Indaco, il ritorno del Mediterraneo

Mediterraneo Express è il nuovo disco di Indaco Project, sulla scia di Pagani e della prima world music italiana

Indaco Project
Indaco Project
Disco
world
Indaco Project
Mediterraneo Express
Filibusta Records
2019

Il nome Indaco è un formidabile attizzatoio di memorie: la storia della popular music italiana in chiave “etnica” e “mediterranea” (beneficio d’inventario sulle definizioni, in mancanza di meglio) senza l’opera della formazione che prese nome da un colore sarebbe stata diversa.

In un certo senso, gli Indaco – che hanno conosciuto avvicendamenti d’organico, divisioni, ripartenze e improvvisi stop – sono stati i migliori continuatori delle intuizioni scaturirono da due lavori seminali e all’epoca passati quasi inosservati, nel panorama discografico italiano: il primo disco da solo di Mauro Pagani, e il successivo progetto Carnascialia, con le ultime tracce lasciate da Demetrio Stratos. In buona sostanza ci fu un momento storico, tra i musicisti italiani che lavoravano nei gruppi di art rock in varie declinazioni attratti dalle note classiche, da quelle di tradizione orale, dal jazz, in cui tutto andò a confluire nel gran fiume della nascente world music. 

Non sarà un caso che il nome del violinista bresciano ex PFM compaia in Vento del deserto del 1997, primo disco ufficiale di Indaco, a fianco di Francesco di Giacomo del Banco e di Toni Esposito, e in Amorgos, del 1999: un’epitome del prog che annusava profumi “etnici” del mare nostrum già intuiti. A partire dagli esordi veri, quindi ancora prima di Vento degli Indaco, elementi determinanti furono il compianto Rodolfo Maltese, chitarrista del Banco, e lo specialista di corde Mario Pio Mancini. Maltese non c’è più, come non c’è più Francesco di Giacomo. Indaco, che oggi è Indaco Project, è nelle mani di Mario Pio Mancini, impegnato a bouzouki e mandola; i nuovi apporti sono quelli della vocalist Valeria Villeggia, anche eccellente arpista, e Bruno Zoia al contrabbasso. 

Attorno al trio di corde molti ospiti, come di consueto, nella storia del gruppo: dove faremo menzione almeno di Nando Citarella a voce e percussioni, e Marco Valabrega a violino e viola. Tocca a Villeggia aprire le danze con la sua "Ballata controvento", eccellente e fluido brano mediterraneo; poi inizia uno sfavillante gioco di citazioni: il tradizionale greco "Misirlou",lla ninnananna emiliana "Dormi Nanin", che molti rammenteranno nella maestosa versione di Ginevra di Marco, "Ederlezi" dal gran canzoniere Rom e un recupero (da brividi) di "Soneanima", che fu una bandiera per dischi e concerti di Indaco, con la voce di un altro angelo caduto, Andrea Parodi. Tutto scorre, e anche troppo in fretta, in questo disco: che, contrariamente a tanti cd stipati di “filler”, è fin troppo breve.

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