda costruita da Ligeti a partire dal dramma di Michel de Ghelderode, sorta di moderna danza macabra, poco macabra e molto anarchica con la sconfitta dell’angelo della morte Nekrotzar come improbabile esito. La giovane regista Pınar Karabulut, carriera importante nel teatro di prosa (sarà presto la nuova codirettrice del prestigioso Schauspielhaus di Zurigo) e solo qualche colpo ma ben assestato nel teatro musicale (il suo recente Trittico alla Deutsche Oper è stato oggetto di molti elogi), rivoluziona la disposizione tradizionale portando l’orchestra sul fondo del palcoscenico e chiedendo all’estro creativo dello scenografo Jo Schramm una pista di un circo protesa verso la platea come spazio unico dello spettacolo. Sul palcoscenico incombe un enorme cono dalla superficie trasparente, che si fa dapprima enorme incavo uterino che partorisce Nekrotzar (per accogliere poi gli amanti in fregola Amanda e Amando), quindi, ruotando, enorme telescopio per Astradamors e, ancora, cometa di sventura o tromba dell’Apocalisse che annuncia una fine imminente che non ci sarà. Il fallimento del grandioso piano distruttivo del cialtronesco Nekrotzar verrà plasticamente e scatologicamente mostrato attraverso l’espulsione da quella stessa tromba rovesciata, trasformatasi in un colossale sfintere cosmico, di un pallone terracqueo sgonfiato e ridotto a miserabile straccio.
La ridefinizione dello spazio scenico non serve solo ad avvicinare al pubblico gli attori della vicenda dando così rilievo alla parola scenica ma li mette tutti su uno stesso piano, quasi a dare una vita teatrale alla tipica folla di personaggi che animano i quadri di Pieter Bruegel (del resto Bruegellandia si chiama l’immaginaria città in cui è ambientata l’opera). La chiave del circo è anche quella che ispira la direzione attoriale, ricca di spirito e antinaturalistica come si addice a un lavoro che ha poco o nulla di realistico, e i fantasiosi costumi dai colori brillanti di Teresa Vergho.
Non meno riuscita è la realizzazione musicale, che vede il debutto sul podio dell’Hessisches Staatsorchester in stato di grazia del neodirettore musicale del teatro, Leo McFall. Precisione e humor sono i due termini che meglio descrivono il lavoro sull’orchestra del direttore britannico capace di dare un senso teatrale al caos creativo della scrittura ligetiana che mescola antico e contemporaneo in un polistilismo citazionista mai fine a se stesso. All’ottima resa musicale contribuisce anche l’affiatata compagnia di canto sollecitata a un grande impegno scenico quanto vocale. Seth Carico è un Nekrotzar esuberante come attore ed estremamente abile come cantante nell’alternare voce piena a falsetto e “Sprechgesang” senza apparente sforzo. Cornel Frey è un Piet vom Fass scatenato in scena e vocalmente acrobatico, mentre l’imponente Sion Goronwy è un Astradamors irresistibile in abiti femminili negli improbabili sadomasochismi coniugali con Ariana Lucas, spiritata Mescalina ultrafemminista. Molto abili a districarsi nelle asperità siderali della scrittura vocale sono anche Galina Benevich, il principe Go-Go, e Josefine Mindus, Venere e Gepopo, come anche i due ministri Sascha Zarrabi e Hovhannes Karapetyan, che sembrano usciti da un fumetto. Spiritosamente delicata la coppia di amanti di Inna Fedorii e Fleuranne Brockway piuttosto abili nelle evoluzioni ginniche di ispirazione tantrica. Ben assortiti anche gli altri ruoli minori e il Coro dell’Hessisches Staatstheater che assolve bene i propri interventi spesso fuori scena.
Peccato per i molti i vuoti in sala alla terza delle recite del cartellone ma il pubblico presente non lesina su applausi e chiamate a tutti i numerosi interpreti.
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