Bernard Haitink, gigante discreto della musica

Un ricordo del grande direttore olandese Bernard Haitink, recentemente scomparso

Bernard Haitink
Bernard Haitink (foto Warner Classics)
Articolo
classica

C’è un’immagine recente che forse rappresenta al meglio Bernhard Haitink. È un’immagine che ferma il momento in cui il direttore d’orchestra ha appena lasciato il podio dei Wiener Philharmoniker dal quale ha diretto il Quarto concerto per pianoforte di Beethoven e la Settima di Bruckner per l’ultimo dei suoi concerti ai BBC Proms.

Era il settembre del 2019 e con quello stesso concerto il novantenne Haitink si sarebbe congedato dal pubblico di Lucerna e di altre maggiori piazze concertistiche europee. Nella foto è appoggiato a un bastone, di spalle. È solo. È un’immagine che racconta tutta la dignità e la discrezione di uno degli ultimi giganti del podio, che ci ha lasciato qualche giorno fa.

Bernhard Haitink (Foto Chris Christodoulou)
Bernhard Haitink (Foto Chris Christodoulou)

Già nel gennaio del 2019 aveva dichiarato al quotidiano de Volkskrant la sua intenzione di concedersi un “anno sabbatico” dopo una carriera lunga sessantacinque anni, specificando che alla sua età era un modo per non dire che non sarebbe più salito sul podio per non affrontare, lui sempre così discreto e misurato, tutti gli addi ufficiali ai quali quel tipo di annunci obbliga (e pensare che c’è chi campa di “farewell tours”).

Anton Bruckner, Sinfonia n. 7 in mi maggiore WAB 107
Wiener Philharmoniker – Bernard Haitink, direttore
(KKL Luzern, 6 settembre 2019)

Bernard Haitink nasce ad Amsterdam il 4 marzo 1929 e dall’età di 9 anni si dedica allo studio del violino al Conservatorio di Amsterdam. Come violinista, trova posto fra i secondi violini della Netherlands Radio Philharmonic Orchestra, con la quale farà il suo debutto come direttore dalla metà degli anni ’50. La prima grande occasione si presenta presto, nel 1956, quando dall’Orchestra del Concertgebouw lo chiamano per sostituire un gigante come Carlo Maria Giulini. Lui non si sente pronto e rifiuta. Ma poi cambia idea e nasce così un lunghissimo sodalizio con la più importante compagine orchestrale del suo paese e una delle più prestigiose del mondo. È primo direttore dal 1959 e quindi direttore principale dal 1963, inizialmente “in condominio” con Eugen Jochum e quindi titolare unico fino al 1988, prima di venire nominato direttore onorario nel 1999. Sono solo i primi passi di una carriera folgorante che gli porta incarichi molto prestigiosi come quello di direttore principale della London Philharmonic dal 1967 al 1979, di direttore musicale del Festival di Glyndebourne dal 1977 al 1987 e quindi di direttore musicale della Royal Opera House Covent Garden di Londra dal 1987 al 2002. Negli Stati Uniti la Boston Symphony Orchestra lo nomina direttore principale ospite fra il 1995 e il 2004 e quindi direttore emerito, poi diventa direttore principale alla Staatskapelle sassone di Dresda fra il 2002 e il 2004, e quindi direttore principale alla Chicago Symphony Orchestra fra il 2006 e il 2010, oltre a essere nominato membro onorario dei Berliner Philharmoniker, sul cui podio aveva debuttato nel 1964. Innumerevoli sono anche le sue esibizioni come direttore ospite dei più prestigiosi teatri e orchestre internazionali, per tacere delle oltre 450 registrazioni di musica lirica e per orchestra, che comprende integrali dei maggiori sinfonisti da Beethoven a Brahms, Bruckner e Mahler.

Johannes Brahms, Sinfonia n. 4 in mi minore op. 98
Chamber Orchestra of Europe - Bernard Haitink, direttore
(Londra, BBC Proms, 2011)

Eppure lui è tutt’altro che il classico direttore divo. Se l’espressione “servire la musica” ha un senso, Haitink l’ha incarnata nel senso più autentico. Nel 2015 la rivista Gramophone gli assegna il premio alla carriera e il pianista András Schiff ne parla così: “Bernard è unico perché, tra tutti i direttori d'orchestra che conosco, è il meno egolatrico. È come una boccata d'aria fresca! Come ama la musica, come rispetta e onora i grandi compositori e come considera il suo ruolo è esattamente come dovrebbe sempre essere: come un intermediario fra il compositore, gli interpreti e gli ascoltatori. Non è guidato dall’ego smisurato di certi altri direttori d'orchestra! ... Bernard è, credo, modesto fino all'eccesso; ha una tecnica di direzione così fantastica che crede fermamente che non sia assolutamente necessario dire nulla all’orchestra, così se qualcosa non va nel verso giusto pensa che probabilmente sia colpa sua ... ma non lo è! È così modesto ed è per questo che tutte le orchestre lo rispettano.” E fra i numerosi ricordi di queste ore, molti ovviamente di circostanza, sono numerosi quelli che sottolineano le sue qualità umane prima ancora che musicali, come Markus Hinterhäuser, direttore artistico del Festival di Salisburgo: “Grande nella sua sincerità musicale, grande nel suo ethos musicale.”

Resterà nella memoria anche la sua generosità grazie alla quale, al di là di tante parole e celebrazioni, accettò di dirigere l’Orchestra Mozart riportandola in vita dopo tre anni di silenzio seguiti alla morte, nel 2014, del suo fondatore, Claudio Abbado, che già Haitink aveva sostituito durante la sua grave malattia nel dicembre del 2013 per un concerto all’Auditorium Manzoni di Bologna con Maurizio Pollini solista. Furono tre anni nel segno di un rinnovato slancio e proiezione sulla scena internazionale, come la Mozart aveva conosciuto con Abbado. Un atto di servizio alla musica e un gesto di amicizia sincera all’amico scomparso, che danno la misura dell’uomo Haitink prima ancora che del musicista che ci ha lasciato.

Anton Bruckner, Sinfonia n. 7 in mi maggiore WAB 107 (conclusione e applausi)
Wiener Philharmoniker – Bernard Haitink, direttore
(KKL Luzern, 6 settembre 2019)

 

Se hai letto questo articolo, ti potrebbero interessare anche

classica

La Folía, motore e fonte di ispirazione per musicisti di tutte le epoche nel racconto di Jordi Savall

classica

Dieci memorabili incisioni per ripercorrere parte del percorso artistico di una leggenda del pianoforte

classica

L’incontro tra Samuel Mariño e il Concerto de’ Cavalieri nel segno di Vivaldi