Rossini tra equivoci e illusioni

Al Teatro Sociale di Rovigo un nuovo allestimento de “L’occasione fa il ladro”

SN

13 dicembre 2025 • 3 minuti di lettura

L'occasione fa il ladro (Foto Ludovico Guglielmo)
L'occasione fa il ladro (Foto Ludovico Guglielmo)

Rovigo, Teatro Sociale

L'occasione fa il ladro

12/12/2025 - 14/12/2025

Con la nuova produzione de L’occasione fa il ladro il Teatro Sociale di Rovigo si confronta con una delle farse giovanili di Gioachino Rossini, appartenente al primo nucleo di opere concepite per i teatri veneziani, lavori in un atto unico, agili e sperimentali, ma già sorprendentemente compiuti. La vicenda, costruita sul classico scambio di persone innescato da un errore di valigia, non punta tanto alla solidità della trama quanto alla moltiplicazione degli equivoci e alla rapidità dell’azione, secondo un modello di teatro buffo che Rossini, allora appena ventenne, padroneggia già con notevole consapevolezza.

Lo spettacolo rodigino nasce dichiaratamente come un allestimento dai mezzi limitati, ma sostenuto da un progetto con qualche ambizione. La regia di Anna Cuocoloassume l’equivoco come chiave di lettura dominante e lo traduce in immagini ispirate all’universo visivo di Escher quasi a sottolineare la vena surreale del teatro comico rossiniano: scale impossibili, prospettive ingannevoli, geometrie che sembrano negare ogni punto di fuga diventano metafora scenica di un mondo in cui le identità si confondono e la verità resta continuamente sospesa. Le scene e i costumi di Matteo Corsi, con questo progetto vincitore del secondo Concorso internazionale di scenografia e costume “Gabbris Ferrari”, giocati su una raffinata scala di grigi con tocchi simbolici di verde e su uno stravagante cortocircuito fra Ottocento e anni Cinquanta, contribuiscono a collocare l’azione in un tempo volutamente ambiguo, coerente con la natura della farsa. Se l’idea di fondo è stimolante, la sua traduzione scenica appare talvolta sovraccarica. In particolare, la regia, animata da un’evidente vitalità inventiva, accumula soluzioni, movimenti e segni visivi che finiscono per creare un eccesso di immagini che cozza con la fulminante essenzialità di mezzi del Rossini comico, che impongono all’interprete un’attenta alchimia di leggerezza e precisione. 

Sul versante musicale, Elisabetta Maschio affronta la direzione in condizioni non ideali, a causa di un incidente che le blocca un braccio, e lo fa con una determinazione davvero ammirevole. La sua lettura è soprattutto attenta al coté sentimentale della vicenda ma non priva di scatto nei fulminanti assiemi che anticipano il tratto più caratteristico del Rossini maturo. L’Orchestra del Conservatorio “Francesco Venezze” di Rovigo, rinforzata da elementi dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, non sempre riesce a restituire quella brillantezza e quella solidità tecnica che Rossini richiede. Alcuni passaggi risultano opachi o poco rifiniti, e la macchina orchestrale fatica talvolta a sostenere con naturalezza il gioco teatrale. 

Decisamente migliore il risultato sul piano vocale. La compagnia di canto appare compatta e ben preparata, anche grazie al lavoro di perfezionamento affidato ad Alessandro Corbelli, autentico punto di riferimento per il repertorio buffo. Spiccano soprattutto Silvia Ghirardini, una Berenice autorevole e musicalmente sicura, e Alex Martini, Martino di grande verve scenica e dotato di un solido strumento vocale. Molto valide anche le prove di Giuseppe De Luca, Don Parmenione dal bel timbro pieno di basso e comico con discrezione, e di Anna Pieri, un’Ernestina accattivante che tiene ben testa alla primadonna. Più fragili, invece, Matteo Urbani, il Conte Alberto, che evidenzia qualche incertezza di intonazione nella zona acuta, ed Enrico Basso, un Don Eusebio dalla presenza poco incisiva. 

Il pubblico, non particolarmente numeroso, ha accolto lo spettacolo con applausi generosi per tutti.