Le introspezioni della Vacatello

Napoli: il recital molto applaudito per inaugurare la stagione dell'Associazione Scarlatti

Mariangela Vacatello
Mariangela Vacatello
Recensione
classica
Teatro Sannazaro
Mariangela Vacatello
20 Ottobre 2022

Metà Franz Liszt, metà Aleksandr Skrjabin, con Ludwig van Beethoven a introdurre: uno schema per saggiare la qualità di due mondi musicali, lo stile, il suono e la bellezza. Mariangela Vacatello, in recital giovedì 20 ottobre per la seconda volta in concerto all’Associazione Scarlatti di Napoli – questa per l’inaugurazione della nuova stagione - compie quel salto tra la bellezza della perfezione formale e la bellezza ineffabile, quella del miracolo tra suono ed energia.

La serata vede nella prima parte la sonata op. 57 Appassionata per un'esecuzione tutta d'un fiato, senza interruzione, il pubblico in rigoroso silenzio, conquistato dal grande repertorio. Ne risultava un Beethoven che si trasforma in una discorsività fluida e mutevole, spesso asciutto nel favorire i temi, quasi leggerissimo nelle figurazioni puntate e sempre imprevedibile, ora profondo, dal timbro impressionante nell’Andante con moto, ora tetro e visionario, segnato da un equilibrio timbrico sul filo del rasoio. Litszt, spesso chiamato a cascate di note, a imitare la natura ma con gestualità moderna, l’Allegretto grazioso Au bord d’une source da Années de pèlerinage suonava esclusivo, pastoso nel suono, tondo con cavata sempre fluida. Anche se può sembrare tutto calibrato e pensato, ogni cadenza chiudeva i mille pensieri dell'interprete, che sembravano fluire con naturalezza umana. Lo studio trascendentale in fa minore n. 10 R2b poi chiude il primo tempo con tanta qualità, i contrasti sonori non potrebbero essere meglio tratteggiati, con squarci di luce splendidi.

Vacatello sceglie con saggezza attraverso infinite possibilità di suoni e tempi, dimensioni e proporzioni, l'aspetto introspettivo della sonata N. 9, dello studio op. 42, della sonata n. 10 e di Vers la flamme op. 72. Sogna di più in Skrjabin, con mano ferrea e crudelmente severa lo rende saldo ai confini formali ed energico allo stesso tempo. Skrjabin conduce la seconda parte lentamente ad una tensione assoluta senza fine della forma e dello stile. Una sublime esecuzione, durante la quale colpivano i pianissimi introspettivi, sulla singola nota, pennellate inedite di un timbro per Skrjabin virtuosistico con schermaglie e volatine, accordi in unisono, ottave fulgenti e suono possente. La mano destra forte e tenace nei disegni ossessivi, la sinistra invece con potenza di suono e a volte raffinato intimismo come nel bis per sola mano sinistra sempre di Skrjabin. Il pubblico napoletano ha subissato l'interprete di applausi e acclamazioni alla fine del concerto dopo il secondo bis ancora di insetti, il volo del calabrone.

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