Un aperitivo con Kees Tazelaar

Kees Tazelaar ospite agli gli aperitivi acusmatici di RADIA al Conservatorio Pollini di Padova: una finestra sulla musica elettronica olandese

Kees Tazelaar
Kees Tazelaar
Recensione
oltre
Conservatorio Pollini, Padova
Kees Tazelaar - Aperitivo acusmatico RADIA
16 Aprile 2019

Kees Tazelaar è un artista e un artigiano della musica a tutto tondo. Nato nel 1962, ha studiato all’Istituto di Sonologia a Utrecht e quindi al  Conservatorio dell’Aja, dove si è diplomato in composizione con Jan Boerman. Dal 1993 insegna nell’Istituto di Sonologia del conservatorio e ne è divenuto direttore nel 2006. A partire dagli anni Novanta le sue composizioni elettroacustiche cominciano a essere eseguite in tutto il mondo (una selezione è disponibile, e in parte scaricabile, sul suo sito).

Tazelaar è particolarmente esperto nella ricostruzione e spazializzazione delle registrazioni sonore, e ha curato restauri di opere di Edgard Varèse, György Ligeti Iannis Xenakis, Jan Boerman, Gottfried Michael Koenig. Quest’ultimo, tedesco, è stato l’attore chiave della musica elettronica nei Paesi Bassi in qualità di direttore artistico, dal 1964, dello Studio for Electronic Music (STEM) dell’Università di Utrecht, con un’intelligente interazione con i lavori già realizzati presso i Philips Research Laboratories (1956-1960), i programmi formativi negli studi dell’Università Tecnologica di Delft (1957-1960) e il CEM di Bilthoven.

Nel proporre una rassegna della sperimentazione elettronica olandese, gli aperitivi acusmatici al Conservatorio Pollini di Padova di RADIA, progetto promosso dal Centro d’Arte degli Studenti dell’Università di Padova in collaborazione con SaMPL e Conservatorio, non potevano trovare ospite migliore di Kees Tazelaar, autentico cacciatore e restauratore di tesori musicali, a cominciare dai lavori realizzati negli studi radiofonici della Philips fra gli anni Cinquanta e Sessanta con un restauro dei nastri pubblicato nella raccolta Popular Electronics: Early Dutch Electronic Music From Philips Research Laboratories (1956 – 1963). È stata questa la musica che ha accompagnato l’aperitivo: musica, appunto, non nata per concerti, ma per colonne sonore, spesso all’interno di lavori a scopo educativo o divulgativo. 

Prima dell’aperitivo, Tazelaar ha personalmente curato il suono di una sua recente composizione e di selezione di brani di quattro protagonisti storici della ricerca elettronica olandese.

Il brano più antico (1964), è forse anche quello che rivela una maggiore libertà, quella concessa da uno studio casalingo a Dick Raaijmakers che con “Canon 1 - super augere” (da Vijf Canons) esplora e slabbra la forma del canone partendo un singolo impulso elettrico e tessendo fra loro fino a otto impulsi (ognuno con altezza diversa), giocando con le regole dell’“aumentazione” che fanno figliare diverse colonie microtonali. In questo caso, Tazelaar (insieme a Johan Van Kreij), seguendo la struttura del brano, ha trasformato i tre nastri originali in una nuova versione a otto canali, con un effetto di spazializzazione che dà al suono una notevole profondità. 

Altrettanto affascinante è la versione di 17 minuti (l’originale ne conta 27) del lavoro del 1965 di Jan Boerman “De zee II”. In questo caso, un lungo lavoro certosino di editing di registrazioni di “rumori” produce un progressivo effetto di contrazione, tensione e distensione delle concentrazioni materiche e timbriche del suono che disegna un panorama acustico di straordinarie dimensioni e impreviste stratificazioni.

Nello stesso anno Peter Schat componeva l’opera “Labyrint” da cui a Padova è stato fatto ascoltare il frammento “De Aleph”, ispirato dal testo di Borges e dai lavori di Berio. Basato su un lavoro di intersezioni e richiami fra una serie di voci umane, il brano colpisce per l’intensità emotiva, volentieri accentuata da una più marcata spazializzazione dei suoni a sinistra, a sollecitare un ascolto più affettivo.

Il brano più effervescente è risultato “Expulsion”, lavoro del 1968 di Jos Kunst, coraggiosa esplorazione di territori sonori continui e discontinui, con un esercizio di “fiducia” nella capacità di serie  di impulsi ritmici nel sollecitare e far esplodere forme sonore apparentemente compatte.

Di suo, Kees Tazelaar ha fatto ascoltare “… Ritroverai qualcosa …” composta nell’ottobre del 2017 durante una residenza offerta dalla Fondazione Bogliasco e che già nel titolo rimanda alla Fabbrica illuminata di Nono. Un’introduzione dal sapore monkiano lascia subito intendere la volontà di fare i conti con suoni prodotti da strumenti acustici e di piegarne le interazioni attraverso una capillare progettazione che seleziona 36 serie di altezze e genera un sistema unico e affascinante di scale e soluzioni accordali.

Per chi è in zona (Aja), la narrazione elettroacustica continua con la tre giorni di Transformations of the Audible, dal 16 al 18 maggio, nei tre auditori cittadini WEST Den Haag, Auditorium KABK e nella sala Kees van Baren del conservatorio.

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