Percorsi creativi italiani

Tre dischi per (ri)scoprire le musiche di Enrico Fazio, contrabbassista e compositore fra Mingus e Coleman

Articolo
jazz


Enrico Fazio Critical Mass
Shibu
LEO RECORDS

Francesco Aroni Vigone Trio
Ore Blu
SPLASC(H) RECORDS

Art Studio
Rendez Vous
CALIGOLA RECORDS

Tre uscite discografiche, tre volte il segno, nitido, di una brillante intelligenza musicale italiana del jazz, quella di Enrico Fazio. Troppo corposa, ormai, la carriera del compositore e bassista, per tentare un riassunto, che sarebbe poi anche un po' pleonastico: basterà rammentare a chi è più nuovo per la vicende del jazz peninsulare, la co-fondazione del Centro Musica Creativa piemontese, uno scrigno di piccole sapienze musicali e d'autogestione nel Piemonte della fine degli anni Settanta, anche etichetta discografica; o la vittoria nell'89 al concorso nazionale di Sant'Anna Arresi quale compositore e arrangiatore. Il Premio era dedicato a Mingus, e proprio la lacerante urgenza del modo di scrivere jazz del burrascoso e problematico bassista americano, vero e proprio "teatro in musica" degli spiriti ancestrali afroamericani e della contemporaneità, è una delle musiche che hanno toccato più nel profondo Enrico Fazio.

Succede anche oggi, ad esempio nell'ensemble Critical Mass, all'opera nel notevole Shibu, un ottetto con ance, ottoni, violino e ritmica che guizza in molte direzioni possibili: dallo swing ai richiami dodecafonici, da un bel ricordo (rielaborato) dei Colosseum inglesi allo straniamento weilliano. Il cd, ci informa Fazio nelle note, è il primo di una serie che esplorerà molti lati di una personalità compositiva poliedrica, ed è un bel segnale.

La seconda uscita da segnalare, sempre con Fazio, è Ore Blu a nome del Francesco Aroni Vigone Trio (nella foto grande). Il contraltista, peraltro, è presente anche nel disco sopra citato, così come il batterista Fiorenzo Sordini: un trio, dunque, quasi "ritagliato" da organici più numerosi, che si muove con sinuosa efficacia lungo le piste armolodiche e libere indicate da Ornette Coleman, e più in generale, come ben nota Luca Bragalini nelle note, per tutti i percorsi di ricerca del jazz moderno e contemporaneo che hanno cercato di bypassare l'armonia occidentale, eliminando dunque in primis proprio l'apporto degli strumenti armonici, e privilegiando la ricerca su slancio melodico e timbro.

Infine, un disco che potrebbe ben fare da preludio ai (prevedibili) festeggiamenti dell'anno prossimo, quando si celebrerà il quarantennale di una formazione cardine del jazz di ricerca italiano nato in terra piemontese, l'Art Studio. Rendez Vous è il disco del nuovo incontro tra quasi tutti i membri originali dell'Art Studio: tutti i nomi citati, più la chitarra di Claudio Lodati, e la voce avventurosa di Irene Robbins, in qualche caso anche al pianoforte. Musica avvolgente, lirica, a tratti estrema, altre volte vicina alle strade più affascinanti ed insidiose dell'art rock del vecchio continente: un gran preludio alla festa, ci auguriamo.

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