Andrea Piccioni, tamburi senza frontiere

Tamburo e voce di Andrea Piccioni è un disco affascinante, incentrato sui molti possibili incontri dei tamburi a cornice

Andrea Piccioni - Tamburo e voce
Disco
world
Andrea Piccioni
Tamburo e voce
Visage Music
2020

Questo di Andrea Piccioni è un disco affascinante e riuscito, che se dovesse trovare una collocazione spaziale nella vostra discoteca (fisica, si intende: i bit non conoscono distanze né lontananze, e non è detto che sia un bene, oltre quello di non accumulare polvere) dovrebbe andare, di diritto, accanto ai lavori degli ultimi anni di Alfio Antico. Tamburo e voce, ci precisa il titolo, a indicare il grumo essenziale, il motore fisico ed emozionale che tiene in movimento l'intera macchina del suono dove intervengono Vincent Noiret alla chitarra battente e al contrabbasso, Pierfrancesco Mucari al sax soprano e allo scacciapensieri, Yinon Muallem a oud e cümbüş, Matthias Haffner a pandeiro e berimbau, Sirojiddin Juraev al dutar, il liuto a due corde originario della Persia.

Piccioni, poi, maneggia (con molto gusto), oltre a tamburi tradizionali da ogni latitudine e metalli sonori anche una panoplia di devices elettronici, che spesso intervengono a esaltare o smorzare frequenze.

Dunque, la densità di “tamburo e voce” andrà intesa come cuore centrale, attorno al quale si dipanano mille rivoli sonori, e su uno spettro geografico che evidentemente accorpa l'Occidente e l'Oriente, per stendere sotterranee ife di armonici fin dall'altra parte dell'Oceano, il Brasile “afroamericano” di pandeiro e berimbau, strumenti calcati notoriamente su diretti progenitori africani.

Troverete qui composizioni per chitarra battente e canti sul tamburo, una sorta di piacevolissima disfida in 7/8 tra tamburello e scacciapensieri da un lato, pandeiro e berimbau dall'altro, un salterello dell'Aniene con campionature di zampogna, un duetto dutar - tamburello, un canto sul cupa cupa a frizione che incrocia il tintinnio dell'oud arabo e del cümbüş turco, dal suono metallico così vicino al banjo, un jahaptall, ciclo ritmico della tradizione afgana e indiana in dieci. Le sorprese timbrico-strumentali sono a ogni brano. Tiene assieme il tutto la voce rotonda e matura di Andrea Piccioni, e soprattutto le sue mani ubique su pelli, metalli e cursori. Una gioia per ascoltatori che detestano i passaporti di legittimità stilistica e i controlli estetici alla dogana.

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