Il Palazzetto Bru Zane alla riscoperta di Massenet

Intervista al direttore artistico Alexandre Dratwicki sul compositore francese al centro della programmazione del festival veneziano d’autunno del Centro per la Musica Romantica Francese di questa stagione | ARTICOLO IN COLLABORAZIONE CON PALAZETTO BRU ZANE

Jules Massenet
Jules Massenet
Articolo
classica

Di Jules Massenet oggi conosciamo probabilmente più il nome e la reputazione di grande melodista che non davvero la sua ricchissima produzione musicale e il fondamentale ruolo di didatta. Massenet sostenne un grande numero di giovani promesse, molte delle quali destinate alla fama nel percorso di maturazione di una propria estetica musicale, come Gabriel Pierné, Xavier Leroux, Gustave Charpentier, Augustin Savard, i fratelli Hillemacher, Alfred Bruneau, Paul Vidal, Reynaldo Hahn, Henry Février, Florent Schmitt per citarne solo alcuni.


Per mettere nella giusta luce la statura del compositore e la sua influenza nella musica dei primi decenni del Novecento, il Palazzetto Bru Zane ha messo insieme una serie di iniziative di sicuro interesse. Si comincia con il tradizionale festival d’autunno “Massenet, maestro del suo tempo” in programma a Venezia dall’1 al 28 ottobre, ma nel corso della stagione saranno molti gli appuntamenti con la musica, soprattutto quella oggi meno nota, del compositore. Tra i momenti più importanti,  il concerto di inaugurazione di sabato 1° ottobre offre un assaggio del ricco universo lirico del compositore e delle sue opere attraverso artisti di pregio.


Con Alexandre Dratwicki, direttore artistico del Palazzetto Bru Zane, abbiamo parlato di Jules Massenet e delle iniziative che animeranno la nuova stagione del Centro di musica romantica francese.

Palazzetto Bru Zane - Interno, scalone (foto Matteo De Fina)
Palazzetto Bru Zane - Interno, scalone (foto Matteo De Fina)

Il pubblico italiano conosce Jules Massenet soprattutto per la sua produzione operistica e in particolare per Werther e forse Thaïs (vista di recente al Teatro alla Scala) e Manon, oscurata però dalla più popolare Manon Lescaut di Puccini. In quali direzioni è orientata la programmazione della nuova stagione del Palazzetto Bru Zane – e parlo del festival veneziano ma non solo – per restituire un'immagine più completa e accurata di questo compositore?

«Il progetto è infatti quello di presentare Massenet nel modo più ampio possibile, dedicando particolare attenzione a opere poco o per nulla conosciute e di cui non si sospetta nemmeno l’esistenza. Nel campo dell’opera lirica, presenteremo il “grand opéra” con Ariane a Monaco di Baviera ma anche l’opera di soggetto più leggero con Grisélidis, definita dall’autore “conte lyrique”, a Montpellier e Parigi. Recentemente abbiamo anche pubblicato un CD con 22 “mélodie” inedite con orchestra, che può aprire nuove prospettive su Massenet per cantanti e programmatori. A questa registrazione nella programmazione veneziana si accompagnano serate dedicate alle “mélodie” (con il mezzosoprano Marie Gautrot accompagnata al pianoforte da Frédéric Rouillon), perché lo sappiamo che Massenet di “mélodie” ne ha scritte oltre 300? Infine, in campo strumentale, la musica sinfonica e il concerto sono generalmente ignorati così come la musica da camera. È anche questo aspetto che abbiamo voluto far conoscere con concerti a Montecarlo, Venezia, Parigi, ecc., alcuni dei quali sono stati programmati da emittenti radiofoniche per assicurare la diffusione più ampia possibile».

02_Front cover - MASSENET - BZ 2004

Secondo lei, quali sono gli aspetti più innovativi dell'attività di Jules Massenet nel contesto della musica francese ed europea della seconda metà del XIX e dell'inizio del XX secolo?

«Massenet può essere definito a buon titolo un autentico “passer de siècle” , un traghettatore dal XIX al XX secolo, nel campo dell’opera. Ha affrontato il grand-opéra (con Hérodiade, per esempio) e l'opera comica come il Don César de Bazan in maniera non dissimile da Meyerbeer e Gounod e, più di ogni altro compositore francese, ha trasformato profondamente questi generi con proposte sempre nuove: non esistono due opere di Massenet uguali! Massenet condivide questa peculiarità con Saint-Saëns, che, come lui, non è necessariamente riconoscibile da un’opera all’altra. È un peccato che questo carattere “camaleontico” abbia perso rilevanza nel passaggio alla posterità, che ha conservato solo le sue opere più melodrammatiche come Manon e Werther. Il Massenet di Ariane, Grisélidis e Panurge è senza dubbio più all’avanguardia e sorprendente».

Il Palazzetto Bru Zane ha già dedicato in passato diverse registrazioni e pubblicazioni a Jules Massenet. Come verrà ampliata l’offerta "scientifica" nella nuova stagione?

«Continueremo ad ampliare l’offerta di registrazioni. Fra queste, realizzeremo la prima registrazione di Ariane con l’Orchestra e il Coro della Radio Bavarese, e una nuova versione di Grisélidis. Vorrei anche ricordare ai lettori il disco di “mélodies” con orchestra pubblicato nello scorso giugno, che, dopo solo poche settimane, ha già ottenuto più riconoscimenti di quanti avremmo potuto sperare. È la prova che questo genere suscita una curiosità autentica, che vogliamo alimentare anche con altri compositori in futuro (e comunque lo abbiamo già fatto con Camille Saint-Saëns nel 2017). Registrazioni a parte, dal 28 al 30 ottobre organizzeremo un convegno in collaborazione con il Centro Studi ‘Luigi Boccherini’ di Lucca, che affronterà la questione dell'erotismo e della sessualità sulle scene operistiche all’epoca di Massenet. Thaïs è un ottimo esempio di questa tematica molto moderna già nel 1890».

Palazzetto Bru Zane - Interno, porta d'acqua (foto Matteo De Fina)
Palazzetto Bru Zane - Interno, porta d'acqua (foto Matteo De Fina)

Il festival "Massenet, maestro del suo tempo", in programma a ottobre nella sede veneziana del Palazzetto Bru Zane, sarà focalizzato principalmente sulla produzione cameristica del compositore. Secondo lei, quali sono gli aspetti inediti che il pubblico avrà la possibilità di scoprire? E, se posso chiedere, quali sono i "momenti forti" del festival a suo avviso?

«Forse la sorprenderò, ma, “mélodie” e musica per pianoforte a parte, Massenet non ha composto musica da camera. E non è il solo: molti operisti condividono questa caratteristica, per esempio Halévy, Auber, Bizet ed altri. Malgrado ciò, non ci siamo persi d’animo nel programmare un ciclo intorno a Massenet e abbiamo aggirato il problema proponendo piuttosto una rassegna dedicata a Massenet e ai suoi allievi, che amplia notevolmente la scelta del repertorio. È comunque importante sottolineare che non abbiamo voluto mettere in luce l’attività didattica del compositore, per inserirlo in una “dinastia” di compositori francesi che pochi conoscono o per ascoltarne altri del tutto sconosciuti. Questa è infatti la missione primaria del Palazzetto Bru Zane. Henry Février, Paul Hillemacher, Gabriel Pierné, Reynaldo Hahn, Xavier Leroux ... Una folta schiera di compositori dimenticati sfilerà a Venezia, ricordandoci che – all'ombra di Ravel e Debussy – la scuola francese del Novecento e in particolare degli anni Venti del XX secolo è un’autentica miniera d'oro appena indicata sulla mappa musicale. Per riscoprire il maggior numero possibile di questi compositori in una sola serata, consiglio, in particolare, il recital per pianoforte di François Dumont del 2 ottobre e quello per violino e pianoforte del 25 ottobre».

Scuola Grande San Giovanni Evangelista (foto Matteo De Fina)
Scuola Grande San Giovanni Evangelista (foto Matteo De Fina)

Il titolo del festival veneziano descrive Massenet come “maestro del suo tempo”: qual è l'eredità di questo compositore, che molto spesso viene crudamente descritto come un abile melodista, a volte un po' troppo “zuccheroso”, nel campo della musica e non solo?

«Ho appena citato compositori di grande valore, ai quali si potrebbero aggiungere Max d’Ollone, Alfred Bruneau, Florent Schmitt, Fernand Halphen, Gustave Charpentier, Charles Silver e molti altri. Questa pletora di compositori, che si esprimevano in stili estremamente eterogenei, dimostra che Massenet non era un insegnante dogmatico: coltivava la personalità di ciascuno, prestando attenzione all’autenticità dell’emozione, alla “fluidità drammatica” del discorso, all'accuratezza della prosodia della lingua. Tuttavia, con l’eccezione di Schmitt, che optò per un linguaggio di radicale modernità, gli allievi di Massenet continuarono tutti a seguire il filone sentimentale del tardo romanticismo nella traccia del Maestro. E poiché la storia si scrive solo con la successione di rivoluzioni radicali, sono Debussy e il simbolismo in generale a definire oggi il primo terzo del XX secolo, abitato anche dagli allievi di Massenet, oggi completamente dimenticati. Se il pubblico avesse però l’opportunità di tornare ad ascoltare le opere di Leroux e Février, ad esempio, non ho dubbi che le apprezzerebbe tanto quanto le opere di Puccini. Chissà che questa non sia una nuova sfida per il nostro team!»

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