Nel salotto musicale di Gounod 

Roberto Prosseda propone pagine di Gounod, Mendelssohn e Rossini al Palazzetto Bru-Zane 

Roberta Prosseda
Roberta Prosseda
Recensione
classica
Palazzetto Bru-Zane, Venezia
Roberta Prosseda
20 Aprile 2018

Continua nella sede veneziana del Palazzetto Bru Zane il festival dedicato a Charles Gounod nel bicentenario della nascita. Messi da parte teatri e chiese, in questa occasione ritroviamo Gounod in salotto, salotto musicale ovviamente, nella raccolta intimità di Palazzetto Bru-Zane. Un pianista intellettualmente curioso come Roberto Prosseda, del quale in occasione del festival veneziano è appena uscita una bella antologia di pezzi pianistici del compositore francese per la Decca, propone con “Pensieri per pianoforte” un allettante programma che attraversa vari generi in voga nel salotti musicali di metà ottocento e alterna pagine pianistiche poco note di Gounod con quelle di due altri classici della civiltà musicale europea dell’epoca come Gioachino Rossini e Felix Mendelssohn. 

“Queste acque sonnacchiose, il cui tetro silenzio bagna i piedi dei vecchi palazzi, rendono Venezia una sorta di capitale del terrore, che trasmette un’impressione sinistra. Eppure, quando splende il sole, che incanto è questo Canal Grande! Che scintillio producono queste lagune in cui l’onda si trasforma in luce!”: ricordava così nella sue Mémoires d’un artiste Gounod il suo incontro con la città lagunare, chiusa la parentesi di Villa Medici da vincitore del Prix de Rome. Trent’anni dopo, nel 1873, quei ricordi prendono forma musicale negli arpeggi liquidi de La Veneziana, il pezzo che apre la serata seguito dall’altra barcarola del Venetianisches Gondellied dai Lieder ohne Worte di Mendelssohn. L’omaggio alla città che ospita il concerto si chiude con una terza barcarola dello spiritoso Rossini de La lagune de Venise à l’expiration de l’année 1861 dai Péchés de vieillesse, in cui sulle placide acque lagunari (che si abbassano di una terza nel finale) si proiettano l’ombra minacciosa del maresciallo Radetzky e quella del futuro sovrano sabaudo a venire spiritosamente evocate da Prosseda. I tre pezzi di Gounod che seguono sono una sintesi straordinaria di tre aspetti dell’estetica del compositore: la lezione permanente dei maestri del passato nella Méditation sur le Premier Prélude de S. Bach che alla linea del basso bachiana sorappone la linea melodica destinata a diventare la notissima Ave Maria, l’eleganza salottiera del valzer parigino in miniatura dell’Impromptu in prima esecuzione e il ghigno ironico della Marche funèbre d’une marionette, gustosa caricatura del non troppo amato critico britannico Henry Fothergill Chorley e resa celebre dal popolare Alfred Hitchcock presents. Ironia che Gounod condivideva con il Rossini più maturo dei Péchés de vieillesse dai quali proviene il delicato microtrittico sentimentale idillio-lite-riappacificazione di Une caresse à ma femme

Più legate al gusto melodrammatico le miniature di Romances sans paroles, di cui Prosseda sceglie le prime quattro, fra cui la n. 4 La Calme, in prima esecuzione in tempi moderni, prende in prestito dall’aria di Rodolphe “Un jour plus pur” da La nonne sanglante. Fin dal titolo, questa piccola collezione denuncia un legame con i precedenti Lieder ohne Worte mendelsohnniani di cui vengono eseguite la n. 6 op. 38 dal Libro III e la n. 2 op. 53 dal Libro IV. Si chiude con tre walzer: quello giovanile (e inedito) in re maggiore MWV U39 di Mendelssohn, il rossiniano “incipriato” Petite valse de budoir e con l’intreccio danzante del Grande Valse in re maggiore di Gounod.

Perfetto padrone di casa, Roberto Prosseda accompagna con eleganza sobria e tocco leggero gli ospiti del suo salone musicale, che rispondono con calore. Prosseda ringrazia e saluta con un altro bis veneziano dai Gondellieder di Mendelssohn.

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