Massimo Volume: un audiolibro elettrico

Il ritorno discografico dei Massimo Volume con Il nuotatore (42 Records), dopo quasi sei anni di silenzio

Massimo Volume - nuovo disco  il Nuotatore - recensione
Disco
pop
Massimo Volume
Il nuotatore
42 Records
2019

In fondo, un disco dei Massimo Volume è come un audiolibro dotato di colonna sonora. Emidio Clementi declama i testi di cui è autore, mentre sotto la band macina musica: lui stesso al basso, Vittoria Burattini alla batteria ed Egle Sommacal alla chitarra.

Quest’ultimo, in particolare, nella circostanza fa per due, essendo la formazione – per la prima volta in assoluto – condensata a trio. Ascoltandolo, il risultato è impressionante: talvolta lo strumento si moltiplica a tal punto da sembrare altro: ad esempio nell’episodio iniziale, “Una voce a Orlando”, dove simula un bordone da organo. Ispirato alla strage commessa nel giugno 2016 in quella città della Florida, il brano definisce il canone dell’opera: suono imponente e riff imperioso accolgono il grigio paesaggio domestico disegnato dalla narrazione (“La noti amore, nascosta là in fondo, quella crepa nel muro? È da lì ogni tanto che io vedo, anche se è buio”).

Arriva poi “La ditta di acqua minerale”: ritratto di un uomo sconfitto (“Tornò a casa che era ormai giorno, aveva freddo malgrado fosse una splendida mattina d’agosto. Incrociò per strada i vicini che andavano al lavoro, gli chiesero se andasse tutto bene, lui annuì, ma aveva l'aspetto di un morto”) adagiato su un epico fondale sonoro straziato da un angoloso arabesco chitarristico. L’effetto è monumentale. Così accade pure nel pezzo che dà titolo all’insieme, omonimo a un racconto dello scrittore statunitense John Cheever: “All’improvviso il tempo cambia, comincio a sentire freddo, come se l’estate se ne fosse andata di colpo, come se tutto quello che avevamo fosse andato perso”.

E se in “Fred”, avvolto dallo spleen, Clementi immagina una passeggiata a Venezia con Nietzsche, ne “L’ultima notte del mondo” chiama a raccolta alcuni esploratori dell’oscurità (Novalis, Bela Lugosi, Chopin, James Ellroy e Von Masoch, oltre al compositore contemporaneo William Basinski).

Più in là, sostenuto da un altro solenne riff scolpito da Sommacal, mette a confronto invece le raccomandazioni di sua madre (“Preparati, fai in fretta, ti sei lavato dietro le orecchie? Ti sei cambiato le mutande, i calzini, la maglietta?”) con la sorte beffarda del generale José Sanjurjo (capo dell’insurrezione che avrebbe portato al potere in Spagna Francisco Franco, morto in un incidente aereo quando stava rientrando in patria da vincitore).

Il campionario umano è dunque eterogeneo, accomunato tuttavia da un senso di perdita. Ecco in quale maniera tornano i Massimo Volume, dopo quasi sei anni di assenza, con il settimo album della serie, terzo dalla ricostituzione del 2008, di cui è editrice l’etichetta che ha fatto le fortune di Cosmo, I Cani e Colapesce. Una premessa beneaugurante per un disco che si attesta fra i migliori realizzati dal gruppo bolognese.

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