Quanto è duro questo dub
Gli Asian Dub Foundation a Firenze con il nuovo “Punkara”.
17 marzo 2009 • 2 minuti di lettura
Saschall
A sentirlo dire quasi non ci si crederebbe: gli Asian Dub Foundation gruppo spalla degli Ska-P. Eppure è così e come per ogni band che si rispetti (poco), la performance degli ADF comincia presto, alle 20.15, malgrado l’inizio del concerto fosse stato annunciato per le 21.30 e il Saschall sia ancora mezzo vuoto. I quarantacinque minuti che seguono mostrano però una band affiatata e grintosa, che con l’album “Punkara”, pubblicato nell’ottobre del 2008, riparte da un hardcore ruvido in salsa orientale. Riff serrati di chitarra distorta, linee di basso accattivanti, percussioni della tradizione indiana (tabla e dhol in particolare) che si mescolano bene all’elettronica jungle di Pandit J. A venirne fuori è un muro di suono sul quale la voce del bravo Al Rumjen può urlare il suo rap militante. I brani suonati appartengono per la maggior parte all’ultimo periodo e i fans dei primi Asian Dub Foundation potrebbero non riconoscerne la paternità. Ma lo spettacolo è di alto livello e composizioni come “Superpower”, “Speed of light” e “Living under the radar” si fanno apprezzare per l’impatto e per l’energia del bhangra, che la band è riuscita ad amalgamare nel complesso tessuto sonoro. Non manca un forte attacco al Presidente del Consiglio e alla Lega, e una canzone per la gente della Palestina: il pubblico, ora diventato molto più numeroso, apprezza. Ma volenti o nolenti, è il pubblico degli Ska-P e gli Asian Dub Foundation sono di troppo. Il “vero” concerto sta per iniziare.