Lang, morte e trasfigurazione

Focus sul compositore americano a AntiCOntemporaneo

Recensione
classica
AntiCONtemporaneo Firenze
30 Giugno 2014
Era dedicato al compositore americano David Lang (1957) il primo appuntamento di AntiCOntemporaneo dell'Homme Armé nella sala di S. Apollonia, con alcuni pezzi strumentali eseguiti da Emanuele Torquati, pianoforte, e Francesco Dillon, violoncello, e poi con “The Little Match Girl Passion” per quattro voci e percussioni, premio Pulitzer 2008, già recentemente proposta dagli stessi esecutori nella rassegna di musica contemporanea a Villa Romana curata da Dillon e Torquati. Un focus azzeccatissimo: Lang è realmente un compositore che ci induce a rivedere e rimodulare in profondità concetti e vissuti musicali che solitamente accostiamo al minimalismo americano con i suoi lieti e lisergici girotondi. C'è qui una torsione espressiva più intensa e inquietante e “dissonante”, forse legata ad un'ossessione del finire e del morire (anche di temi, soggetti, risonanze accordali), e insieme c'è una serie di procedimenti della costruzione musicale perfino canonica che risultano misteriosamente chiari – l'ossimoro è voluto - ai cultori della polifonia e della musica antica. Citiamo almeno “This was written by hand” per pianoforte solo, con le sue inflessioni neoschubertiane, il coinvolgente “World to come” per violoncello solo e violoncelli preregistrati, intenso preludio ad un'esecuzione realmente magnifica di “The Little Match Girl Passion”, trasfigurazione della fiaba di Andersen della piccola fiammiferaia in forma di passione-mottetto contemporanea, pervasa di spiriti bachiani. Splendide voci soliste nonché percussionisti per l'occasione Giulia Peri, Mya Fracassini, Giovanni Biswas, Gabriele Lombardi, direzione di Fabio Lombardo, alle spalle la vibrante drammaturgia di immagini fotografiche di Emanuele Baciocchi, Chiara Baldini, Silvia Noferi. Successo ottimo.

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