Rovigo apre con Mozart

Così fan tutte con scene e costumi di Milo Manara inaugura con successo la stagione del Teatro Sociale

SN

21 ottobre 2025 • 3 minuti di lettura

Così fan tutte ( Foto Ludovico Guglielmo)
Così fan tutte ( Foto Ludovico Guglielmo)

Rovigo, Teatro Sociale

Così fan tutte

17/10/2025 - 19/10/2025

Si è aperta con una certa solennità la nuova stagione del Teatro Sociale di Rovigo: tappeto rosso, distribuzione di ventagli alle signore, carabinieri in alta uniforme, gran sfoggio di abiti da sera, e inno di Mameli intonato dall’orchestra dopo il minuto di silenzio in onore dei tre carabinieri uccisi nell’esplosione alle porte di Verona.

L’allestimento per il Così fan tutte inaugurale è quello tenuto a battesimo a Jesi nell’ottobre del 2023, approdato anche oltralpe sul piccolo palcoscenico dell’Opéra-Théâtre di Metz nello scorso febbraio e prossimamente nei teatri di Padova e Treviso. Un allestimento che ha segnato il debutto di Milo Manara come scenografo (o piuttosto decoratore) dell’arioso impianto scenografico fatto di quinte bidimensionali, sipari di tulle e fondali mobili illustrati con il suo inconfondibile tratto, e dei costumi. Ovunque corpi sinuosi di ninfe nude al bagno e di satiri lascivi in una palette cromatica fatta di delicati colori pastello, quasi un omaggio a un Settecento tiepolesco non privo di tratti ironici, come quei medaglioni con i travestimenti del Giove seduttore presi a prestito dalle Metamorfosi di Ovidio che strizzano l’occhio ai travestimenti che animano la vicenda immaginata da Mozart e Da Ponte. In questa cornice, la leggerezza dell’amore diventa materia teatrale, e il disegno elegante e un po’ ironico di Manara riflette perfettamente il sorriso beffardo di Mozart e Da Ponte sul tema eterno dell’infedeltà. La regia di Stefano Vizioli, consapevole della potenza visiva del progetto, sceglie la via di un racconto classico, limpido, rispettoso delle didascalie e dei tempi comici del libretto. Vizioli guida i cantanti con misura, evitando eccessi di lettura psicologica o modernizzazioni forzate, e tutto procede con naturale eleganza, come in un affresco in movimento: i travestimenti dei due giovani ufficiali, le schermaglie amorose delle sorelle, i piccoli inganni di Despina e le filosofiche quanto ciniche manipolazioni di Don Alfonso trovano la loro giusta misura in un gioco teatrale fluido e ben calibrato. Il risultato è uno spettacolo armonioso, coerente, capace di restituire la sottile ironia e la malinconia di fondo che convivono in Così fan tutte.

Sul podio, Jordi Bernàcer guida con energia e raffinatezza l’Orchestra di Padova e del Veneto, che si conferma compagine di grande qualità e a vocazione mozartiana. Il passo impresso dal direttore è brillante, vivo, molto attento al respiro teatrale e al fraseggio, con tempi serrati ma sempre flessibili, capaci di seguire i cantanti e di restituire la leggerezza scintillante della partitura. Gli archi suonano con morbidezza e precisione, i fiati colorano con gusto ogni intervento, e l’insieme respira quella chiarezza mozartiana che nasce solo da un perfetto equilibrio fra leggerezza e profondità. La compagnia di canto si rivela complessivamente di buon livello, ben affiatata e omogenea. Fra i protagonisti maschili spiccano Andrew Kim, un Ferrando elegante, dal timbro luminoso e dalla linea di canto precisa e levigata, e Biagio Pizzuti, un Guglielmo sanguigno e comunicativo, che unisce una bella voce baritonale a una presenza scenica vivace e spontanea. Diverso il caso di Maurizio Muraro, Don Alfonso di solida esperienza teatrale: la sua è un’interpretazione intelligente, ironica e ben recitata, ma la voce mostra più di un segno del tempo e qualche durezza nel registro acuto. Nel comparto femminile domina decisamente la Despina “di casa” di Paola Gardina, disinvolta, spigliata, spiritosa: la sua voce brillante e ben proiettata dà vita a un personaggio frizzante e pieno di verve, perfettamente inserito nello spirito dell’opera. Irina Lungu offre una Fiordiligi di eleganza vocale, con acuti sicuri e fraseggio curato, pur incontrando qualche difficoltà nella tessitura più grave. Francesca Di Sauro, Dorabella giovane e fresca, convince per naturalezza e grazia, anche se talvolta la proiezione del suono appare un po’ limitata. Vocalmente piuttosto acerbo ma puntuale e partecipe, l’A.LI.VE. coro lirico giovanile ben istruito da Paolo Facincani contribuisce efficacemente dai palchi di proscenio.

Il Teatro Sociale, gremito in ogni ordine di posti, ha salutato con caldi applausi l’intera compagnia, tributando un successo pieno allo spettacolo che apre sotto i migliori auspici la lunga stagione lirica del teatro rodigino.