Lo Châtelet sceglie Py

Con Olivier Py il teatro parigino spera nel rilancio dopo un periodo complicato

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Olivier Py (Foto Christophe Raynaud)
Olivier Py (Foto Christophe Raynaud)

Alla fine il Théâtre du Châtelet ha scelto il suo nuovo direttore generale: Olivier Py. Il suo nome circolava da settimane fra i papabili con quelli di Valérie Chevalier, direttrice generale dell’Opéra di Montpellier, e Sandrine Martins, direttrice generale del parigino Carreau du Temple, che sarebbero state preferite in quanto donne dalla maggioranza del Consiglio del Comune di Parigi, finanziatore principale del teatro con circa 15 milioni di euro a stagione.

Nato a Grasse nel 1965, Olivier Py è un autore teatrale, attore (molto popolari le sue esibizioni “en travesti” come Miss Knife) e regista, molto attivo anche in campo operistico. Nella scorsa stagione al Teatro alla Scala ha firmato la regia di Thaïs. Personaggio per certi versi controverso e molto attivo nel dibattito anche politico in Francia, Py vanta una venticinquennale esperienza manageriale soprattutto in campo teatrale, avendo ricoperto il ruolo di direttore al Centre dramatique national d’Orléans, quindi al Théâtre national de l’Odéon e infine al Festival di Avignone, il suo incarico più recente iniziato nel 2013 e conclusosi con l’edizione della scorsa estate.

Il neonominato direttore generale di quello che il quotidiano Le Monde ha descritto come un “teatro alla deriva” dovrà far leva sulla sua lunga esperienza per cercare di riportare lo Châtelet al profilo che ha mantenuto fino alla fortunata gestione di Jean-Luc Choplin conclusasi nel 2017. Nonostante le premesse favorevoli, la successiva nomina del duo Ruth Mackenzie e Thomas Lauriot dit Prévost è stata segnata da polemiche e incomprensioni che hanno finito per pesare sulla gestione. Questo per tacere della chiusura per lavori durata 28 mesi della storica sala prima e per pandemia in seguito, che hanno compromesso ulteriormente una situazione già complessa. Tormentata è stata anche la conclusione di quella lunga pagina, con il dimissionamento di Ruth Mackenzie  nel 2020 e le improvvise dimissioni di Thomas Lauriot dit Prévost nello scorso luglio, che hanno lasciato il teatro nella più grande incertezza sulle prospettive artistiche.

Anche se il barometro punta già al bello con il 95% circa dei posti occupati in questo inizio di stagione (e soprattutto con un 70% di spettatori alla prima esperienza e un 30% sotto i 30 anni), la prima sfida sarà rimettere in sesto i conti e cercare ripianare un deficit che è stimato fra i 4 e i 6 milioni di euro. Le premesse, comunque, ci sono così come l’impegno dichiarato nelle prime parole del neonominato direttore: “Cercherò di restituire a questo teatro il posto che gli spetta e di immaginare un progetto musicale, internazionale, multidisciplinare e popolare” ha annunciato Py in un comunicato stampa. E ancora: “aprire questo teatro a tutti e farne un esempio di democratizzazione culturale è la battaglia che condivideremo con l’eccellenza della squadra dello Châtelet”.

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