Tutti i suoni del pedal piano

Interessante concerto di Prosseda a Venezia

Roberto Prosseda
Roberto Prosseda
Recensione
classica
Sale Apollinee Teatro La Fenice
Roberto Prosseda
12 Marzo 2023

La sperimentazione che ha portato alla nascita del pedal piano affonda le proprie radici già nel XV secolo, epoca in cui si trova traccia di quel clavichordum cum calcatorio citato da Paulus Paulirinus nel suo trattato del 1460. Diffusi nel 1700, il clavicembalo e il clavicordo con pedaliera consentivano agli organisti di esercitarsi. Lo stesso Johann Sebastian Bach esplora questo modello nelle sei Triosonaten BWV 525-530 per clavicembalo con pedaliera. Tra fine del ‘700 e inizio ‘800 venne occasionalmente applicato  ai forte piano e, successivamente, ai pianoforti, un meccanismo aggiuntivo a pedali con un’estensione di due ottave. Mozart ne possedeva uno, commissionato ad Anton Walter, e sappiamo che nel 1785 improvvisò due Fantasie al pedal piano in un’accademia svoltasi a Vienna, ove suonò anche il Concerto K 466. 

Proprio ispirandosi a questa testimonianza, Roberto Prosseda ha iniziato il proprio recital alle Sale Apollinee con una versione della Fantasia K 475 per pedal piano utilizzando il Pinchi Pedalpiano System, strumento da egli stesso commissionato alla ditta Pinchi, realizzato in fibra di carbonio con macchinari ad alta precisione a controllo numerico computerizzato. “Non si tratta di una mera replica dei sistemi di piano-pédalier ottocenteschi”, spiega Pinchi, poiché esso presenta “varie funzioni innovative, che mirano a espandere il concetto di “pedalpiano”, stimolante per chi lo suona, per chi lo ascolta e anche per i compositori che intendano scrivere nuova musica per piano-pédalier”. Dopo avere utilizzato inizialmente di Doppio Borgato, Prosseda si avvale per le proprie tournée e lezioni concerto della Pedaliera Pinchi, che funziona con qualsiasi pianoforte a coda (anche storico) e presenta dimensioni e peso contenuti. L’interprete ha introdotto con affabilità il pubblico alla conoscenza del Pinchi System combinando grazie alla pedaliera il grancoda Fazioli di stanza in Fenice con un Fazioli 212 di recente fabbricazione (era presente in sala anche Paolo Fazioli, fondatore e ideatore della prestigiosa ditta di pianoforti di Sacile). 

Lo sturmeriano contrasto di luci, registri e toni drammatici che caratterizza la Fantasia K 475 ne viene amplificato, grazie anche all’uso del pedale una corda del pianoforte superiore che amplia ulteriormente la gamma dinamica e timbrica. Il fraseggio è particolarmente persuasivo nelle sezioni recitate e l’intera opera acquista una dimensione sinfonica, grazie alla spazialità offerta dalla pedaliera. Il suono che viene dal pianoforte posto sotto lo strumento principale rappresenta infatti una seconda fonte di emissione (l’intuizione di una sorgente sonora che provenga dalla parte inferiore del pianoforte è stata ripresa e rielaborata nel ‘900 da Luigi Nono in …..sofferte onde serene…, grazie a un altoparlante posizionato sotto la tavola armonica). Anche Schumann possedeva un modello verticale di pedal piano coi tiranti e ne era entusiasta perché vedeva in questa soluzione strumentale un mezzo per esaltare le proprie intuizioni e passioni contrappuntistiche. Prosseda ha eseguito i Vier Skizzen op. 58 per Pedalflügel, sottolineandone i tratti ora corruschi ora luminosi e ponendo in evidenza la fitta trama di voci interne presenti nel tessuto imitativo.  Charles-Valentin Alkan era a propria volta un appassionato cultore del pedal piano che esplorò  grazie a un modello Erard del 1853, oggi conservato  al Musée de la Musique à Paris. Oltre a una notevole produzione contrappuntistica e virtuosistica (si pensi per esempio ai 12 studi per soli pedali), Alkan scrive alcune Prières che valorizzano l’introspezione e la ricerca interiore. Incisiva è apparsa l'intuizione timbrica proposta dalla n.3 che affida la melodia all’azione dei soli pedali, ponendo però in rilievo la difficoltà di ottenere un suono legato e ricco di armonici quando entrambi i piedi sono impegnati nell’azione sulla pedaliera. L’effetto migliore prodotto dal pedal piano, che funge alle volte anche da pedale tonale, mantenendo in vibrazione alcune frequenze selezionate, è ottenuto quando con il piede sinistro l’interprete può irrobustire la scrittura mentre con il piede destro può azionare il pedale di risonanza, come è avvenuto nel Prélude op. 66 n. 4. Il coordinamento tra mani e piedi non è sempre agevole e richiede un grande sforzo di concentrazione per garantire sincronia e cura del timbro e del fraseggio.

Il recital si è concluso con la Fantasia quasi Sonata “Après une lettura de Dante”di Ferenc Liszt, che   nel periodo romano esplora nuove soluzioni compositive con il suo pedal piano. Prosseda ha posto in luce la dimensione sinfonica e corale della fantasia dantesca, i cui profili timbrici e dinamici potenziati grazie alla pedaliera fanno ricordare il grande affresco sinfonico- corale della Dante-Symphonie. Particolarmente avvincente è apparso lo Scherzo dal Concerto in mi bemolle maggiore per pedalpiano e orchestra di Charles Gounod, offerto come bis, reso con trasparenza e giocosità di memoria mendelssohniana. Quale secondo encore, a chiudere idealmente la serata apertasi in nome di Mozart, Prosseda ha eseguito la Fantasia in re minore K 397, proponendone una lettura intensamente teatrale, grazie ai contrasti dinamici accentuati che spaziavano dal ff al piano più sussurrato. L’operazione culturale è complessivamente interessante, consente nuove prospettive interpretative e schiude finestre di conoscenza su repertori e sperimentazioni effettuate dai grandi compositori del passato e del presente, spesso ignote al grande pubblico ma che fanno parte integrante dell’evoluzione organologica e dell’ampia letteratura per strumenti a tastiera.

Sold out e successo caloroso.

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