Primo incontro tra Lupu e Pappano

Roma: due grandi interpreti per tre grandi autori

Recensione
classica
Accademia di Santa Cecilia Roma
16 Dicembre 2013
Un programma perfetto, con due grandi e amati interpreti, molto diversi tra loro ma ben assortiti, e due grandi e amate opere del passato, molto diverse tra loro ma ben assortite. E come introduzione un classico moderno, la Sinfonia da Requiem di Britten. Cominciamo da questo lavoro del 1939-1940, che ha fiducia nella capacità della musica di comunicare anche nel tormentato mondo moderno, nel solco di Mahler e Berg, e le affida un alto messaggio contro la guerra, intriso di disperazione eppure combattivo, perché crede al dovere dell'artista di far sentire la propria voce, senza però cedere alla retorica. Con una maturità (a ventisei anni!) che gli permette di rinnovare continuamente il discorso partendo da un materiale relativamente semplice, Britten tiene avvinta l'attenzione dell'ascoltatore per venti minuti, senza un solo attimo di calo di tensione. Da convincere anche il più restio ad accostarsi senza pregiudizi alla musica del ventesimo secolo! Seguiva il Concerto K. 488 di Mozart con Radu Lupu, che come al solito ha offerto un'interpretazione personale, ma questa volta senza allontanarsi troppo dai canoni mozartiani: tocco leggero e suono limpido nel primo tempo, immersione in atmosfere preromantiche nel sublime adagio in fa diesis minore, ma un rondò finale non molto brillante e giocoso, anche perché le dita non sono più agilissime. Quel che soprattutto seduceva era la sua capacità di evitare ogni prevedibilità e di dare la sensazione che ogni frase nascesse sul momento, come in un'improvvisazione: un approccio a Mozart ribadito nel bis, la Fantasia in re minore K. 397. Era il primo incontro tra Lupu e Pappano e confermava la proteiforme dote di accompagnatore del direttore, entrato subito in sintonia col pianista romeno: per valutare meglio questa sua qualità, si può fare un confronto col manierato accompagnamento orchestrale che affligge Lupu nel suo video del K. 488. Infine la Sinfonia n. 1 di Brahms, cui Pappano dava travolgente impeto nei movimenti estremi e afflato melodico in quelli centrali: difficile resistere a un approccio così vitale e infuocato, ma una maggiore varietà di sfumature avrebbe aderito più profondamente ai ripiegamenti pessimistici e alle ombreggiature autunnali di Brahms.

Interpreti: Radu Lupu, pianoforte

Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Direttore: Antonio Pappano

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Bologna: il nuovo allestimento operistico dell’Orchestra Senzaspine ha debuttato al Teatro Duse

classica

Successo per Beethoven trascritto da Liszt al Lucca Classica Music Festival

classica

Non una sorta di bambino prodigio ma un direttore d’orchestra già maturo, che sa quello che vuole e come ottenerlo