Musica da camera tra romanticismo e progresso

Per gli Amici della Musica di Firenze il Quartetto di Fiesole e il pianoforte di Pietro De Maria offrono uno sguardo sulle crisi creative tra Ottocento e Novecento, tra Schumann, Webern e Malipiero.

Quartetto di Fiesole (foto Giulia Nuti)
Quartetto di Fiesole (foto Giulia Nuti)
Recensione
classica
Amici Della Musica Firenze – Saloncino della Pergola
Quartetto di Fiesole e Pietro De Maria
19 Dicembre 2021

Sarebbe interessante indagare più spesso sulle motivazioni che stanno dietro alle scelte repertoriali dei musicisti nelle loro programmazioni concertistiche. Ci piace pensare che queste, pur influenzate da variabili diverse, contengano soprattutto un elemento culturale di fondo, quello di raccontarci, oltre talento e passioni, attraverso la scelta di quei brani, quei compositori, un pezzo di storia della musica con tutte le problematiche, contraddizioni e meraviglie connesse. In definitiva farci riflettere.

Attrezzati con questa premessa forse è più facile avvicinarsi alla proposta del Quartetto di Fiesole, con il pianista Pietro De Maria, nell’ambito della stagione 2021/2022 degli Amici della Musica di Firenze nella tradizionale location del Saloncino del Teatro della Pergola. Robert Schumann, Anton Webern, Gian Francesco Malipiero con opere che vanno dal 1842 al 1934 coprono un bel tratto di storia musicale, se vi vogliamo trovare un senso, quell’elemento culturale di cui alla premessa, potremo dire che questo potrebbe essere sintetizzato in una parola chiave: crisi.

Tre compositori che vivono momenti cruciali, dove non solo vengono rimesse in gioco estetiche e poetiche ma anche la figura stessa del compositore che nel post romanticismo trasfigura in artista-intellettuale con una propria funzione sociale. In fondo basta sfogliare una qualunque biografia di Schumann per capire come questa mutazione verso la modernità la si possa considerare una sua vera e propria missione, vissuta quasi con disperazione. La sua lucida trama compositiva si esalta nella musica cameristica, una produzione dove il Quintetto per pianoforte op. 44 brilla per gli spericolati virtuosismi come per la ciclicità di struggenti melodie, nel susseguirsi di linee lente e veloci che si rincorrono amplificando le parti pianistiche. Nel Saloncino della Pergola il Quartetto di Fiesole ce ne offre una vivace lettura tanto filologica quanto appassionata, ricca di sfumature e riflessioni. Rimane un unico dubbio sul ruolo del pianoforte, De Maria si muove troppo lontano dalle corde, distanza che genera fratture nel tessuto melodico d’insieme e non poco condiziona.

Quartetto di Fiesole e Pietro De Maria (foto Giulia Nuti)
Quartetto di Fiesole e Pietro De Maria (foto Giulia Nuti)

Rimanendo sul termine crisi come chiave di accesso alla serata, la figura di Webern risulta emblematica nel clima di rinnovamento musicale degli inizi del XX secolo. Il compositore viennese reagisce alla crisi, alla quale le avanguardie rispondono sbandierando una costante destabilizzazione dei linguaggi, con una vitale forza espressiva. Se Schönberg e Berg vengono considerati gli ultimi discendenti dell’esperienza romantica, Webern taglia di netto i ponti con la tradizione. Attraverso il meccanismo seriale interviene nella materia sonora polverizzandola, scomponendo la melodia a favore di trame timbriche. Langsamer Satz für Streichquartett è del 1905, questo processo è ancora in divenire. La scrittura è tradizionale, le allusioni romantiche esplicite, eppure nell’eleganza formale delle geometrie strumentali si percepisce un’ansia di nuovo, un coinvolgimento emotivo esistenziale che il quartetto rende in modo strepitoso, trascinando l’opera in una contemporaneità inquietante quanto magica.

Se esistesse un luogo dei dimenticati Malipiero ne farebbe sicuramente parte. Figura schiva, anticonformista, antidogmatico, il compositore, lontano da scuole e tendenze, attraverso una personale ricerca linguistica, senza mai negare amore costante per la tradizione, si ritaglia uno spazio originale. Sul fronte della crisi, complicata da ambigui rapporti con la cultura del ventennio fascista, Malipiero risponde con un autoisolamento che tende a svecchiare l’ambiente, attinge sì le radici nel passato ma in un linguaggio avanzato fino a sfiorare strutture dodecafoniche. Rifiutando, nel repertorio strumentale, il tematismo a favore dello sviluppo di quadri, sezioni autosufficienti senza apparenti schemi formali, il compositore sviluppa una spiccata fantasia creativa. Il Quarto Quartetto del 1934 bene ci racconta questo percorso, pezzo che contiene al suo interno molte sezioni dove incastri e tensioni nervose si accavallano, si rincorrono con svolazzi di grande eleganza. Il Quartetto di Fiesole anche qui regala una pregevole lettura con un sontuoso controllo dei volumi, delle dinamiche, dove i tratti ritmicamente marcati e gli improvvisi spazi di luce quieta trasfigurano in una poetica di grande fascino.

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