Conto alla rovescia verso l’estinzione
A Parma il debutto di 89 Seconds to Midnight, nuova produzione del Festival Verdi e Reggio Parma Festival
20 ottobre 2025 • 3 minuti di lettura
Parma, Teatro Farnese – Festival Verdi – Reggio Parma Festival
89 Seconds to Midnight
17/10/2025 - 17/10/2025Appuntamento di chiusura di “Ramificazioni” – la sezione del Festival Verdi che indaga rimandi tra i diversi repertori e sguardi sul fronte contemporaneo – la prima assoluta 89 Seconds to Midnight ha proposto al Teatro Farnese di Parma una sorta di riflessione scenica costruita da un lato sulla decadenza della Terra intesa come ecosistema ormai arido e inerme e dall’altro sulla civiltà letta come simulacro di un’umanità senza più consapevolezza e in via di estinzione, aggrappata solo a vecchi rituali ormai stantii ed esausti. Questo perlomeno è il messaggio che abbiamo tratto da questo lavoro che univa musica strumentale ed elettronica, canto lirico, teatro e danza concepito nell’ambito del progetto Gradus in scena di Reggio Parma Festival, iniziativa volta a promuovere la nuova autorialità under 35.
Il riferimento è chiaro fin da titolo, che rimanda direttamente “Doomsday Clock”, l’orologio dell'apocalisse ideato nel 1947 dagli scienziati della rivista Bulletin of the Atomic Scientists dell'Università di Chicago, un orologio metaforico che misura il pericolo di un’ipotetica fine del mondo. Un rimando che si è concretizzato in una pièce di teatro-danza-musica sviluppata attorno e sopra una struttura scenica fissa, una sorta di grande zolla attraversata dalle radici di un imponente albero ormai senza vita, spettrale del suo incombere sui personaggi che gli gravitavano attorno, vale a dire tre streghe – come descritto dal programma di sala, ma che apparivano tuttavia più figure fantastiche che incarnavano una via di mezzo tra curiosi folletti e vere e proprie fattucchiere – e una coppia formata da una vecchia madre e suo figlio, questi ultimi in abiti dai rimandi orientaleggianti.
Un carattere, questo, che rimandava anche alla “missione” che questi due personaggi erano intenti a portare a termine, vale a dire celebrare un rito che vedeva il figlio accompagnare l’anziana madre, ormai inutile soprattutto per una società colpita da siccità e carestia, in cima a una montagna per essere lasciata morire in solitudine. Un rito, appunto, che può rimandare a tradizioni orientali tra Cina e Giappone, ma che pare venire riletto qui anche come metafora dell’abbandono della Madre Terra da parte dell’umanità, dove la siccità è quella dei sentimenti e la carestia è quella dell’intelligenza.
Un destino al quale le tre streghe cercano di resistere, invitando la madre a fuggire, a ribellarsi a un futuro senza speranza, lasciando il figlio alla sua vita, ma che trova il suo compimento nella morte del figlio e della stessa madre che spira a sua volta sul suo corpo esanime. Un percorso narrativo che intreccia i confitti interiori del figlio con l’amore della (e per la) madre, in un contesto di desolazione animato dalle tre figure fantastiche – due impegnate a gestire i suoni emessi dai loro ingombranti strumenti e una a dialogare con la madre con parole e gesti – che si muovono ora più riflessive ora più dinamiche in questo spazio al tempo stesso angusto e vitale, tra rimandi shakespeariani e una presenza musicale che diviene materia sonora primordiale, che rimbalza tra i timbri dell’euphonium e della tuba gestiti in scena dalle due streghe e una spazializzazione acustica multiforme e variamente distribuita.
Un narrazione scenica di un certo impatto, alimentata dalla musica di Maria Vincenza Cabizza, dal libretto e dalla regia di Lisa Capaccioli, dalla coreografia di Daisy Ransom Phillips e dalle scene, costumi e contributi video di Francesca Sgariboldi, con RIM e sound design di Davide Bardi e luci di Andrea Borelli. I bravi protagonisti in scena erano il soprano Maria Eleonora Caminada (Madre), il controtenore Danilo Pastore (Figlio), Daisy Ransom Phillips (danzatrice e Strega 1), Marina Boselli (Euphonium e Strega 2) e Fanny Meteier (Tuba e Strega 3).
Alla fine applausi per tutti gli artisti impegnati da parte del nutrito pubblico presente.