Alla riscoperta del pianoless

Luci e ombre nel quartetto di Gary Smulyan e Jack Walrath, al Dolomiti Ski Jazz

Foto Nicola Malaguti
Foto Nicola Malaguti
Recensione
jazz
Dolomiti Ski Jazz Ziano di Fiemme
11 Marzo 2015
Più si allunga la storia del jazz, più aumenta il materiale tematico accumulato a disposizione di tutti i cultori. Come la musica classica, anche il jazz si è dotato di un proprio repertorio specifico da sottoporre a continue reinterpretazioni: non solo gli standard forniscono il pane quotidiano da rimasticare assieme in qualsiasi jam session, ma anche opere discografiche uniche e irripetibili, come [i]A Love Supreme[/i] e [i]Ascension[/i] di Coltrane, o [i]Science Fiction[/i] di Coleman, sono diventate oggetto di coraggiose riproposizioni. Legittima e opportuna quindi l’idea di Jack Walrath e Gary Smulyan di rinverdire un capitolo tanto circoscritto quanto importante del cool jazz: il “pianoless quartet” creato da Gerry Mulligan e Chet Baker nel 1952. In realtà i due co-leader hanno avuto l’accortezza di prendere decisamente le distanze dal modello storico. A cominciare dal repertorio, che ha compreso alcuni original a fianco di brani di Mingus, Art Farmer, Tommy Flanagan, oltre a un languido “Anema e core” proposto dal baritonista in trio. Come bis i due comprimari senza ritmica hanno dedicato “God Bless The Child” a Lew Soloff, appena scomparso. Ma le differenze maggiori si sono verificate a livello di pronuncia: una volta dimenticati gli equilibri, il sound, lo swing del quartetto storico, il trascinatore dell’interplay un po’ approssimativo del progetto attuale è risultato Smulyan, il quale ha confermato la tempra del grande narratore, dalla voce scura e insinuante, ora nervosa ora avvolgente. Un gradino al di sotto si è rivelato il trombettista: il suo fraseggio frammentato da frequenti pause è stato accompagnato da una sonorità sgretolata e sdrucciola, all’inizio stentata. Al contributo di concreta efficacia del batterista ha fatto riscontro il sound morbido del contrabbassista, a tratti divagante negli assolo.

Interpreti: Jack Walrath: tromba; Gary Smulyan: sax baritono; Ray Drummond: contrabbasso; Billy Drummond: batteria.

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