Selfie con dischi PRO #1: Giulia Cavaliere

La nostra rubrica dedicata agli ascoltatori forti esplora ora gli scaffali dei professionisti del settore: giornalisti, critici, uffici stampa…

45 giri - selfie con dischi Giulia Cavaliere
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Ascoltatori appassionati, collezionisti irriducibili, indomiti sognatori, enciclopedie viventi: dopo i tanti uomini e donne che, pur avendo un altro lavoro, fanno dei dischi e della musica una delle attività più importanti della loro quotidianità, Selfie con dischi parte ora con la sua seconda serie, alla scoperta delle collezioni di chi con la musica ci lavora tutti i giorni: giornalisti, critici, addetti stampa… 

Ai loro mondi di musica, professionali ma anche privati e personali, dedichiamo un veloce ritratto in cui possono raccontare se stessi, la loro passione e, soprattutto, suggerirci un sacco di ascolti!

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La prima della nuova serie tocca a Giulia Cavaliere (abbiamo recensito qui il suo libro Romantic Italia).

Giulia Cavaliere - Selfie con dischi PRO

 

Nome e cognome: Giulia Cavaliere

Età: 34 anni

Professione: giornalista, critica musicale

Dischi posseduti: circa 2200 tra vinili e cd, leggero vantaggio numerico per i vinili.

 

Quante ore di musica ascolti mediamente al giorno e in che momenti? 

«Molto difficile quantificare, direi sempre quando sono da sola, sia che sia in casa che fuori, una media di 6/7 ore al giorno. Naturalmente a volte anche non da sola, quindi forse è più facile dire quando non la ascolto: quando sto passeggiando con altre persone, quando sto leggendo, quando sto guardando un film».

L’ascolto professionale e quello per piacere sono momenti distinti o si mescolano nella giornata? Raccontaci…

«Sono momenti che partono distinti ma poi si mescolano, vale a dire che mi è molto difficile ascoltare un disco per puro piacere e non trasformare l’ascolto in una raccolta di stimoli che diventano poi potenziale lavoro, le basi per un pezzo da scrivere per esempio: non succede ogni volta, è chiaro, ma succede. Questa cosa, comunque, non mi priva minimamente del piacere dell’ascolto ma, semmai, aggiunge un livello. Quando ho iniziato a scrivere di musica, una decina di anni fa, mi capitava di recensire di tutto, è un esercizio, parte della prima gavetta, in quel caso c’era maggiore distanza tra il momento dell’ascolto per lavoro e quello per piacere – ovviamente posto che per me ascoltare musica costituisce sempre, di base, un momento di grande eccitazione esplorativa». 

Selfie con dischi _ Giulia Cavaliere

«Ora mi occupo soprattutto di approfondimenti discografici o di costume musicale, di interviste, di racconti lunghi di album e storie di artisti e questo fa sì che mi immerga in dimensioni sonore che generalmente amo o ricerco. Scrivere, poi, è chiaro, è un ottimo modo per aggiungere ascolti ed è anche la continua occasione per approfondire mondi che già credevi di aver approfondito e che invece il confronto con la pagina bianca impone di affrontare ancora di più». 

«Un fatto: quando scrivo di un disco ascolto sempre quel disco. Quell’ennesimo ascolto di qualcosa di cui sto scrivendo mi immerge nell’atmosfera e mi aiuta moltissimo, mi offre il ritmo, il tiro della scrittura».

«Un fatto: quando scrivo di un disco ascolto sempre quel disco, non è utile in termini sostanziali, è chiaro, perché sarebbe un po’ come raccontare un libro mentre lo stai leggendo: impossibile se non lo conosci già bene, però quell’ennesimo ascolto di qualcosa di cui sto scrivendo mi immerge nell’atmosfera e mi aiuta moltissimo, mi offre il ritmo, il tiro della scrittura».

Selfie con dischi - Giulia Cavaliere

C’è un formato (vinile, cd) che preferisci? Nel caso perché? 

«Preferisco il vinile perché esalta la dimensione fisica della musica e per me quello per la musica è un amore anche fisico, si connette molto al desiderio, anche nella ricerca, nello sporcarsi le mani. Detto questo voglio bene, per logico legame anagrafico, anche a musicassette e CD. La musica in formato streaming digitale, poi, oggi per me è uno strumento grandioso ed essenziale, del tutto irrinunciabile sia per lavoro che per puro digging e piacere. Non riesco invece ad ascoltare da YouTube, mi pare così sciatto e così scarso in termini di qualità che faccio grande fatica quando mi tocca farlo».

Quando hai comprato il tuo primo disco? Ti ricordi qual era e ce lo racconti brevemente?

«Una delle prime volte in cui sono uscita da sola senza i miei genitori, ero piccola, con le poche banconote che avevo con me ho comprato il vinile di English Settlement degli XTC che non ha scritto neppure il nome del gruppo né il titolo in copertina. In un negozio di dischi della mia città pieno di CD, tra i pochissimi vinili se ne stava questo disco verde che costava 3.000 lire, io ero molto innamorata di questi cosi (12 pollici) che i miei tenevano in uno scaffale della libreria e fin da piccolissima – 3 o 4 anni, pare – ho trascorso molte ore a sfiorare le coste, a guardare le copertine, esplorarle. Quel pomeriggio mi è parso incredibile trovare uno di questi dischi fuori di casa, al tempo il giradischi di famiglia era rotto e io non avrei potuto ascoltare il nuovo acquisto, lo comprai comunque come si compra un quadro, un oggetto da osservare e tenere per sempre, prevedendo di ascoltarlo più avanti, un giorno. Un po’ di tempo dopo ho scoperto gli XTC tramite altri album e mi sono perdutamente innamorata delle loro canzoni e della loro attitudine, a quel punto ho anche scoperto di possedere English Settlement da anni».

English Settlement

Dove acquisti principalmente i dischi?

«Tanti mercatini, negozi – che sono anche sempre al centro di qualche giornata di viaggio quando vado in altre città italiane o ovunque nel mondo – e come extrema ratio Discogs. Compro dischi ovunque e come mi ha detto una persona una volta: tu riusciresti a trovare un disco da portarti a casa anche dal fruttivendolo. Innegabile».

«Come mi ha detto una persona una volta: tu riusciresti a trovare un disco da portarti a casa anche dal fruttivendolo. Innegabile».

Esiste un disco che hai amato tanto e che ora non riesci più a ascoltare, che non ti piace più? Quale e perchè?

«No, non esiste quel disco, è difficile che una cosa che mi piace smetta proprio di piacermi, ci sono momenti, desideri, periodi in cui hai voglia di qualcosa e altri in cui non ti va, perché è così che siamo fatti e la musica si accorda agli stati d’animo che viaggiano su frequenze emotive e intellettuali che cambiano continuamente, però ecco, che non mi piaccia più qualcosa che amavo no».

Giulia Cavaliere - Selfie con Dischi

Possedendo tutti quei dischi, quante volte in media ascolti in un anno un disco nuovo?

«Non ne ho idea, possono esser 20 come 3, 50 come 6, dipende da tanti fattori».

Ci sono dischi recenti che pensi ascolterai ancora tra 10 anni?

«Non lo so, lo spero e credo di sì perché possedere un disco e dunque ascoltare e riascoltare facendo proprio qualcosa svincola da qualsiasi idea di tempo e di contemporaneità possibili, porta quelle canzoni, quei brani nella tua vita e quindi genera una connessione diversa e più intima, può dunque essere che tra dieci anni ci sarà qualcosa che ascolterò non tanto ritenendola capace di aver segnato la storia della musica ma di aver, piuttosto, segnato la mia vita di ascoltatrice. Comunque telefonami tra dieci anni e te lo dico».

Il tuffo romantico nelle canzoni di Giulia Cavaliere

Quali sono i tre dischi che più hai ascoltato (o ritieni di avere ascoltato) nella tua vita di ascoltatore e quelli che più hai ascoltato negli ultimi mesi?

«Nella mia vita The Rise and Fall of Ziggy Stardust (and the Spiders from Mars) di David Bowie, Abbey Road dei Beatles, Patriots di Franco Battiato. Degli ultimi mesi: Joyce, omonimo primo album di Joyce, Soul of Angola (Anthologie de la Musique Angolaise 1965/1975), alcuni volumi (finalmente trovati) di Napoletana, l’antologia cronologica della storia della canzone napoletana curata da Roberto Murolo».

Giulia Cavaliere - Selfie con Dischi

Dovessi consigliare un solo disco (lo so, uno è tremendo, ma è un gioco, dai) della tua collezione a una persona che non lo conosce, quale sarebbe?

«Sì, è un gioco, ma… siete pazzi! Oggi – ma domani chissà - ti dico Io Narciso io di Roberto De Simone, un genio che non ha certo bisogno di presentazioni ma che spero tanto di conoscere e intervistare un giorno. Ho cercato questo suo LP per anni senza successo (allora non esisteva Discogs e in ogni caso Discogs per me è davvero l’arresa all’introvabilità) e l’ho trovato la prima volta che sono stata a Napoli, nel primo negozio di dischi in cui sono entrata. Insomma, l’ho trovato a casa sua, ed è stato molto bello. Si tratta di un lavoro straordinario, ironico, amaro, giocoso». 

De Simone - Io Narciso Io

 

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