Blackfacing all’Oper Frankfurt?

Un interprete col volto dipinto di nero alla prima di “Le Grand Macabre” di György Ligeti scatena la polemica di alcuni esponenti politici della città tedesca

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 Le Grand Macabre
Le Grand Macabre

A Francoforte sul Meno sta suscitando vivaci polemiche fra i politici l’allestimento di Le Grand Macabre di György Ligeti, la cui prima si è celebrata domenica 5 novembre. L’apparizione in scena di un interprete con il volto (e non solo) dipinto di nero nella produzione firmata da Vasily Barkhatov ha provocato l’accusa di blackfacing da parte di Britta Wollkopf, consigliera comunale e responsabile per la Cultura del gruppo dei Volt, un partito europeista con quattro eletti in Consiglio comunale. Secondo Wollkopf non ci si sono dubbi che si tratti di un caso di blackfacing “come non vorremmo più vedere e come sicuramente non siamo più disposti a tollerare nei tempi illuminati di oggi.” Per l’esponente di Volt, tale episodio sarebbe la dimostrazione che i modelli di pensiero e di comportamento razzisti sono ancora presenti nella vita quotidiana e stigmatizza l’episodio che legittimerebbe le narrazioni razziste, per di più “su un palcoscenico così rispettabile”. Da qui la richiesta del gruppo consiliare alla direzione dell’Oper di Frankfurt “di correggere immediatamente questa cattiva pratica e fare una dichiarazione pubblica al riguardo”. A dar manforte si è aggiunta la consigliera comunale Mirrianne Mahn del gruppo dei Verdi, maggioritario in Consiglio comunale, che presiede la commissione Cultura e, a proposito dell’episodio, ha dichiarato: “Come rappresentante politica che si occupa di cultura e membro del Consiglio di vigilanza dell’Oper Frankfurt, sono profondamente rammaricata. Come donna di colore di Francoforte, sono scioccata e ferita”, aggiungendo come non ci sia motivo di dipingere di nero un bianco.

Chiamata in causa, l’Oper Frankfurt ha offerto un’interpretazione completamente diversa della vicenda, rigettando le accuse di blackfacing. In effetti, l’interprete incriminato rappresenterebbe il dio Anubi, “un’antica divinità egizia rappresentata con testa di cane nero o di sciacallo”. Tale divinità svolgeva un ruolo importante soprattutto in relazione al culto dei morti presso gli antichi Egizi: a lui spettava la prima mummificazione e il compito di accompagnare le persone nel regno dei morti. “È anche il motivo per cui questo personaggio si vede in scena, perché nell’opera Le Grand Macabre l’umanità si sta preparando alla fine del mondo.” A difesa dell’Oper Frankfurt scende anche la responsabile degli affari culturali del Comune di Francoforte, la socialdemocratica Ina Hartwig, che difende l’Oper Frankfurt, sostenendo che si potrebbe parlare di blackfacing solo se si fosse trattato di un bianco che vuole rappresenta una persona di colore ma così non è.

Nel frattempo, dopo un confronto fra il sovrintendente e direttore artistico dell’Oper Frankfurt Bernd Loebe e Mirrianne Mahn, le cose sembrano chiarite, come anche conferma Uwe Paulsen, vicepresidente del consiglio di sorveglianza degli Städtische Bühne (i Teatri Comunali, di cui fa anche parte l’Oper Frankfurt) e portavoce della politica culturale per il gruppo consiliare dei Verdi.

A questo punto non resta che aspettare la seconda recita in programma il 10 novembre per vedere se le polemiche sono destinate a spegnersi del tutto.

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