Mehta il pucciniano

Lucca: con la Filarmonica della Scala per le celebrazioni pucciniane

Mehta a Lucca (Foto Alessandro Tosi)
Mehta a Lucca (Foto Alessandro Tosi)
Recensione
classica
Teatro del Giglio, Lucca
Mehta e la Filarmonica della Scala
16 Settembre 2023

Un’autentica standing ovation accoglie, accompagna e saluta Zubin Mehta alla guida della Filarmonica della Scala per il raffinato concerto svoltosi al Teatro del Giglio di Lucca sabato 16 settembre; evento promosso dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni Pucciniane. Un’occasione davvero unica, poiché – a memoria – mai il Teatro lucchese aveva ospitato musicisti di siffatta levatura.

Oculata e significativa la scelta del programma: il Preludio e il Capriccio Sinfonico di Giacomo Puccini, seguiti dalla Sinfonia n.4 in fa minore op.36 di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Due stili e generi musicali a confronto, accomunati dalla ricerca della timbrica e dell’orchestrazione da parte dei due musicisti seppur appartenenti a culture e tradizioni musicali diverse; 

Ottimo il risultato in prassi esecutiva. La bacchetta trae dall’orchestra respiri agogici esemplari; le dinamiche risultano sempre equilibrate tra le sezioni della Filarmonica e gli impasti timbrici si amalgamano in un insieme di colori nitidi dal rilevante spessore.  Raramente avevamo ascoltato una concertazione e una lettura così accurate, soprattutto nelle due composizioni giovanili di Puccini considerate ‘minori’: nel Preludio, dagli inevitabili influssi wagneriani, il procedere accordale con la melodia insinuata tra le varie sezioni degli strumenti, grazie alla lettura di Mehta e all’eclettismo sonoro della Filarmonica, si delineano più netti i profili del futuro stile compositivo del lucchese, suffragati dall’esecuzione (fuori programma) dell’Intermezzo da Manon Lescaut.

Di pari risultato la Sinfonia di Čajkovskij. I quattro movimenti, seppur suddivisi dalle pause richieste, sembrano qui assumere un discorso musicale senza soluzione di continuità, innestandosi l’un l’altro in una sequenza morbida e accattivante: la resa sonora rispecchia, con dovizia di particolari accortezze esecutive, il “programma” con tema il Fato, come descritto dallo stesso Čajkovskij per questa sua composizione, d’ispirazione beethoveniana, risalente al 1878 e dedicata a Nadezda von Meck.

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