Quel che resta del mito
Al Teatro Olimpico di Vicenza va in scena “Il novello Perseo” di Salvatore Sciarrino, rielaborazione della sua opera “Perseo e Andromeda” arricchita di margini orchestrali appositamente inseriti
03 ottobre 2025 • 3 minuti di lettura
Teatro Olimpico di Vicenza
Il novello Perseo
01/10/2025 - 01/10/2025Presentato con un’enfasi un po’ eccessiva come prima esecuzione assoluta, il Teatro Olimpico di Vicenza nell’ambito del 78° ciclo di Spettacoli Classici “Coro” ospita Il novello Perseo di Salvatore Sciarrino. Questo suo nuovo lavoro riprende in maniera sostanziale Perseo e Andromeda, opera in un atto e cinque parti presentata a Stoccarda nel 1991, con l’aggiunta di “margini orchestrali appositamente inseriti”, secondo la definizione dello stesso compositore.
Invariato rimane il libretto scritto dallo stesso Sciarrino che trae ispirazione dal Persée et Andromède ou le plus heureux des trois, favola drammatica non priva di venature ironiche del simbolista Jules Laforgue, che reinterpreta i miti ovidiani in chiave modernista e disincantata. Sciarrino ne mantiene il tono straniato e malinconico, dove l’eroismo epico si dissolve in fragilità quotidiana, e l’amore diventa più assenza che compimento. Dell’originale, Sciarrino mantiene la leggerezza sarcastica nei dialoghi ma la sua tipica scrittura vocale esalta piuttosto i tratti più sfuggenti, affidando al silenzio e al suono frammentato il compito di commentare la parola. Così, quando Andromeda si lamenta della sua condizione sospesa, la sua voce quasi si frantuma, lasciando alle lunghe pause e agli echi della musica elettronica l’effetto di un desiderio che non trova sbocco. Benché lontano dalla morale ironicamente amara di Laforgue (“Jeunes filles, regardez-y à deux fois, avant de dédaigner un pauvre monstre. Ainsi que cette histoire vous le montre, celui-ci était digne d’être les plus heureux des trois”), Sciarrino ne abbraccia il rovesciamento del mito ovidiano scegliendo però un finale sospeso, come sospese sono le ultime parole pronunciate da Andromeda dopo il suo rifiuto dell’eroe omicida Perseo: “Povero Mostro quale eroe t’ha ucciso! E io resto nella notte. Dove i bei momenti? Ero curiosa di …”.
Frutto degli esperimenti del compositore siciliano presso il Centro di Sonologia Computazionale dell’Università di Padova alla fine degli anni Ottanta, il vecchio Perseo e Andromeda si rinnova sul piano musicale attraverso l’accostamento all’elettronica live, oggi piuttosto datata all’ascolto, di un’orchestra da camera, che non compete o si sovrappone all’elettronica ma la circonda, offrendo ulteriori superfici timbriche. Alla “musica grigia e roca, di pietra, di mare, di vento” che definiva l’ambiente nel quale operano Andromeda, Perseo e il Drago nell’originale ma anche nella sua riscrittura, si aggiungono i tre frammenti (ossia i suddetti “margini”) orchestrali fatti di suoni appena sussurrati che arricchiscono la trama sonora e ne espandono i vuoti.
Cornice ideale per questa sorta di riflessione su ciò che resta del mito è, come detto, il Teatro Olimpico, la cui scena fissa abbellita da una generosa statuaria classicheggiante e quelle strade di Tebe illuminate come a seguire il corso del giorno, dalla notte alla notte, accoglie l’esecuzione di questo nuovo lavoro affidato all’elettronica, curata degli esperti Paolo Zavagna e Alvise Vidolin per la regia del suono, e ai puntuali interventi strumentali dell’Orchestra di Padova e del Veneto. La complessa alchimia musicale è guidata con rigore e sensibilità da Marco Angius, abile nel restituire con precisione millimetrica le micro-variazioni di intensità, i sospiri orchestrali e gli inserti appena percettibili che la partitura esige dagli interpreti. Come nell’originale, resta l’asciutta compagine vocale fatta di quattro voci che si esprimono attraverso la rigorosa e tipica scrittura sciarriniana. A Vicenza le voci sono quelle di Eleonora Benetti, Andromeda sfuggente e luminosa, capace di modulazioni impalpabili, Arianna Lanci, Drago di minacciosa spigolosità, e di Paolo Leonardi e Giacomo Pieracci, il doppio Perseo dall’identità scissa (come il canto simultaneo di due voci all’ottava) che dell’eroe mostra solo la vacuità.
Pubblico numeroso nell’ampia cavea del Teatro Olimpico, con solo qualche defezione in corso d’opera ma generoso di applausi a tutti gli interpreti e a Sciarrino alla fine dello spettacolo. Dopo Vicenza, questo Novello Perseo è annunciato nella prossima edizione di “Veneto Contemporanea” a Padova.