I 10 migliori album del 2025 di Alessandro Rigolli
Una selezione eclettica che miscela classica, jazz e contemporanea
21 dicembre 2025 • 7 minuti di lettura
Pescando tra i tanti ascolti di questo 2025 ormai agli sgoccioli, propongo anche quest’anno la consueta selezione di dieci album che, per mille diversi motivi, mi sono rimasti nella memoria. Certo, oltre a quelli qui elencati, di dischi degni di nota ne ho ascoltati tanti altri, ma il bello di questo gioco è appunto questo: scoprire, un minuto dopo aver chiuso questo elenco, quanti e quali titoli non potevano mancare e invece non ci sono.
In ogni caso, ecco le dieci segnalazioni discografiche di fine anno, che ho messo insieme tra musica classica, contemporanea e jazz, cercando come sempre di proporre ascolti interessanti e di qualità.
1. Meredith Monk, Cellular Songs (ECM New Series)
Presentato in anteprima a New York nel marzo 2018, presso il BAM Harvey Theater di Brooklyn, Cellular Songs è parte di una trilogia interdisciplinare che Meredith Monk ha avviato con On Behalf of Nature del 2016. Si tratta di una sorta di articolata meditazione che assume la cellula biologica come metafora della società umana, coinvolgendo il Meredith Monk & Vocal Ensemble oltre ad Allison Sniffin (pianoforte e violino) e John Hollenbeck (vibrafono e percussioni). Un lavoro denso e creativamente emblematico di una delle artiste più ispirate e significative dei nostri tempi (e, per la cronaca, Leone d’Oro alla Biennale Musica di Venezia di quest’anno).
2. Le Cercle de l'Harmonie - Jérémie Rhorer, Ludwig van Beethoven. Missa solemnis (Alpha Classics)
Dopo le registrazioni mozartiane pubblicate nel 2016 e 2017, Jérémie Rhorer e Le Cercle de l’Harmonie – compagine orchestrale che si avvale di strumenti originali fondata ormai vent’anni fa – avviano una nuova collaborazione affrontando la Missa solemnis in re maggiore per soli, coro misto ed orchestra op. 123, monumento sacro beethoveniano segnato da complessità e profondità di scrittura. Rhorer propone una lettura dal segno riflessivo, riservando particolare attenzione alla scelta dei tempi che caratterizzano una registrazione che coinvolge un quartetto di solisti ben assortito, oltre l’Audi Jugendchorakademie – coro tedesco fondato nel 2007 – offrendo una lettura appassionata e personale del capolavoro di Beethoven.
3. Bournemouth Symphony Orchestra - Constantin Silvestri, Debussy, Ravel & Falla (ICA Classics - BBC)
Il direttore d’orchestra rumeno Constantin Silvestri (1913-1969) iniziò la sua carriera nel 1930 con la Bucharest Radio Symphony Orchestra e guidò la Bucharest Philharmonic a partire dal 1945. Trasferitosi a Parigi nel 1956, debuttò l’anno dopo nel Regno Unito con la London Philharmonic, ottenendo un contratto con EMI e collaborando con prestigiose orchestre europee su un ampio repertorio. Queste interessanti registrazioni – realizzate tra il 1966 e il 1968 e rinvenute postume nella sua collezione privata – includono interpretazioni dal vivo di Ibéria di Claude Debussy, Noches en los jardines de España ed El sombrero de tres picos di Manuel de Falla, oltre alla versione orchestrale della Pavane pour une infante défunte di Maurice Ravel, testimoniando il carattere espressivo personale di questo direttore.
4. Consort Maghini - Alessandro De Marchi, Antonio Caldara. Gioseffo che interpreta i sogni (Glossa)
Lo scorso anno, durante la stagione Incanto Egizio promossa dall’Assessorato alla Cultura di Torino per il bicentenario del Museo Egizio, è stata riscoperto e presentato per la prima volta in epoca moderna quest’oratorio di Antonio Caldara (1670-1736), composto ed eseguito a Vienna nel 1726 presso la corte dell’imperatore Carlo VI. L’opera è tratta da una vicenda dell’Antico Testamento con protagonista Giuseppe il quale, per le interpretazioni dei sogni fatte durante la sua prigionia, viene liberato dal Faraone. Il valore di questo lavoro, davvero notevole per scrittura e colori orchestrali, ha suggerito la produzione di questo doppio CD del Consort Maghini sotto la direzione di Alessandro de Marchi, oltre alla pubblicazione della partitura presso Da Vinci Edition.
5. Les Percussions de Strasbourg, MINIMAL, (Percussions de Strasbourg)
Nato nel 1962 e con oltre 250 brani originali dedicati, Les Percussions de Strasbourg rappresenta uno dei primi ensemble esclusivamente dediti alle percussioni, ancora oggi tra i più accreditati. Con MINIMAL questa formazione esplora il repertorio minimalista, un territorio distante dalle consuete frequentazioni, interpretando pagine di compositori di culture differenti, originari di paesi quali Francia, Cina, Svizzera e Stati Uniti. Oltre a due nuovi brani commissionati appositamente per questo progetto ad autori come Camille Pépin e Yang Song, troviamo pagine come Mallet Quartet di Steve Reich (2009), Seven Eleven di Nik Bärtsch (2020) o Sunday di Shelley Washington (2022). Una lucida perlustrazione di un linguaggio che miscela jazz, rimandi popular e classici, il tutto restituito attraverso un magistrale segno interpretativo.
6. Accademia Bizantina - Ottavio Dantone, Baroque Anatomy #5 – The Eye, (HDB Sonus)
Anche quest’anno proponiamo un album di Ottavio Dantone e della sua Accademia Bizantina. Questa volta si tratta della prima tappa di un nuovo percorso discografico disegnato attraverso il filo rosso rappresentato dai Concerti Brandeburghesi di Johann Sebastian Bach. Il progetto rilegge la celebre raccolta composta tra gli anni 1720-1721 e dedicata all’Elettore di Brandeburgo immergendo ciascun brano nel suo contesto musicale originario grazie all’accostamento con opere affini per stile, genesi e strumentazione. In questo primo disco troviamo una rilettura particolarmente brillante del Concerto n. 5 in Re maggiore BWV 1050, affiancata da un’altra pagina bachiana quale il Concerto per flauto, violino e clavicembalo in La minore BWV 1044. Completano il disco il Concerto per flauto, violino e archi in Mi minore TWV52.e3 di Georg Philipp Telemann e il Quartetto per flauto, viola e clavicembalo in La minore Wq 93 di Carl Philipp Emanuel Bach, il quinto dei venti figli del maestro di Eisenach.
7. Tabula Rasa Ensemble, Kum! (Centripeta)
Nato da un progetto sviluppato tra marzo e settembre 2020, influenzato quindi dai confinamenti fisici ed emotivi indotti dalla pandemia, questo triplo album riunisce in una lunga e articolata meditazione sonora le tappe d’ascolto titolate Kum!, Qawm e Goum, ispirate a lingue arcaiche e generate da un’indagine espressiva che miscela improvvisazione e composizione, oriente e occidente. Al centro troviamo il Tabula Rasa Ensemble, formazione creata nell’ambito dell’Accademia Chigiana e Siena Jazz e diretta da Stefano Battaglia, autore della raccolta musicale. Brano dopo brano la materia sonora viene plasmata attraverso una serie di metamorfosi timbriche nelle quali si alternano combinazioni strumenti differenti, passando dall’intero ensemble al duo, dal quartetto al trio, fino alla dimensione solistica del pianoforte dello stesso Battaglia, che tratteggia il brano eponimo nel primo e nel terzo disco, chiudendo così l’ideale cerchio espressivo – e spirituale – che abbraccia l’intero lavoro.
8. Quatuor Strada - Théo Fouchenneret, Schumann Collection. String Quartets And Piano Quintet (B Records)
Per la quarta tappa dell’integrale dedicata a Robert Schumann, Pierre Fouchenneret con il suo Quatuor Strada e con l’aggiunta del fratello Théo al pianoforte ci conduce al 1842, anno tra i più produttivi – soprattutto per la musica da camera – nella carriera del compositore originario di Zwickau. Di quell’anno sono infatti i tre Quartetti per archi op. 41, i soli composti da Schumann per questa formazione ed esempio di raffinata scrittura contrappuntistica e intensa espressività, oltre al Quintetto per pianoforte e archi Op. 44, pagina dal segno dinamico e innovativo eseguita per la prima volta in forma privata a Lipsia presso la residenza di Henriette Voigt e di suo marito Carl il 6 dicembre 1842. Entrambe le composizioni sono qui restituite attraverso una lettura vivace e personale, alimentata da una freschezza di fraseggio a tratti davvero trascinante.
9. Gianni Coscia, La Violetera (Tǔk Music)
A 94 anni Gianni Coscia – sulla scia di una lunga carriera che lo ha visto collaborare con alcuni dei più rilevanti musicisti della scena jazz italiana e internazionale – ha deciso di ritagliarsi uno spazio personale realizzando il suo primo album in “solo”. Un lavoro nel quale la sua fisarmonica ha trovato il respiro intimo e pregnante di un viaggio nel variegato mondo musicale che ha animato decennio dopo decennio la sua vita artistica. Un percorso che tratteggia con gusto diretto e raffinato un panorama di note che attingono dalla tradizione popolare così come dal repertorio jazzistico più classico, fino ad accarezzare il tango argentino. Un distillato di poesia musicale, dalla cifra espressiva riservata e preziosa.
10. Victoria Terekiev, Matryoshka. Piano Music for Children (Da Vinci Classics)
In tempi in cui i nativi digitali fanno cose con la tecnologia che noi della generazione X neanche immaginiamo, il vecchio e caro pianoforte rimane uno degli strumenti musicali più adatti per l’infanzia. In questo senso particolarmente piacevole si rivela l’ascolto di questo disco di Victoria Terekiev – pianista milanese di origini bulgare – che propone una selezione di pagine apparse tra il 1878 al 1953. L’incisione comprende l’Album per la gioventù op. 39 di Petr Il’ic Cajkovskij, Music for Children op. 65 di Sergej Prokofiev e la raccolta Dances of the Dolls di Dmitri Shostakovich. Il virtuosismo della Terekiev viene qui stemperato in un morbido e brillante segno espressivo, capace di restituire il fascino immediato di questi piccoli gioielli musicali. Un ascolto impreziosito inoltre da una meritoria iniziativa: fino a marzo 2026 le vendite del cd contribuiscono alla campagna “Stop alla guerra sui bambini” di Save the Children.