Rameau nella fossa wagneriana

Un successo l'"Hippolyte et Aricie" al Capitole di Tolosa. Eccelle Stéphane Degout.

Emiliano Gonzalez Toro, François Lis, Stéphane Degout (foto Patrice Nin)
Emiliano Gonzalez Toro, François Lis, Stéphane Degout (foto Patrice Nin)
Recensione
classica
Théâtre du Capitole
Jean-Philippe Rameau
13 Marzo 2009
Ogni stagione del Capitole di Tolosa è un po’ uno scrigno da cui escono perle rare. Si era cominciato con un rarissimo “Œdipe” di Enescu ed ecco che si prosegue con un sorprendente "Hippolyte et Aricie". Sorprende soprattutto di ritrovarlo in un teatro che non ha proprio la fama di aprirsi al barocco. Anzi. E invece la prima opera di Rameau sale in scena, grazie alla complicità dell’ensemble Le concert d’Astrée, diretto dalla sua fondatrice Emmanuelle Haïm, e d’Ivan Alexandre, "plume" brillante del giornalismo musicale francese e ora iniziato alla regia d’opera. Le ansie della “prima volta” c’erano tutte. Ed invece, tutto pare funzionare. Anzi è un successo contagioso. Il pubblico, avvezzo al repertorio da Verdi in poi, si spella le mani per Rameau e sembra apprezzare un ensemble su strumenti d’epoca che eccezionalmente prende il posto della prestigiosa orchestra del teatro. Ovviamente, tutto esarito al botteghino. Successo meritato? Ovvio, ma... Proprio l’orchestra barocca delude un po', anche per colpa di un’acustica ingrata. Stranamente, Emmanuelle Haïm che ci aveva abituati ad un suono accattivante, resta eccessivamente pudica: neanche le scene di tempesta scatenano gli archi, che faticano ad andare al di là del mezzo-forte. E i fiati poi sono debolucci. Per fortuna, il cast eccelle. Specie il Thésée di Stéphane Degout: voce vellutata e sensuale, capace di forza naturale. Spicca pure Jennifer Holloway (Diane), dotata di una facilità vocale evidente e di un timbro sensuale. La regia opta per una scelta filologica: se non riproduce, almeno cita il gusto per lo spettacolare dell’opera barocca francese fino alla predilezione per il “merveilleux”. Alexandre fa sulla scena quello che i “baroqueux”, di cui si è sempre occupato, fanno nella fossa: riproduce il colore dell’epoca.

Interpreti: Philippe Talbot (Hippolyte), Anne-Catherine Gillet (Aricie), Allyson McHardy (Phèdre), Stéphane Degout (Thésée), Françoise Masset (Oenone), Jennifer Holloway (Diane), Johan Christensson (Mercure/Un suivant de l'Amour), Jaël Azzaretti (L'Amour/Une bergère/Une matelote), François Lis (Pluton/Jupiter), Jérôme Varnier (Neptune/Troisième parque), Emiliano Gonzalez Toro (Tisiphone), Aurélia Legay (La grande prêtresse de Diane/une chasseresse), Nicholas Mulroy (Première parque), Marc Mauillon (Deuxième parque).

Regia: Ivan Alexandre

Scene: Antoine Fontaine

Costumi: Jean-Daniel Vuillermoz

Coreografo: Natalie van Parys

Orchestra: Concert Astrée

Direttore: Emmanuelle Haïm

Coro: Concert Astrée

Luci: Hervé Gary

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