Horszowski, il fascino discreto di un pianista del Novecento

A Parma una mostra offre fino a giugno 2024 un interessante viaggio nella vita e nella musica del longevo pianista

Miecio Horszowski con il New York Quartet (particolare, 1947)
Miecio Horszowski con il New York Quartet (particolare, 1947)
Articolo
classica

Inaugurata a Parma a fine settembre dello scorso anno, la mostra “Viaggio nella musica di Miecio Horszowski” offre fino al 30 giugno 2024 una significativa occasione per conoscere e approfondire il profilo di un pianista tanto discreto quanto longevo. Artista che ha attraversato con i suoi oltre cento anni di vita quasi tutto l’arco del Novecento, Mieczyslaw (abbreviato Miecio) Horszowski nasce a Leopoli nel 1892 – quando la città ucraina apparteneva al territorio polacco – e muore negli Stati Uniti a Philadelphia nel 1993. Già in tenera età Horszowski si è rivelato pianista di talento, intraprendendo una carriera che lo ha portato a suonare nel corso della sua lunga vita su tutti i principali palcoscenici del mondo – da Milano a Londra, da New York a Tokyo – sia come solista sia in formazioni cameristiche, divenendo così, direttamente o indirettamente, testimone di grandi eventi storici e trovandosi sovente al fianco di celebri personalità del suo tempo.

Miecio Horszowski al pianoforte a Roma (1906)
Miecio Horszowski al pianoforte a Roma (1906)

Un percorso di arte e di vita – ma anche di relazioni ed esperienze – che rappresenta il filo conduttore della mostra curata da Cristina Gnudi e Federica Biancheri con il coordinamento di Manuela Calderini e proposta dalla Casa della Musica del Comune di Parma, pensata per raccontare la storia e la figura di Miecio Horszowski non solo al pubblico di addetti ai lavori ma anche alla platea di non specialisti, sperimentando in quest’ottica diversi codici comunicativi e differenti modalità divulgative allo scopo di intercettare pubblici eterogenei, adottando inoltre un linguaggio inclusivo.

L’esposizione si snoda negli spazi che compongono i Musei della Musica di Parma: dal Museo dell’Opera ospitato presso Palazzo Cusani – sede, appunto, della Casa della Musica – alla Casa del Suono fino al Museo Casa natale Arturo Toscanini. Un precorso che prende avvio al primo piano della Casa della Musica dove il visitatore incontra un tracciato illustrativo costituito da testi e immagini tratti dai documenti inediti conservati negli archivi dell’istituzione, affiancati da video e materiali originali quali diari, lettere, fotografie e autografi di importanti protagonisti della storia musicale e non solo che hanno abitato il “secolo breve”.

Schneider, Horszowki, Bernstein, Casals, Serkin, Istomin, Stern e Piatigorsky alla Carnegie Hall di New York (1958)
Schneider, Horszowki, Bernstein, Casals, Serkin, Istomin, Stern e Piatigorsky alla Carnegie Hall di New York (1958)

Nove sono le sezioni tematiche in cui si svolge un racconto che si muove tra argomenti differenti, a partire dai motivi che hanno guidato l’ideazione e la realizzazione della mostra stessa, passando per la donazione del fondo documentario di Horszowski all’Archivio Storico del Teatro Regio di Parma – ospitato presso la Casa della Musica – avventa nel 2015 in virtù del legame d’amicizia con il celebre direttore d’orchestra di origini parmigiane Arturo Toscanini. Le tappe successive del percorso espositivo inquadrano quindi il profilo biografico del pianista, dall’infanzia vissuta come bambino prodigio protagonista di diverse tournée in Europa accompagnato dalla madre Janina Roza ai viaggi in Sud America nei primi anni del Novecento, dagli interessi culturali – soprattutto il cinema, la poesia, la letteratura, la filosofia di cui tanto sappiamo grazie ai diari e alle lettere – fino alla passione per la montagna, un amore testimoniato dalle fotografie e dalle narrazioni di chi lo ha conosciuto.

Miecio Horszowski durante una ascesa sul Zinalrothorn in Svizzera con guida alpina (31 luglio 1952)
Miecio Horszowski durante una ascesa sul Zinalrothorn in Svizzera con guida alpina (31 luglio 1952)

Particolare attenzione è riservata alle figure celebri di cui il pianista fu amico come, tra gli altri, Pablo Casals, violoncellista e direttore d’orchestra spagnolo noto per la sua opposizione al regime franchista, oppure il già citato Arturo Toscanini – Horszowski appare peraltro tra i quindici pianisti che il direttore ha voluto al suo fianco in concerto – oltre a personaggi politici come il presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy e la first lady Jacqueline – alla cui presenza suonò nel 1961 – o la Regina Alexandra d’Inghilterra, bisnonna dell’attuale Re Carlo III, che lo volle a Buckingham Palace nel 1906, lo stesso anno in cui suonò per Papa Pio X.

Un percorso originale e articolato, significativamente sintetizzato dal catalogo della mostra presentato lo scorso 18 dicembre sempre alla Casa della Musica in occasione di un incontro dove sono stati illustrati i caratteri delle differenti sezioni nella quali si articola la pubblicazione. Il volume – curato dalle stesse Federica Biancheri e Cristina Gnudi con il coordinamento di Manuela Calderini e realizzato nelle due lingue italiano e inglese – si presenta con un taglio chiaramente divulgativo impreziosito dall’accurata densità di informazioni e approfondimenti offerta dagli scritti degli studiosi chiamati a redigere i diversi contributi.

Copertina catalogo mostra Viaggio nella musica di Miecio Horszowski

Dal saggio di Mauro Balestrazzi – giornalista, critico musicale ed esperto di vicende toscaniniane – dal titolo “Miecio, uno di famiglia”, in cui si racconta del rapporto di stima e fiducia quasi familiare tra il pianista e Toscanini, si passa al legame tra Horszowski e la città di Parma, descritto nel dettagliato contributo della giornalista e critica musicale Lucia Brighenti. Giuseppe Martini, collaboratore dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani e del Teatro Regio di Parma, nel saggio “Dove c’è Miecio, c’è Casals” indaga l’amicizia e la collaborazione dell’artista con Pablo Casals, mentre di respiro più ampio si presentano i contributi di Gian Paolo Minardi – critico musicale e già docente di Storia della musica all’Università di Parma, autore del denso scritto titolato significativamente “Miecio, il pianista dei pianisti” – e di Sandro Cappelletto, scrittore, critico e storico della musica che affianca al suo scritto “Come si possono dimenticare le cose che si amano?” la sua intervista al pianista pubblicata su “La Stampa” il 27 ottobre del 1987, dal titolo “Horszowski: la musica è la libertà”. Chiudono il catalogo – oltre allo scritto del docente dell’Università di Parma Marco Capra a ricordo della donazione dell’Archivio Horszowski – i testi che descrivono il percorso espositivo firmati dalle curatrici di catalogo e mostra Federica Biancheri e Cristina Gnudi.

Miecio Horszowski al Marlboro Music Festival (1976)
Miecio Horszowski al Marlboro Music Festival (1976)

Uno documento, quello rappresentato da questo catalogo, che completa un apparato di strumenti che connotano questo percorso espositivo, offrendo supporti che vanno nella direzione sia della rimozione delle barriere cognitive sia della digitalizzazione. In quest’ottica si colloca la guida a fumetti realizzata da artisti con disabilità intellettive durante un workshop ideato ad hoc dall'artista Martina Sarritzu. I testi a corredo della mostra, inoltre, sono tutti tradotti in linguaggio Easy to Read (Etr) – pittogrammi in Comunicazione Alternativa e Aumentativa (CAA) – e secondo le linee guida per la redazione di didascalie e pannelli elaborate dalla Direzione Generale Musei del MIC.

Infine, tutto questo materiale è inserito in una applicazione specifica e appositamente creata (che comprende un tour virtuale e approfondimenti vari). Per informazioni sulla mostra che, come detto, resterà visitabile fino al 30 giugno 2024 consultare il sito www.lacasadellamusica.it.

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