Ricordando Petrassi e Mascagni

Pappano celebra i 150 anni dalla nascita di Mascagni e i 10 dalla morte di Petrassi

Recensione
classica
Accademia di Santa Cecilia Roma
07 Dicembre 2013
Alla fine del 2013 Roma si è ricordata degli anniversari di due musicisti romani di adozione se non di nascita: Mascagni, autore non solo di Cavalleria rusticana, e Petrassi, uno dei maggiori musicisti del Novecento, vergognosamente trascurato in Italia anche nel decennale della morte. Pappano ha scelto due opere che proprio l'orchestra di S. Cecilia eseguì per la prima volta, "Guardando la Santa Teresa del Bernini" di Mascagni nel 1923 e il Magnificat di Petrassi nel 1941. Quello di Mascagni è un brano breve ma di vera qualità sinfonica, denso, coerente e ancora oggi suggestivo, che amalgama senza dislivelli una citazione del Tristano (allora semiobbligatoria in caso di estasi mistico-erotiche) e un tema melodico nel registro acuto dei violini (che non sarebbe fuori posto in Cavalleria). Passano pochi anni e Petrassi è un mondo diverso. Parte da un neoclassicismo d'impronta stravinskiana per giungere a risultati autonomi: la vitalità ritmica e il sottinteso ironico del russo diventano nell'italiano un "oscuro impulso agogico" (Fedele D'Amico); l'intreccio polifonico neorinascimentale non nasconde un fondo inquietante; l'espressione raggelata sembra voler sfuggire qualcosa (si era in tempo di guerra) più che cercare la consolazione della fede, presagendo nella risposta di Maria all'annuncio dell'angelo la morte di Gesù e tutto il dolore dell'umanità. È un pezzo molto impegnativo, che non blandisce mai l'ascoltatore, ma il pubblico capisce e apprezza, ringraziando con molti e convinti applausi Pappano, il coro, l'orchestra - al solito ottimi - e la brava solista Maria Chiara Chizzoni. Nella seconda parte entra in scena la figura donchisciottesca di Kavakos per il Concerto di Brahms. Il suo suono non è sfacciatamente bello ma ogni nota riceve attenzione, rilievo e significato individuali, anche in quei passaggi che potrebbero sembrare mere transizioni o puri virtuosismi. Grande interpretazione sempre, ma meravigliosa nei momenti intimi e lirici. Trionfo e Gavotta di Bach come bis.

Interpreti: Leonidas Kavakos, violino. Maria Chiara Chizzoni, soprano

Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Direttore: Antonio Pappano

Coro: Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Maestro Coro: Ciro Visco

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo