Il desiderio karmico di Actress

Con Karma & Desire il produttore britannico Actress si conferma figura chiave dell'elettronica contemporanea

Actress Karma & Desire
Disco
pop
Actress
Karma & Desire
Ninja Tune
2020

Nel nuovo album, sesto della serie con lo pseudonimo Actress, preceduto in estate dall’estemporaneo mixtape 88, il quarantunenne Darren Jordan Cunningham prova a mettere in equilibrio i vettori che indirizzano la sua avventura artistica.

Da un lato, l’impulso originario della techno scoperta in gioventù, quando – dovendo rinunciare a una promettente carriera da calciatore a causa di un grave infortunio – indossò panni da DJ nella nativa Wolverhampton, per poi immergersi nel ribollente calderone del clubbing londinese d’inizio secolo. Dall’altro, la successiva aspirazione a misurarsi con la musica colta, testimoniata dall’ambizioso progetto coltivato nel 2018 con la London Contemporary Orchestra e culminato discograficamente in LAGEOS, quindi dall’ancora più complesso esperimento di reinvenzione del Welt-Parlamente di Karl-Heinz Stockhausen, primo atto dell’opera Mittwoch aus Licht, messo in scena lo scorso anno alla Royal Festival Hall del Southbank Centre schierando il prototipo d’intelligenza artificiale Young Paint accanto al Nederlands Kammerkoor, diretto nell’occasione da Robert Ames, e alla pianista toscana Vanessa Benelli Mosell, già allieva del maestro tedesco.

– Leggi anche: Actress da camera

Quest’ultima fa capolino in Karma & Desire, ponendo il proprio strumento al servizio della garbata ambient cameristica di "Public Life". Non è l’unica complice del protagonista, nella circostanza: si avvista anzitutto l’astro nascente di Zsela, narratrice sia nella rarefatta atmosfera di “Remembrance” sia nella seducente “Angels Pharmacy”, il cui algido erotismo s’irradia su un groove quasi subliminale.

“Il destino è incastrato nel cielo”, sussurra ripetutamente la giovane cantautrice newyorkese, preannunciando il soggetto del disco: “Una tragedia romantica ambientata fra paradiso e sottobosco”, nelle parole dell’autore. La novità più appariscente, rispetto ai lavori precedenti di Actress, è appunto l’utilizzo delle voci, in larga misura femminili: dalla cantante danese Christel Well, liofilizzata fra gli spasmi ritmici di “Loose”, alla DJ californiana Aura T-09, in evidenza tanto in “Turin”, numero deep house dedicato inopinatamente – auspice il festival Club To Club? – al capoluogo piemontese, quanto nell’avvincente dubstep minimalista di “Loveless”.

Fra coloro che s’impegnano al microfono il più celebre è però il fuoriclasse britannico Sampha, che conferisce valore aggiunto a tre episodi: presenza ectoplasmatica in “VVY”, viandante sperduto nell’astrazione impressionistica di “Many Seas, Many Rivers” e infine crooner avveniristico nell’R&B esistenzialista di “Walking Flames”, che chiude la sequenza ostentando elegante emotività.

A dieci anni esatti da Splazsh, l’album che ne rivelò il talento grazie all’indipendente di Damon Albarn Honest Jon's, essendo transitato frattanto dai santuari culturali della capitale (Tate Modern e Barbican), Actress merita di essere considerato a questo punto figura essenziale nello scacchiere del suono elettronico contemporaneo.

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